Apecar e camion, il teatro diventa itinerante

Il regista Livermore: "Se le persone non possono venire a vederci, andiamo noi da loro". Spettacoli ambulanti come ai tempi del Carro di Tespi

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Su un camion, a bordo di una Apecar, in piscina. A cavallo di una moto, in una antica corte, fra i filari di un vigneto. Mai come quest’anno il teatro è andato in cerca di nuove risorse, nuovi strumenti, nuovi luoghi per uscire dal cono d’ombra nel quale il Covid ha tentato di relegarlo. Per l’autunno, si sa, non ci sono certezze (vaghi molti cartelloni, incerte le tournée, pesanti le complicazioni economiche legate al pubblico ridotto). Ma per l’estate no, il teatro ha alzato la testa, pur nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e della necessità del distanziamento. Magari con economie modeste, davanti a un pubblico ridotto e con attori monologanti. Ma ha alzato la testa. E se una kermesse internazionale come Avignone ha levato bandiera bianca rimandando tutto al prossimo anno, in Italia i festival non hanno abbassato la guardia.

Da Santarcangelo (che quest’anno festeggiava i suoi primi 50 anni) a Borgio Verezzi, da Spoleto (che ha spostato a fine agosto la programmazione e dove ad esempio Monica Bellucci racconterà lettere e memorie di Maria Callas) alla settembrina Biennale di Venezia, la prosa c’è stata e ci sarà. Anzi in alcuni casi ha riservato sorprese. Come a Siracusa, dove il pubblico, sistemato sull’ampio palcoscenico trasformato in platea, si è trovato come fondale lo straordinario scenario del teatro antico.

Dicevamo teatro nelle antiche corti (come al festival di Napoli) o in piscina (la scelta del Franco Parenti di Milano) ma anche spettacoli a cui assistere in auto o in moto (la performance ‘motoristica’ del gruppo Zapruder a Santarcangelo) o in mezzo ai campi (la compagnia delle Ariette sui colli bolognesi). A proposito di Bologna, c’è da dire che qui l’invito agli eventi estivi del Comune è avvenuta grazie a un autobus sul quale il comico Paolo Maria Veronica e il cantautore Lorenzo Baglioni, a mo’ di imbonitori, hanno chiamato a raccolta (distanziata) il pubblico dei vari quartieri.

La necessità aguzza l’ingegno. È così a Genova il direttore dello Stabile Davide Livermore ha deciso fino al 3 settembre di portare gli spettacoli in giro per la città e la regione su un camion che si trasforma in palco ambulante. "Se la gente non va a teatro, il teatro va dalla gente", ha detto il regista. Giusto.

Rinnovando la tradizione del Carro di Tespi, il camion ogni sera in un luogo diverso si apre squadernando un palcoscenico con tanto di luci e arredi. Sopra di volta in volta attori di grido, da Paolo Rossi a Lella Costa, da Elisabetta Pozzi a Laura Marinoni. Si tratta di un’iniziativa che è omaggio agli attori itineranti della commedia dell’arte ma anche citazione delle antiche utopie degli anni Settanta, quelle del teatro decentrato, popolare e a portata di tutti.

Un sogno, di cui ad esempio Vittorio Gassman fu tenace sostenitore con quel suo tendone sotto al quale la gente imparava a prendere confidenza con i grandi archetipi della scena (la suggestione del tendone sarebbe stata poi ripresa da tanti artisti, da Paolo Rossi al trio Aldo-Giovanni e Giacomo).

Va detto che l’idea di usare un Tir come teatro non è una novità. Da anni (dal 2016 e quindi molto prima del Covid) Fabio Cherstich, grazie al Teatro dell’Opera di Roma, porta in giro per i quartieri della capitale in estate la lirica a bordo di un camion. Si tratta di titoli molto popolari, concentrati in un’oretta di rappresentazione, con un gruppo ridotto di cantanti. Il camion arriva su uno spiazzo, l’orchestra si sistema davanti all’automezzo, il rimorchio si apre trasformandosi in reggia, carcere o foresta anche grazie alle suggestive scene e proiezioni di Gianluigi Toccafondo, i cantanti entrano ed escono dalle rampe del veicolo. E le grandi arie, grazie a Operacamion, vanno...

Un’esperienza che è emigrata da Palermo a Milano, passando per Bologna. Qui l’estate scorsa, in un quartiere periferico molto popolare, un Tir ha ospitato invece lo straordinario concerto dell’Orchestra di piazza Vittorio. Insomma, non solo lirica. Ma attenzione, c’è anche chi ragiona più in piccolo. Come Giacomino Poretti, del celeberrimo Trio, che lo scorso giugno ha pensato bene di andare in giro per Milano a bordo di una Apecar cercando di dare vita a un’altra forma di teatro. L’attore, che peraltro è stato vittima del Covid, ha deciso, insieme a Luca Doninelli e Gabriele Allevi, di portare una serie di piccoli monologhi fra i quartieri di Milano. Come è andata? Così bene che alla fine i tre, direttori artistici dell’Oscar di Milano, hanno pensato bene per il loro ‘mototeatro’ di non affittare più quell’Apecar verde ma di comprarsela.

 

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