Bella e dice sempre sì: l'influencer digitale

Il fenomeno delle modelle create al computer che pubblicizzano sui social moda, trucchi, cibo. E sono indistinguibili dalle ragazze reali

Chi è vera e chi è virtuale? L’influencer digitale Rozy è la ragazza a sinistra

Chi è vera e chi è virtuale? L’influencer digitale Rozy è la ragazza a sinistra

"Non trascuriamo di sorvegliare il futuro dei nativi digitali che ancora non si rendono conto che i mezzi di comunicazione che quotidianamente frequentano non sono un “mezzo“ che possono impiegare a loro piacimento – spiega Umberto Galimberti nel suo volume dell’anno scorso Il libro delle emozioni – , ma sono un 'mondo' che, nel momento stesso in cui li ospita, condiziona il loro modo di pensare e di sentire".

In questo 'mondo' ci sono, ad esempio, le foto, i video, i balletti, le canzoni, le esperienze esistenziali che la sudecoreana Rozy, gran bella ragazza dalle gambe interminabili, condivide su Instagram con i suoi 135mila follower: lei col cappellino, lei con la borsettina, con il ramen precotto e con le amiche, lei mentre simpaticissima fa le linguacce e si è appena truccata coi prodotti Chanel, lei intensa e blasé in vacanza a Parigi, al bistrot, collane di perle e un bicchiere di bianco.

Ecco: rozy.gram, 22 anni, non esiste se non lì, in quell’unica dimensione di algoritmo. Suo padre e sua madre sono lo studio Sidus X, la legge di Dio che è dentro di lei – ma soprattutto fuori di lei, visto che ne ha plasmato le affascinanti fattezze – è la famosa tecnologia di effetti speciali digitali Cgi (Computer Generated Imagery). Baik Seung-yup, il Ceo dello studio Sidus X – come riportava ieri il Post – ha detto che sono moltissime le società che la vogliono: riviste di moda, compagnie di assicurazioni, banche; in effetti, spiega il sito Sidus X, Rozy "può fare tutto quello che gli umani non possono fare in una forma molto simile a quella umana". Questione di forma, appunto, e di contenuti squisitamente pubblicitari: la graziosissima Rozy veicola tutto quello che lo sponsor vuole. Senza provar scrupoli di coscienza nel tessere lodi di scarpe che forse fanno venire le vesciche sotto l’alluce (lei non ha né alluci né piedi né d’altronde neanche tutto il resto) o protestare e chiedere altri soldi all’eventuale imprenditore se la sessione fotografica sfora l’orario di lavoro: nessuno la paga, neppure risulta sia iscritta al famoso inesistente sindacato degli influencer virtuali sudcoreani.

Rozy non è certo una novità: già nel 2000 nell’Internet italiano girava la ragazza virtuale SuperEva. L’aveva inventata Paolo Barberis, il fondatore di Dada, in verità mosso da altri intenti: "Era il 1999 – precisa lui – ed era un momento in cui bisognava dare alle persone che si collegavano alla Rete dei servizi sempre migliori. Noi avevamo un motore di ricerca, una serie di persone che chiamavamo le “guide di SuperEva“, che erano esperti di vari settori che aiutavano gli utenti a entrare in quel mondo: una sorta di primi influencer, i primi blogger con le loro prime comunità di chi li seguiva, forum e newsletter. Poi mi venne l’idea, proprio per rendere più comprensibile e inclusivo quell’universo complicato, di creare una guida ancora più “immediata“: una persona sintetica, tridimensionale. Una ragazza. SuperEva: “la prima donna che ti guida nel Web“. Come Eva, ma con i superpoteri".

Ai tempi con la sua SuperEva Barberis teneva soprattutto a diffondere informazioni tecniche per orientarsi nella Rete e ad avviare – spiega lui – "la trasformazione dell’utente da lettore ad autore di contenuti"; ora questi avatar-ragazze (indistinguibili dagli umani) veicolano soprattutto pubblicità: non c’è un problema etico? "Per i problemi etici – dice Barberis – esistono leggi che devono essere applicate: trasparenza se fai pubblicità, sorveglianza – difficile, certo – sulle fake news".

Tornando all’avvertimento di Galimberti ("Rifiutare questo mondo tecnologico è patetico; sorvegliarlo è necessario"), resta il fatto che oggi un 'nativo digitale' possa rimanere emotivamente spaesato frequentando luoghi in cui non vi sono differenze tra abitanti reali e virtuali. "Sì. Ma un influencer virtuale cos’ha poi di così diverso dall’attore di un film o da un personaggio di un cartone animato? Dietro c’è sempre una sceneggiatura. Io credo che l’attenzione debba essere rivolta ai contenuti che vengono diffusi – conclude Barberis –. Tra gli influencer reali e virtuali c’è chi si occupa di argomenti 'leggeri' e chi approfondisce temi seri, e porta avanti battaglie sociali". L’importante resta imparare e continuare a scegliere. Nativi digitali o vecchi che siamo. Nella vita online, come in quel che rimane della vita reale.