Giovedì 18 Aprile 2024

Battisti fascista? Chiamala, se vuoi, bufala. Giù le mani da Lucio: era solo un cantante

Nessuna prova che finanziasse movimenti di estrema destra. Colleghi e amici: "Del resto era così tirchio che non offriva neppure un caffè... "

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Ancora tu. Nel senso di Lucio Battisti e quella solita vecchia storia. Lui, che in gran segreto perfino i brigatisti rossi ascoltavano e adoravano, come dimostrò il rinvenimento della intera collezione dei suoi successi in una base degli assassini, sì, insomma, proprio lui avrebbe dirottato una parte degli incassi da Hit Parade a sostegno dei terroristi neri.

Prove? Zero virgola zero. In verità una volta in un covo di neo fascisti la polizia trovò una lista di finanziatori. C’era indicato un certo "L.batt.", ma il tale di cognome faceva Battistello e con l’artista di Emozioni c’entrava come i cavoli a merenda.

Eppure, ancora tu. Un sospiro di Tizio, una allusione di Caio. Oggi forse possiamo riderne, rammentando la storica tirchieria del personaggio. Battisti non ha mai offerto un caffè in vita sua, figurarsi se dilapidava quattrini sull’altare della eversione!

Ridiamone, nel presente. Ma allora fu pianto e stridor di denti. Ultrà di sinistra arrivarono a divulgare volantini con stampata la foto di Lucio a braccio teso: eccolo, il fascista! E invece era un fotogramma di Battisti intento a dirigere il coro di E penso a te. Ogni pretesto era buono per demonizzare chi non stava nel coro.

Insomma, è andata così, andava così in tempi che, per certe cose, andrebbero cancellati. Oppure studiati meglio. Perché è vero che i giovani missini, lo ha appena ricordato giusto l’ex ministro Gasparri, vedevano in Battisti l’antidoto ai cantautori ’impegnati’, ai Venditti e ai De Gregori. Lo osannavano in contrapposizione ai miti degli pseudo rivoluzionari sistemati dall’altra parte della barricata.

Ma (sorpresa!) chi citò Lucio come apprezzabili eredi nell’ultima intervista rilasciata alla Radio Svizzera nel 1979? De Gregori e Venditti. Gli estremi che si toccano? Ma per favore. Sarei tentato di aggiungere che le canzonette sono una roba troppo seria per lasciarle ai malati di ideologia e ai revisionisti.

Equivocare è un attimo e non solo in Italia: Reagan citava nei comizi Born in the Usa, forse la canzone meno reaganiana scritta da quel genio di Bruce Springsteen.

Di più: i testi in odor di fascismo ("Planando sopra boschi di braccia tese", capirai che apologia, oppure "La fiamma è spenta o è accesa", presunto omaggio al Msi di Almirante), i testi, dicevo, li scriveva il mio amico Mogol, che è sempre stato un liberale.

Lucio componeva musiche bellissime e ci metteva la voce: trattarlo da nostalgico del Duce era e rimane una sesquipedale sciocchezza. Poi, che il suo cuore non battesse a sinistra, lo hanno testimoniato gli amici dell’epoca, da Bruno Lauzi in giù. Ma la maggioranza degli italiani votava per la Dc e per le altre forze moderate: che erano, costoro, tutti fans delle lugubri camicie nere? Andiamo, su.

Infine. Infine, nella sua breve esistenza (si spense nel 1998, ad appena 55 anni di età), solo in una occasione il grande artista prese posizione su un tema che potremmo definire politico. Fu nel 1970, quando dichiarò di appoggiare l’introduzione del divorzio in Italia.

A Lucio piaceva Marco Pannella. Un bombarolo fascistoide anche lui? Per inciso, Pannella è sempre piaciuto anche a Vasco Rossi, che ha sempre detto di considerare Battisti il maestro assoluto. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze.

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