di Beatrice Bertuccioli Durante gli anni della seconda guerra mondiale Mario Capecchi è un ragazzino affamato e solo, costretto a imparare in fretta il modo per sopravvivere, mendicando e rubando. Una storia, la sua, che parla di capacità di resistenza e di riscatto, perché quel ragazzino analfabeta diventerà un grande scienziato. E se i suoi studi in campo biomedico gli sono valsi nel 2007 il Nobel per la Medicina, la sua infanzia avventurosa meritava di essere raccontata. È quello che fa Roberto Faenza nel film Hill of Vision (dal 16 giugno al cinema), con la ferma volontà di portare successivamente il film nelle scuole affinché i ragazzini di oggi possano prendere esempio dal coraggio e dalla forza di quel bambino di allora. Faenza e la produttrice Elda Ferri hanno incontrato più volte il professore Capecchi, oggi 84enne, a Salt Lake City, presso la cui università lavora da anni. "Una storia che può sembrare incredibile ma è la sua vera storia, come lui ce l’ha raccontata", sottolinea Faenza. La madre di Mario, Lucy Ramberg (interpretata da Laura Haddock), è americana, originaria dell’Oregon, una poetessa antifascista, mentre il padre, Luciano Capecchi (Francesco Montanari), di Verona, è un fanatico fascista, pilota dell’Aeronautica militare. Non sono sposati e l’intesa tra i due finisce presto. Lucy va quindi a vivere con il piccolo Mario sul Renon, un altopiano vicino a Bolzano, ma quando lui ha soltanto cinque anni, lo affida a una famiglia di contadini del luogo. Mentre tenta di fuggire in Francia, Lucy viene catturata e portata nel campo di concentramento di Dachau. "Mamma non ha mai voluto parlare di cosa le è successo durante la deportazione e per non farla soffrire, ho smesso di chiederglielo", dice Mario (il giovanissimo Lorenzo Ciamei). Ma dopo la cattura della madre, Mario lascia la casa dei contadini e inizia ...
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