Fumetti, la matita più veloce del West: il suo nome era Galep

Un secolo fa nasceva, a Casale di Pari (Grosseto) il creatore grafico di Tex Willer

Un autoritratto di Galep con il suo Tex

Un autoritratto di Galep con il suo Tex

«QUANDO si finisce di leggere una storia di Tex disegnata da Galep non si pensa: “Che grande disegnatore”, bensì: “Che bella storia”. Questo è il segno che il disegnatore è davvero grande». Milo Manara (intervistato all’interno di “Disturbo se fumetto?”) rende omaggio così al talento di Aurelio Galleppini, per tutti gli appassionati solo “Galep”, il creatore grafico di Tex Willer, il fumetto italiano più longevo e di maggior successo. Un successo che dura dal 1948 è che è figlio della grande capacità narrativa di Giovanni Luigi Bonelli e del tratto inconfondibile di Galep, anche se a loro sono succeduti disegnatori e sceneggiatori di primissimo livello.

A 100 ANNI dalla nascita di Galleppini, Casale di Pari (il borgo in provincia di Grosseto dove è nato il 28 agosto 1917 da genitori sardi) lo celebra con mostre, incontri e spettacoli dall’11 al 15 agosto. Un omaggio importante, ma certo questo protagonista del fumetto popolare (coniugato a una qualità d’autore) merita di essere ricordato come un grande narratore per immagini del ’900.

Il nome di Galep è legato, ovviamente, alla serie di “Tex”, alle avventure western ideate da Gianluigi Bonelli con un eroe che lotta contro le ingiustizie, tutore della legge e della legalità, ma capace anche di mettersi contro il potere pur di difendere i deboli. Un ranger che non esita a difendere gli indiani dai soprusi tanto da essere riconosciuto come capo Navajo come “Aquila della Notte”. Un fumetto popolare ma anche all’avanguardia nel 1948 e capace negli anni (e nei decennni) successivi di conquistare un pubblico di varia estrazione sociale, di giovani e meno giovani.

A questo fenomeno di successo tutt’oggi insossidabile (nonostante la crisi che attraversa da anni il fumetto italiano) Galleppini dà il suo contributo decisivo, realizzando tutte le copertine fino al numero 400 (uscito nel 1994 poco prima della sua morte) e, soprattutto, disegnando da solo tutte le storie fino a che le dimensioni della pubblicazione lo consentono.

«GALEP è riuscito in un’impresa che non riesce più a nessuno: fare un lavoro di qualità e farlo velocemente – dice Fabio Civitelli, uno degli “eredi” artistici di Galep, protagonista dell’evento di Casale di Pari – disegnava 30/40 tavole al mese. Oggi nessuno di noi ci riesce. E, poi, aveva una grande scioltezza nel narrare e una grande tecnica».

Schivo e riservato (al contrario dell’esuberante Gianluigi Bonelli), Galleppini arriva a“Tex” chiamato da Tea Bonelli (moglie separata di Gianluigi) che guida la casa editrice “Audace”. Galep (che da ragazzo abbandona gli studi all’istituto industriale per tuffarsi anima e corpo nella passione per il disegno e la pittura) ha già una notevole esperienza, compresi gli anni a Firenze per lavorare all’ “Avventuroso” della casa editrice Nerbini.

A Milano viene chiamato per realizzare due progetti: il più importante è ritenuto “Occhio Cupo” (sempre su testi di Bonelli), ma in realtà le cose andranno diversamente e il successo premierà “Tex”, anche se gli inizi non sono semplici.

PRECISO e accurato nel cercare la documentazione iconografica in tempi nei quali non c’era Internet, Galep andava al cinema a vedere i film western e si faceva regalare le locandine per prendere spunto. Amava costruirsi modellini di treni e di navi d’epoca sempre per i suoi disegni e aveva una collezione di armi dell’epopea western a casa sua come documentazione. «Aveva anche una Colt ed era uno dei più bravi a disegnarle» racconta Civitelli. Per il volto di Tex, Galep si ispira a Gary Cooper (uno dei divi dell’epoca), ma anche un po’ a sè stesso, così come nei paesaggi presenti negli albi c’è anche un po’ della sua Sardegna e un po’ di Trentino, visto che amava trascorrere le ferie a Levico Terme.

Dopo di lui si sono alternati tanti disegnatori di primissima qualità: da Ticci a Giolitti, da Letteri a Fusco, da Brindisi a Civitelli a Ortiz, fino a una serie di “partecipazioni straordinarie” nei Texoni con autori come Magnus e Kubert, solo per citarne alcuni. Per tutti gli appassionati, però, il più grande narratore per immagini delle avventure di Tex Willer e dei suoi “pard” (il figlio Kit, l’indiano Tiger Jack e l’inseparabile Kit Carson) è e resterà sempre Galep.

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