Giovedì 25 Aprile 2024

Bellocchio nell’olimpo di Cannes: Palma d’onore "Un premio alla carriera? No, alla mia vitalità"

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Marco Bellocchio, il regista de I pugni in tasca, di Buongiorno notte, del più recente Il traditore e molti altri film che hanno dato prestigio alla scuola cinematografica italiana, riceverà la Palma d’oro d’onore al festival di Cannes 2021 (6-17 luglio).

Ottantuno anni, un curriculum che include oltre 25 film, decine di documentari, corti, lavori per la tv, Marco Bellocchio ha un segreto e non ne fa mistero: "La mia vitalità". Il prestigioso riconoscimento annunciato ieri da Cannes, un premio dato finora ad appena sei registi (tra questi Bertolucci, Varda, De Oliveira, Jodie Foster che lo avrà il 6 luglio), lo gratifica, è ovvio, "ma – dice – non mi sto buttando nel Tevere".

La Palma finirà piuttosto "negli scaffali della libreria accanto al Leone d’oro, al Pardo d’oro, a sette-otto David di Donatello e tanti altri premi avuti. Non li ho mai chiesti, non mi sono mai lamentato di nulla, non mi sono disperato eppure sono sempre arrivati", dice in un incontro online.

"Sono premi in rapporto alla storia, all’età. Cannes si pregia di essere il primo festival al mondo, ha questo atteggiamento di sguardo sul mondo sottolineato dai suoi riti che conosciamo, gli alberghi, la montée" aggiunge. Non è però un premio per un pensionato (chi può pensarlo conoscendolo?): "Posso dire – dice il regista – con un pizzico di presunzione che la mia vitalità, quella attuale, me la sono conquistata e difesa, non l’ho fatta sbriciolare nel tempo come accade ad altri miei colleghi di cui non faccio nomi. Questa vitalità la si deve difendere e io penso di averlo fatto, per questo mi trovo a lavorare oggi ancora in modo vivace".

Bellocchio riceverà la Palma d’oro d’onore nella serata finale di Cannes sabato 17 luglio, il giorno dopo un incontro con il pubblico, ma sarà a Cannes anche come autore di un documentario, Marx può aspettare, un’ anteprima in Cannes Premiere, che uscirà contemporaneamente in Italia il 15 luglio, distribuito da 01 Distribution.

"È stato un film impegnativo perché riguarda una storia personale – spiega il regista, segnato dal suicidio del fratello gemello a 29 anni, Camillo, nel 1968 – ma non è qualcosa di patetico, tragico o nostalgico. Non è affatto nostalgico anche per il mondo in cui è fatto, si parla della mia vita personale e del mio lavoro, un film assolutamente libero. Ma è anche altro: del resto se ha interessato Thierry Fremaux per presentarlo a Cannes suppongo sia perché al suo interno ci sono sentimenti, tensioni, che non riguardano solo la famiglia Bellocchio e Bobbio".

Il regista piacentino, che sta andando avanti nella serie tv Esterno notte, prepara anche il nuovo film – "che mi interessa moltissimo" – sul sequestro di Edgardo Mortara, il bambino ebreo che nel 1858 fu allontanato dalla sua famiglia di origine per essere allevato da cattolico sotto la custodia di papa Pio IX (il progetto inseguito anche da Spielberg).

Marx può aspettare si sarebbe dovuto chiamare L’Urlo "ma non rendeva lo stile che invece è leggero" . Tutto parte da una riunione familiare dei Bellocchio superstiti al 16 dicembre 2016. "Ci riunimmo, con mogli, figli e nipoti al Circolo dell’Unione a Piacenza per festeggiare vari compleanni. In realtà lo scopo era un altro… Fare un film su Camillo, l’angelo, il protagonista di questa storia".

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