Mercoledì 24 Aprile 2024

Belle, audaci ma senza ali: vite da hostess

Negli anni ’60 le assistenti di volo Pan Am diventarono simbolo femminile di eleganza e avventura. Pagando con rinunce e discriminazioni

Migration

di Silvia Gigli

Alte, algide, fisico perfetto, impeccabili e sempre sorridenti. Avvolte nelle loro uniformi colore del cielo, le gambe svettanti su tacchi adeguati alla missione, le hostess della Pan Am hanno acceso negli anni ‘60 un mito che ha cavalcato i decenni. Non solo per la loro bellezza ma soprattutto per il mondo avventuroso che vivevano solcando i cieli sopra gli Oceani.

Era il lavoro dei sogni ma il prezzo da pagare non era di piccolo conto: potevi essere licenziata per essere ingrassata, per esserti sposata o per aver compiuto 35 anni. "Hostess Wanted. Must Want the World" (Cercansi hostess: bisogna volere il mondo): era l’annuncio di reclutamento per Pan Am nel 1967. Glamour, eleganza, ricchezza e speranza di farcela. Un vero club d’élite cui riuscì ad accedere negli anni solo dal 3 al 5% delle candidate. Chi riuscì a fare la hostess, in un periodo storico in cui le donne perlopiù non lavoravano, pagò un prezzo per lo charme e la libertà di volare sul mondo.

In Come Fly the World Julia Cooke (Icon Books) racconta la loro vita. Pan Am aveva fissato asticelle molto alte per la selezione: dovevano parlare una lingua straniera, essere femminili e raffinate, avere lineamenti simmetrici, pelle chiara, un’altezza tra 1 metro e 60 e 1 metro e 75, ed essere in forma. Il taglio dei capelli o il colore non potevano essere cambiati senza permesso e ogni sei mesi dovevano salire sulla bilancia. Se ingrassavano ricevevano un avvertimento scritto, ed erano costrette ad essere pesate ogni mese.

Cooke racconta come molte abbiano mangiato uova sode e tonno in lattina per settimane prima di ogni controllo. Le regole consentivano il licenziamento in tronco al compimento dei 35 anni o al momento del matrimonio. E si sta parlando di donne brillanti, istruite e amanti dell’avventura.

Dopo il reclutamento, un corso di formazione di sei settimane a Miami insegnava a farsi i capelli al pari delle operazioni di primo soccorso, come preparare uova strapazzate in una cabina pressurizzata e mescolare il cocktail perfetto, far valere l’autorità durante le procedure di emergenza, come abbandonare l’aereo in un atterraggio d’acqua. Superdonne, insomma, anche se tenute al guinzaglio.

L’uniforme di lana azzurra doveva essere perfetta. La gonna cadeva un centimetro sotto le ginocchia e la camicetta bianca si infilava nella gonna in modo tale da non muoversi. Nel manuale di formazione si spiegava come ottenere un "sorriso più bello". Il rosso, il rosso rosa e il corallo erano consentiti su labbra e unghie e le regole che dettavano le basi del makeup erano affincate a quelle su come affrontare i dirottamenti.

Le hostess Pan Am ebbero un ruolo anche durante il conflitto in Vietnam. I charter militari della Pan Am portarono i soldati dai campi di battaglia. Erano voli spesso difficili da effettuare, e i militari che salivano a bordo, quando non prostrati, sovraeccitati e difficili da tenere a bada. Una delle hostess intervistata da Cooke racconta di aver gridato: "Se vi comportate bene, il servizio da caffè verrà eseguito in topless". Andò a finire che un ingegnere (uomo) e il secondo pilota servirono caffè a torso nudo tra i fischi dei militari.

L’aiuto delle hostess fu richiesto anche quando l’ambasciata degli Stati Uniti si occupò dei migliaia di bambini nati da soldati americani in Vietnam con “mogli temporanee” o prostitute. Qualcuno scrisse che erano 200mila. Fu così che il 3 aprile 1975 il presidente Gerald Ford annunciò un ponte aereo di orfani per portare i bambini negli Usa dove potevano essere adottati.

L’ultimo volo della Pan Am, che era nata nel 1927 con un servizio di linea per posta e passeggeri tra Key West (Florida) e L’Avana e che finì schiacciata dai debiti, atterrò a Miami il 4 dicembre 1991. Le hostess rimasero però un mito anche negli anni a venire. Donne splendide dominate da un forte istinto di vagabondaggio, icone che cambiarono la percezione femminile nel mondo del lavoro. "Ho sempre pensato che fosse ironica questa nostra immagine docile – spiega nel libro una hostess militante femminista –. La maggior parte delle donne che conosco ha iniziato a volare perché erano ragazze troppo indipendenti e curiose del mondo". Avventuriere, sì, ma dalle forme perfette.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro