"Belle, brutte e qualche boiata: le mie canzoni"

I testi di Francesco De Gregori e i suoi commenti. "La leva calcistica del ’68? Scritta a tavolino. L’ho ripudiata, poi ritrovata"

di Andrea Spinelli

Sorprende come Francesco De Gregori abbia definito nel 2002 senza troppo parafrasare "una canzone falsa" la tanto amata “La leva calcistica della classe ’68“. "L’ho scritta pensando: adesso faccio questa bella parabola del ragazzino del ’68. Era molto costruita. Oggi non la suono più neanche ai concerti". Ci vollero 12 anni per fargli cambiare idea con un autoindulgente "e lasciatemi dire qualche stupidaggine ogni tanto".

D’altronde uno che ha messo fuori scaletta (periodo 2005-2006) persino “La storia” è capace di tutto, salvo poi ammettere "è bello che un musicista si contraddica". Lo spunto gli venne una mattina vedendo alcune siringhe sul marciapiede. "Ho pensato: “non mi riguarda finché mio figlio non si punge lì giocando”". Un colpo d’occhio, un’idea. "Così è nata La storia, pensando che se non siamo noi a fare la storia è lei che fa noi, che ci toglie la sedia da sotto il culo, brucia le nostre stanze, ci dà ogni giorno torto o ragione. Ecco tutto: c’è un disinteresse che la gente crede di potersi permettere, ma poi si scopre sempre che non è vero".

Sì. "La storia siamo noi, nessuno si senta un fesso": presentando all’Auditorium Parco della Musica di Roma I testi. Storia delle canzoni, De Gregori ha ribadito quanto l’idea di raccogliere in un volume, a cura del giornalista Enrico Deregibus, i versi (corretti) delle sue composizioni sia nata anche dalla necessità di metterli al riparo dai crimini di certi siti web. Questo, accompagnato dal comprensibile narcisismo autorale di raccogliere sulla soglia dei 50 anni di carriera tutta la sua produzione: 28 album, 1 ep, 199 sue canzoni, 19 scritte da altri, 720 pagine… 1100 grammi di carta e di storia. Dunque, andiamo avanti a curiosare tra i brani più celebri.

A proposito del preteso ermetismo di “Alice”, De Gregori diceva: "Io non l’ho mai capita questa storia, mi sembra una forzatura critica un po’ grossolana. Se proprio dovessi dire che Alice somiglia a qualcosa direi che somiglia a una poesia dada o a un quadro cubista". L’immagine, però, di Cesare Pavese che fradicio di pioggia attende inutilmente la sua musa americana Constance Dowling (o la cantante Milly, non s’è mai chiarito) rimane forse la prima immagine forte delle sue canzoni.

A 23 anni De Gregori scrisse “Rimmel”, ma la piccola venere non è quel che sembra e neppure il pezzo è propriamente la storia di un addio. "In quella canzone non c’è una sola figura femminile" assicura. "Può essere difficile da credere, ma è un insieme di situazioni, di storie, di sentimenti, di smarrimenti".

Il valzer di “Buonanotte fiorellino” lo portò nell’86 davanti al giudice. Imputato Gianni Morandi, reo di averla cantata senza rispettare la sacralità del testo. Per Francesco altri tempi e altra visione del mondo. Tant’è che dopo il ravvedimento e la riappacificazione tv ammise: "Non è che uno ha fatto “La pietà” di Michelangelo. Ho scritto Buonanotte fiorellino, e ognuno può cantarla come vuole. Soprattutto Morandi".

In Testi la media delle spiegazioni di De Gregori è una-due pagine a canzone, ma “Viva l’Italia” ne richiede cinque. "Riflette il periodo tremendo degli anni Settanta" ricorda. "Nelle mie intenzioni non era un inno, ma un tributo a un Paese che aveva dimostrato comunque di avere gli anticorpi per reagire al terrorismo. Quindi un Paese amato. Ora io continuo certo ad amare questo Paese, forse ho meno fiducia nei suoi anticorpi".

Dopo La storia e La leva calcistica, un’altra canzone che l’ha costretto ad alzare le mani davanti all’evidenza è “La donna cannone”. Ispirato a un fatto di cronaca il pezzo fu inciso sulle insistenze di Monica Vitti, che lo volle a tutti i costi nella colonna sonora di Flirt, diretto nell’83 dall’esordiente (e futuro marito) Roberto Russo. "Non ero affatto soddisfatto e convinto della parte iniziale: mi sembrava vagamente operistica. Poi la canzone si sviluppava in maniera così complessa ed elegante che ci ho fatto la pace. E ho fatto bene, perché mi ha dato molte soddisfazioni. Tuttavia. questo afflato verdiano, che un po’ tutti gli autori conoscono e che ti porta a sbavare nel sanremese, bisogna assolutamente controllarlo". E ancora: "se leggi La donna cannone senza pensare alla musica, è una boiata pazzesca, non sta in piedi". Convinto lui.

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