Giovedì 18 Aprile 2024

L'aumento di CO2 affama le piante, con conseguenze anche sulla nostra alimentazione

Una nuova analisi conferma il sospetto che la CO2 in eccesso toglierebbe nutrienti alle piante, con effetti potenzialmente gravi anche per l'alimentazione umana

Le piante assorbono CO2 dall'atmosfera

Le piante assorbono CO2 dall'atmosfera

L'incremento di CO2 'affama' le piante, con gravi conseguenze anche per le coltivazioni, i cui prodotti rischiano di essere sempre meno nutrienti per gli esseri umani. È quanto conclude una vasta meta analisi basata su dati sperimentali e osservazioni empiriche provenienti da precedenti studi, che per l'occasione sono stati oggetto di revisione sistematica. L'anidride carbonica è un ingrediente essenziale per svolgere la fotosintesi clorofilliana, ma i livelli troppo alti presenti nell'atmosfera sembrano impedire alle piante di assorbire in modo esauriente le sostanze vitali di cui necessitano per crescere. E anche noi ne paghiamo le conseguenze. Per comprendere quanto scoperto, bisogna partire dall'idea che mentre la fotosintesi consente di produrre carboidrati ad alta energia grazie alla luce e alla CO2, la maggior parte delle piante si serve delle radici per raccogliere dal terreno altri tipi di nutrienti, tra cui azoto, fosforo e ferro. Riprendendo in mano la grossa mole di informazioni raccolte finora in letteratura scientifica, i ricercatori dell'Istituto nazionale di ricerca per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente francese hanno rilevato un legame evidente tra i quantitativi di CO2 nell'aria e la riduzione di alcuni dei nutrienti essenziali a disposizione delle specie vegetali. "Ci sono numerosi report che dimostrano che i livelli di CO2 previsti per la fine del ventunesimo secolo porteranno a una minore concentrazione di azoto nella maggior parte delle piante, influenzando principalmente il contenuto proteico dei prodotti della terra", ha sottolineato il biologo Alain Gojon, coautore del nuovo studio. Tra le prove a supporto di questa tesi c'è ad esempio il fatto che le foglie e altri tipi di campioni vegetali risalenti a cento anni fa contengono molti più nutrienti rispetto agli omologhi odierni. A ciò si aggiunge inoltre l'osservazione che le piante che vivono in luoghi in cui la CO2 è più abbondante per ragioni naturali (come nei pressi dei vulcani) presentano livelli di azoto marcatamente bassi. Le ipotesi sul piatto per tentare di chiarire questo fenomeno sono molteplici e probabilmente non esiste un'unica spiegazione, in quanto secondo gli scienziati le alte concentrazioni di CO2 agiscono sull'ambiente a vari livelli. Tuttavia, almeno per quanto riguarda la carenza di azoto, è plausibile supporre che il surplus di anidride carbonica interferisca con i meccanismi fisiologici che consentono il trasporto delle sostanze nutrienti all'interno delle piante. Il motivo preciso per cui questo avverrebbe non è al momento chiaro e le indagini condotte finora hanno dato esiti contrastanti. Il difficile rapporto tra le piante e il gas serra che più contribuisce al riscaldamento del pianeta ha serie implicazioni in ambito agroalimentare. "Appare evidente che il contenuto di nutrienti delle principali colture presenti nel mondo, come il riso e il grano, venga influenzato negativamente dall'aumento della CO2", si legge nel documento; "Questo avrà un forte impatto sulla qualità degli alimenti e sulla sicurezza alimentare globale". Per comprendere meglio la portata del problema, Gojon ha portato l'esempio delle proteine vegetali che vengono costruite proprio a partire dall'azoto. "Nei Paesi in via di sviluppo molte diete sono già di per sé povere di proteine e le piante coltivate con CO2 elevata possono avere dal 20 al 30% di proteine in meno", ha concluso l'autore.

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