Giovedì 18 Aprile 2024

Berlinale 2022, Argento riparte dalla "ferocia dei ragazzi"

Il regista a Berlino col nuovo film “Occhiali neri“: "Non so se il male è cambiato, ma la pandemia ha peggiorato i rapporti fra le persone"

"È frutto del lockdown. Mia figlia Asia, poco prima che iniziasse la pandemia, rovistando nei cassetti ha trovato una sceneggiatura che avevo scritto molto tempo prima e di cui mi ero dimenticato. L’avevo messa da parte perché la consideravo legata alla catastrofe di un noto produttore e intravedevo una maledizione. Invece durante il lockdown l’ho riletta e ho cambiato idea. In quei giorni di clausura l’ho attualizzata, le ho dato più ritmo con una frustata e l’ho fatta passare dal trotto al galoppo e così ha acquisito la rapidità e l’intensità del cinema di oggi".

A volte tornano non solo gli incubi ma anche i loro creatori: a parlare è infatti Dario Argento maestro indiscusso di un genere che al Panorama della Berlinale ha presentato ieri 'Occhiali neri', che segna il suo ritorno a distanza di dieci anni da 'Dracula' in 3D. Un ritorno atteso da molti in astinenza da paure e turbamenti di qualità che ora ritrovano con soddisfazione sullo schermo quel maestro capace per quattro decadi di mettere in scena sogni e incubi con estro e abilità riconosciuti ai quattro angoli del mondo.

Anche questo ultimo film s’iscrive nella formula di suspence con venature horror a cui Argento è rimasto fedele dai tempi della prima trilogia, cosiddetta trilogia degli animali: 'L’uccello dalle piume di cristallo', 'Il gatto a nove code', '4 mosche di velluto grigio' con tanto di sobbalzi sulla poltrona garantiti più dagli scarti narrativi che dagli effetti speciali.

"Niente è cambiato nel mio spirito e quindi è naturale che almeno per me, i meccanismi della paura, della suspense, del brivido siano rimasti gli stessi. Mi è capitato saltuariamente di vedere degli horror, quelli che vanno per la maggiore soprattutto nell’audience adolescenziale, ma non hanno modificato il mio modo di narrare e di fare del cinema. Io sono rimasto lo stesso non solo dai tempi dei primi film, che io ho sempre inteso come thriller, ma addirittura dai tempo in cui facevo il critico o lo sceneggiatore".

Dario Argento, 81 anni, con Andrea Zhang sul set di 'Occhiali neri' (Ansa)
Dario Argento, 81 anni, con Andrea Zhang sul set di 'Occhiali neri' (Ansa)

"Naturalmente – continua il regista, che ha 81 anni – col tempo ho adottato degli accorgimenti, quelli che mi sembravano necessari, soprattutto nel montaggio, per adeguarsi al gusto del tempo ma senza stravolgimenti. In 'Occhiali neri' l’inserimento del personaggio del bambino cinese, che diventa guida della donna cieca e che con lei stabilisce un rapporto di reciproca fiducia e tenerezza, mi è parso quasi necessario per bilanciare quella ferocia nei rapporti interpersonali a cui la pandemia ci ha abituati, specie tra i più giovani, da cui sarà difficile recedere. Così come il ruolo salvifico della foresta e dei suoi spiriti che ricorda i valori della natura".

Regista di una ventina di film di grande successo, Argento è stato recentemente protagonista di 'Vortex film' di Gaspar Noé, e l’esperienza gli ha lasciato più di un segno. "Trovarsi nel ruolo di attore e in particolare di attore a cui è stato lasciato un ampio margine di improvvisazione, mi ha fatto comprendere meglio gli stati d’animo degli interpreti a cui talvolta non ho dato, e me ne pento, forse un’intera comprensione".

Gli fanno eco la figlia Asia, questa volta produttrice oltre che interprete e Ilaria Pastorelli (Jegg Robot) protagonista di Occhiali neri, che sottolineano l’empatia e l’umiltà del regista pronto al dialogo e aperto ai loro suggerimenti. Sarà anche per questo che il film trova il suo equilibrio in una sorta di coralità ispirativa che ben s’addice alla ripresa della creatività interrotta. Occhiali neri non è il suo miglior film ma è un’opera consona a un fervore creativo che non intende attenuarsi.

Dario Argento è un maestro. Tanto più che mostra serenità e non nasconde una forma di appagamento che gli conferisce un’aura di saggezza. "Non so se è cambiato il male. Questo va chiesto ai sociologi, so che esiste e che va raccontato non fosse che per esorcizzarne le conseguenze. A me è piaciuto farlo attraverso il mio universo onirico".

 

 

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