Venerdì 13 Settembre 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Baglioni kolossal: "È ora di tornare a sognare"

Domani al Foro Italico a Roma il maxi show “aTuttocuore“ con decine di musicisti e performer. "L’arte deve proporre cose belle e nuove"

Claudio Baglioni

Claudio Baglioni

Roma, 20 settembre 2023 – "Accorrete, pubblico…" Con quel senso della (dis)misura che mette in tutto quel che fa, Claudio Baglioni per parlare del nuovo kolossal da arena aTUTTOCUORE scomoda Richard Wagner e il suo concetto di “Gesamtkunstwerk”, opera d’arte totale, inerpicando pensieri e parole addirittura verso l’utopico “total theater” di Walter Gropius, esimio collega – architetto, designer e urbanista pure lui – gran fautore di una rottura della frontalità attore-pubblico col diretto coinvolgimento dello spettatore nell’azione scenica. La scalinata che, reinventando i gradoni dello Stadio centrale del tennis, domina suggestivamente la produzione dello show al debutto domani sera sotto il cielo bigio del Foro Italico è molto simile a quella abbozzata nelle sue carte dal fondatore della Bauhaus. Roma come Weimar o Dessau, quindi, cercando un’espressione comune tra drammaturgia, coreutica, arti figurative e, naturalmente, architettura.

Un tentativo che, dopo le repliche capitoline in agenda fino al 29 settembre, il cantore della maglietta fina si propone di riproporre all’Arena di Verona, al Velodromo Borsellino di Palermo e dell’Arena della Vittoria di Bari, dov’è pronto a marciare in testa ad una carovana di trecento persone o giù di lì. Ventuno i musicisti, cinque le vocalist, ventotto i coristi-ballerini, cinquantadue i performer sulla scena. Come l’Aida o poco ci manca. Tutto con la complicità del coreografo-regista Giuliano Peparini, del programmatore-luci Ivan Pierri, del curatore dei video Jean Luc Gason, nell’attesa di ripartire, con produzione necessariamente ridotta, il 18 gennaio da Pesaro con un tour nei palasport atteso pure a Milano, Bologna e Firenze. I 550 costumi (sì, 550) sono di Valentina Davoli e Silvia Oliviero.

Baglioni, aTUTTOCUORE è l’utimo capitolo di una trilogia live aperta da Al Centro e proseguita con Tutti su!

"Lo definirei il mio Paese delle Meraviglie. Il ritorno a una situazione sognante, stupefacente, preadolescenziale. Chi viene a vedere lo spettacolo deve rimanerne stupito. Musica d’evasione? Be’, non potendo far scendere il numero di tragedie e catastrofi che ci sono nel mondo, proviamo far salire quello delle cose belle e sognanti. Un modo per superare il contingente, andare oltre, come ricordavo in uno dei miei album più riusciti".

Una ricerca continua.

"Il pubblico va anche preso per mano e guidato, noi artisti abbiamo la responsabilità di cambiare le cose e non dare solo quanto ci si aspetta. Dobbiamo dimostrare di essere anime in movimento, in cammino verso qualcosa di diverso e di nuovo per sfuggire all’omologazione".

Come una visione wagneriana, Baglioni in aTUTTOCUORE compare in essenza tra i due schermi che caratterizzano la prima scena cantando Le vie dei colori, prologo video di una maratona di 3 ore 6 minuti e 20 secondi che inanella 38 canzoni (tre i medley) con un surplus di piste circensi (Acqua dalla luna), piattaforme idrauliche (Domani mai), gonne smisurate e svolazzanti (Mal d’amore), cyborg dalle fattezze femminili (Ragazze dell’Est), dame in nero aureolate (Mille giorni di te e di me) e su su fino all’epilogo di E tu, Strada facendo, La vita è adesso. Alla fine, stessa sensazione di esausto appagamento lasciata da un classico per il cinema di William Wyler o Cecil B. DeMille.

Tra un concerto e l’altro, tempo per Sanremo ne avrebbe?

"No, perché a gennaio sono di nuovo in tour. Magari l’anno prossimo... Ho già chiesto di tornare a fare il direttore artistico con sedici canzoni in gara. Tutte mie. Così le probabilità di vincita sono alte".

A Lampedusa lei ha casa e per dieci anni, dal 2003 al 2012, ha organizzato il festival O’ Scià per sensibilizzare il mondo al problema dei migranti.

"La questione Lampedusa è sul tavolo da trent’anni. E la storia ora presenta il conto. Ci avessimo pensato al tempo, forse non saremmo arrivati a questo punto. Ora sono problemi per tutti. Bisogna però trovare una soluzione senza che questi argomenti diventino ancora una volta materia per scopi elettorali, altrimenti non se ne viene fuori. Al mondo non c’è solo Lampedusa, perché è logico che le persone migrino alla ricerca di prospettive migliori per la loro vita. Non possiamo condannare chi lo fa, ma neppure chi non ne può più. Come la guerra: vincono solo i potenti, il popolo co**ione deve solo cercare di scansare la palla di cannone".