Mercoledì 24 Aprile 2024

Le aree protette spesso non servono a proteggere gli animali

Parchi e riserve naturali di per sé non garantiscono effetti positivi per le specie che vi abitano, se non vengono gestiti in modo adeguato

Più che la semplice estensione di un'area protetta, conta la sua qualità

Più che la semplice estensione di un'area protetta, conta la sua qualità

Non basta tirare una riga intorno a una zona e definirla "area protetta" perché la fauna selvatica che ci vive ne tragga beneficio. Servono regole, pratiche e interventi specifici: se l'area non viene gestita nel modo corretto per proteggere le specie e il loro habitat, è probabile che non servirà a niente. A lanciare il monito è l'Università di Exeter, che ha condotto un vasto studio sugli effetti reali di parchi e riserve. Potrà magari sembrare una conclusione scontata, ma si tratta di un punto cruciale che rischia di perdersi nella corsa a raggiungere il 30% di superficie della Terra protetta entro il 2030, un traguardo verso cui molti paesi si stanno impegnando. Aumentare l'estensione di queste aree, senza mettere in atto politiche per la loro qualità, non dà automaticamente alcuna garanzia che la biodiversità venga preservata. I ricercatori hanno esaminato come 1500 aree protette di 68 paesi abbiano influito sulla vita di migliaia di popolazioni di uccelli acquatici. Sono state scelte queste specie perché costituiscono una sorta di "termometro" ideale: sono ampiamente studiate, sono sensibili alle condizioni dell'ambiente e si possono spostare facilmente da un luogo all'altro, abbandonando quelli meno favorevoli. Gli scienziati hanno confrontato l'andamento delle comunità di uccelli prima e dopo l'istituzione delle aree protette, e lo stato di popolazioni simili che vivono dentro oppure fuori dai confini dei parchi. In questo modo si è notato che molte aree protette danno buoni risultati (in particolare quelle più ampie rispetto a quelle più piccole), ma tante altre non sortiscono alcun effetto. "Non stiamo dicendo che le aree protette di per sé non funzionino", conclude l'autrice principale Hannah Wauchope; "Il punto fondamentale è che il loro impatto varia in modo significativo, e ciò dipende dal fatto che siano gestite o meno tenendo conto delle specie che ospitano. Non possiamo aspettarci che un'area protetta funzioni senza una gestione adeguata". Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature.

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