Bagliori di impressionismo tedesco

Opere di Liebermann, Slevogt, Corinth: al museo di Aosta i capolavori dal Landesmuseum di Hannover.

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di Gian Marco Walch

Una veduta di San Gimignano e uno scorcio della spiaggia di Viareggio. Uno studio sulle paludi pontine, la roccia di Tiberio a Capri e un pittore al lavoro sempre sull’isola azzurra. E poi mucche al pascolo, e pecore tranquille a brucare. Sempre molto stretti, nel bene e nel male - e “nel male” ha significato davvero “nel male”… -, i rapporti fra Italia e Germania. Anche, naturalmente, nell’ambito artistico.

E se non molti anni fa uno spregiudicato Renato Barilli organizzava a Brescia una serie di mostre sugli Impressionisti italiani, ora Aosta si prepara a presentare, al Museo Archeologico Regionale - vernice venerdì 10 luglio, ore 18, esposizione sino al 25 ottobre -, una mostra dedicata all’Impressionismo tedesco.

Rassegna inedita in Italia. E appieno a cavallo fra le due nazioni. Aosta la sede, prestatore delle opere il Landesmuseum di Hannover, che vanta una delle collezioni di arte tedesca dell’Ottocento fra le più celebri del mondo. Curatori dell’esposizione Thomas Andratschke, direttore della sezione Nuovi Maestri del museo tedesco, e Daria Jorioz, storica dell’arte, valdostana. E debitori della natura italiana, dei nostri paesaggi, delle nostre bellezze, soprattutto gli artisti della prima sezione della galleria di capolavori.

Tre i maestri al centro della mostra: Max Liebermann, Max Slevogt e Lovis Corinth. Maestri poco conosciuti in Italia: e già l’opportunità di ammirare le loro opere rende l’esposizione più che meritevole di essere visitata. Ma i “magnifici tre”, come racconta anche il catalogo edito da Silvana, sono preceduti dagli artisti che per primi osarono sfidare il gusto conservatore dominante in Germania al tempo del Kaiser Willhelm: mentre tanti pittori abbandonavano il chiuso degli atelier, ecco iniziare a farsi largo i pionieri dell’Impressionismo tedesco quali Karl Blechen, Franz Lenbach e Hans Thoma.

Porta la data del 1893 la Secessione berlinese, certo meno entrata nella storia dell’omonima di Vienna, e dall’esistenza turbolenta, ma degnissima di ricordo. I tempi erano maturi ma a innescare la rivolta artistica fu la chiusura d’autorità di una personale di Edvard Munch: opere impresentabili, fu decretato, "non finite e brutte".

Così 65 artisti si riunirono attorno al promotore Liebermann. Nato nel 1847, di famiglia ebraica, Liebermann, dopo essere stato un ammiratore di Jean-François Millet e del suo messaggio sociale - ci sia concesso: melenso… -, scoprì Manet e Degas, una tavolozza più chiara, una pennellata più elegante. Anche Slevogt fu molto colpito da Manet, ma soprattutto dagli orrori della guerra. Mentre Corinth finì per accostarsi a un più inquieto Espressionismo.

L’Impressionismo tedesco declinò e si concluse con la fine della Repubblica di Weimar e la nascita della Nuova Oggettività.

Ma la Germania si preparava al periodo più tremendo della sua storia. Stupisce che le opere di Liebermann e Corinth finirono nell’inferno della cosiddetta “Arte Degenerata”?

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