Mercoledì 24 Aprile 2024

Arriva StraMorgan: "Porto io la cultura in tv"

Protagonista da lunedì di quattro serate su Raidue: "Un’occasione per il pubblico a cui vengono sempre offerte cose di poco conto"

Morgan, 50 anni, da lunedì protagonista per 4 serate su Raidue

Morgan, 50 anni, da lunedì protagonista per 4 serate su Raidue

Marco Castoldi, in arte Morgan, è un fiume in piena. La presentazione di StraMorgan, quattro seconde serate consecutive su Raidue, da lunedì 10 a giovedì 13 aprile, diventa un suo appassionato, sovraeccitato, incontenibile monologo. Del resto questo nuovo programma rappresenta, dice, una grande occasione: "Non solo per me, per dimostrare il mio valore, ma per molti: per Pino (Strabioli che lo affianca ndr), per la Rai, perché è stato realizzato con tutte forze interne Rai negli Studi di Torino, e anche per il pubblico, a cui vengono sempre offerte cose di poco conto pensando che non è in grado di capire".

Non che in passato non avesse tentato di avere un programma tutto suo. "Negli anni ho presentato tanti progetti ma non è stata colpa della Rai – afferma Morgan – se non si sono fatti. La colpa è stata dei giornalisti che hanno dato di me una immagine che non corrisponde alla verità, e questo ha reso difficile il compito dei direttori che dovevano decidere". Un’immagine distorta, insomma, per colpa della stampa. E tiene a precisare come stanno effettivamente le cose. "È sbagliato pensare che io sia un ribelle per partito preso, uno che vuole fare casino. Io – sottolinea – non voglio fare la rivoluzione. Voglio solo fare cose belle e allora se per riuscirci è necessario compiere delle piccole rivoluzioni, le faccio".

Che a cinquant’anni sia arrivato il momento di diventare grandi? "Mi rendo conto di essere a volte inopportuno – dice – di ferire e cerco di non farlo. Ora l’impegno è riuscire a essere conforme a quello che voglio essere".

In Stefano Coletta, alla guida dell’Intrattenimento Prime Time, ha trovato un direttore che gli ha dato fiducia. "Sono contento di questo lavoro che mette al centro la capacità di Morgan di portare conoscenza, competenza e una rara dote di affabulazione", tesse Coletta le lodi dell’ex frontman dei Bluvertigo e giudice di X Factor. Fiducia ripagata da Morgan. Che, grato, afferma: "Credo di avere superato la prova. Mi sono impegnato al massimo, con tutte le mie forze per far capire che la canzone è una grande forma d’arte, che non ha senso parlare di “canzonette“ e di musica “leggera“. È un programma che parla di canzoni e quindi della vita".

Quattro serate, dedicate ognuna a quattro grandi artisti italiani, abbinati ad altrettanto grandi stranieri: Domenico Modugno ed Elvis Presley, Umberto Bindi e Freddie Mercury, Lucio Battisti e David Bowie, Franco Battiato e Brian Eno. "Battisti per un doppio anniversario, ovvero ottant’anni dalla nascita e venticinque dalla morte, Battiato – spiega le scelte Morgan – lo sentiamo tutti sempre particolarmente vicino, Modugno è il padre di tutti i cantautori, colui per il quale è stato coniato il termine stesso di cantautore e Bindi perché merita di essere risarcito per quanto ha subìto per la sua omosessualità. Avrei voluto ricordarne anche altri, Rino Gaetano, Pino Daniele, Lucio Dalla, ma le puntate erano solo quattro".

Musica dal vivo, con la sua band e un’orchestra composta da giovani musicisti provenienti da Conservatori italiani. E non mancano gli ospiti, da Vinicio Capossela a Gino Paoli, da Dolcenera a Paolo Rossi, da Tony Hadley a Giovanni Caccamo, da Carlo Guitoli a Chiara Galiazzo. Ma hanno fatto scalpore due rifiuti, arrivati dopo certi apprezzamenti non proprio lusinghieri da parte di Morgan: quello di Marco Mengoni, lanciato proprio da Morgan nell’X Factor del 2009, e quello di Madame.

"Madame l’ho conosciuta di recente e mi è sembrata brava – racconta Morgan – . Non è venuta perché avevo detto che se la tira, e vista la sua reazione avevo probabilmente ragione. Marco lo conosco bene e nasce con il mio imprinting, mi piacerebbe parlargli e capire. Gli voglio bene, per me è un piezz’ ‘e core. Altri che non sono venuti, hanno fatto bene a non venire perché avrebbero trovato qualcosa che forse non sono pronti ad affrontare, l’autenticità". E chiude lapidario sul Festival: "Non è vero che ho chiesto io di fare Sanremo ma se me lo proponessero accetterei perché so di non avere assolutamente rivali alla mia altezza".

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