Giovedì 18 Aprile 2024

B.B. al Lido, la ragazza del peccato aprì l’epoca del divismo moderno

Andrea

Martini

Il 2 settembre 1958 dal taxi di laguna che porta le celebrità all’imbarcadero dell’Excelsior è scesa un’attrice appena nota.

Ha già interpretato una dozzina di film ma solo uno di grande risonanza, confezionato per lei dal primo marito.

Segni particolari: cammina a piedi nudi, tiene le maniche della blouse, debitamente sbottonata, arrotolate, rifiuta ogni trucco.

I fotografi già la conoscono per i bikini ridotti e i decolleté profondi. Nel piccolo mondo del cinema dove la sua spontaneità suona inabituale, si tengono a memoria le sue battute, metà ingenue metà insolenti, che relegano al passato lo Chanel n°5, pigiama preferito da Marilyn Monroe. Il suo passaggio alla Mostra segna un’era: dopo di lei cambierà il modo d’essere d’ogni diva.

Con B.B. s’apre l’epoca del divismo moderno le cui regole sono ancora quelle vigenti oggi.

Parola chiave: emancipazione. Per la cronaca la sera del 2 settembre del 1958 viene presentato alla 19° Mostra La ragazza del peccato (En cas de malheur) di Claude Autant-Lara, protagonisti Jean Gabin e Brigitte Bardot.

L’attore, cinquantenne, l’apostrofa come la più bella gonzesse che abbia mai visto, dove il termine non ha più il sapore dell’ingiuria che avrebbe avuto qualche decennio prima, come se il suo prorompente erotismo avesse il potere di cambiare il lessico corrente. La sua sensualità esibita eccita gli uomini, spaventa solo le donne anziane ma non le più giovani che vi si rispecchiano come farebbero con una compagna di classe più sfacciata o una collega d’ufficio più appariscente.

E B.B. fa di tutto per non spaventare il pubblico femminile: anche nelle occasioni ufficiali rifiuta i tailleur imperanti negli anni ’50 a favore di abiti stampati, alle anteprime dei suoi film si presenta sgranocchiando pop-corn. È divenuta celebre con Et Dieu... créa la femme – ribattezzato in Italia non senza malizia – Piace a troppi diretto dal primo marito Roger Vadim, dove campeggia una sequenza di mambo ballato sul tavolo che mima al ritmo del tam-tam le movenze dell’amplesso. B.B. è ben lieta d’essere stimolo del desiderio maschile ma rifiuta d’esserne passivamente l’oggetto: in questo è già lontana molte miglia dallo star system americano e dal suo modo di imporre figure femminili preordinate.

Come la diva classica viveva nell’empireo, B.B. incarna il presente. In La ragazza del peccato l’attrice è una provocante delinquente accusata di furto che cerca di convincere l’avvocato Gabin di prendere la sua difesa.

A Venezia il film passa poco più che inosservato ma a colpire - lo dicono le cronache - è l’emblematica sequenza in cui Gabin in soggettiva vede B.B. sollevare con studiata lentezza la gonna e svelare le gambe affusolate prima che la macchina da presa, in controcampo, mostri il nudo fondoschiena poggiato sulla scrivania. Interrogata in proposito B.B. dirà: "Il pudore è un abito che s’indossa a piacimento". Intanto il Corriere della Sera del 30 agosto titola da Venezia “La Loren finge di non conoscere il nome di Brigitte Bardot”.

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