Mercoledì 24 Aprile 2024

Belfast da vivere sulle note di Van Morrison

Migration

di Andrea Spinelli

Sotto il cielo di Hyndford Street la smilza fila di abitazioni a schiera in mattoni rossi appollaiata ai piedi dei pali dell’alta tensione che distribuiscono l’elettricità allungando come tentacoli i loro cavi casa per casa offre un buon colpo d’occhio sulla East Belfast proletaria in cui negli anni Cinquanta è scoppiata la bolla rhythm’n blues che ha trasformato Van Morrison nell’emblema musicale cittadino. Siamo a Bloomfield, il vecchio quartiere operaio in cui abbaglia quasi la targa d’ottone che al civico 125 indica il portone dietro cui è cresciuto il visionario, il poeta, il musicista che ha ridefinito il suono irlandese; le sue canzoni non tributano l’entusiasta elogio alla città natale fatto da Kenneth Branagh nel suo ultimo film, ma condividono quella visione bicolore del ricordo grazie anche alla colonna sonora di cui sono parte irrinunciabile.

"Belfast è la mia casa, il posto in cui per la prima volta ho ascoltato la musica che poi mi ha influenzato e ispirato" ricorda Morrison, 77 anni mercoledì prossimo, parlando della città mappata dalle canzoni che la settimana scorsa ha è tornato ad infiammare tra gli animi della centralissima Custom House Square. Se dallo scorso autunno la capitale nordirlandese ha un posto nella rete delle Città della Musica sostenuta dall’Unesco, lo deve innanzitutto a lui. "Riportami indietro, portami indietro, molto indietro In Hyndford Street Dove potevi sentire il silenzio alle undici e mezza Nelle lunghe notti d’estate Mentre la radio trasmetteva Radio Luxembourg E le voci sussurravano attraverso il fiume Beechie…" canta ad esempio in ’On Hyndford Street’ rievocando i luoghi dell’infanzia.

Poco importa che il Beechie River delle canzoni sia in realtà poco più che un torrente, che si chiami Connswater e che scorra da quella Orangefield evocata tra i solchi di ’Avalon sunset’ lambendo The Hollow, il parco reso famoso dal singolo ’Brown eyed girl’ come luogo della prima seduzione, e l’Elmgrove Primary School ricordata in ’The healing game’. Pezzi di passato intatti così come la St Donard’s Church con le sue campane presenti sia in ’On Hyndford Street’ che in ’Beside you’. E se da bambino il Beechie rappresentava un po’ il Mississippi di George Ivan Morrison, Cyprus Road, il quartiere residenziale dove "in autunno le foglie cadono una ad una", era un po’ la terra promessa.

"Non sapete quante volte la placca stradale della via è stata rubata" dice Al Bodkin super fan di ’The Man’ e guida ai luoghi della sua infanzia parlando del viale protagonista di uno dei pezzi più famosi. Non a caso quello dove nell’estate 2015 ha voluto festeggiare in concerto i 70 anni. Una delle insegne (recuperata o donata?) è custodita all’Oh Yeah Music Center, dall’altra parte di una città dove non mancano altri luoghi iconici per la storia di Morrison come l’Hotel Europa o l’Opera House, o ancora il Municipio dove nel ’95 si è esibito davanti a un Bill Clinton fermato dalla sua stessa sicurezza mentre stava imbracciando il sax per accompagnarlo in ’There’ll be days like this’. Sul sito del Maritime Hotel, demolito dopo essere stato la culla dei Them (la band più importante delle tante frequentate da Ivan-Van in gioventù) oltre che l’incubatore di successi come la sempiterna ’Gloria’, rimane oggi solo un’iscrizione: "Questo è luogo in cui a Belfast è nato il rhythm’n’blues".

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