Giovedì 18 Aprile 2024

Anni Venti, l’emancipazione a fil di gonna

La storica del costume: "Da Coco Chanel alle ’flapper’ disinibite, passa anche attraverso la moda la trasformazione del ruolo femminile"

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di Massimo Cutò

"Pochi centimetri ogni anno, ma tremendamente importanti. Nel 1923 arriva alla caviglia, nel 1924 sale fino al polpaccio, nel 1925 si accorcia appena sotto il ginocchio. E nel 1927 lo supera: è la svolta che segna un‘epoca".

Chi dice donna dice gonna. Può passare da lì, da un orlo lungo la gamba, il cammino verso l‘indipendenza, la libertà, l‘affermazione sociale? "Assolutamente sì", spiega Bianca Cappello, storica del gioiello e del costume. La docente è tra i curatori – assieme a Paolo Aquilini e Clara Cappelletti – della mostra dedicata agli anni Venti dal Mercanteinfiera di Parma (3-11 ottobre). Piume di struzzo, portacipria, vestiti di lamé, lunghi bocchini, orecchini pendenti. E tintinnanti sautoir, le collane ombelicali come le definiva D‘Annunzio.

Anni ruggenti, folli, dorati. Anni cortissimi ma memorabili: un‘isola di spensieratezza in mezzo ai tempi bui. Qual è la data chiave?

"Il Trattato di Versailles del ‘19, che mette fine ufficialmente alla Grande Guerra. È il momento di tornare a desiderare e sognare. Questa rinascita vede la donna protagonista inattesa".

La moda fa da apripista?

"Unisce i due mondi. Abiti, gioielli, make-up: la novità parte dall‘America e sbarca in Francia. Contemporaneamente le grandi capitali diventano laboratori di cultura e creatività: letteratura, arte e musica disegnano uno scenario modernissimo. E l‘euforia degli Stati Uniti per l‘espansione industriale contagia l‘Europa".

Come sono le nuove donne?

"Anticonvenzionali e audaci. Il modello vittoriano viene spazzato via: fumano, bevono, guidano l‘auto, si truccano e ballano in pubblico. Entrano massicciamente nel mercato del lavoro. Rivendicano un ruolo primario che prescinde dall‘uomo: Germania, Usa e Gran Bretagna riconoscono il diritto di voto all‘universo femminile".

La bellezza che fine fa?

"È irrinunciabile, gli anni Venti rappresentano una frattura totale".

Qualche esempio?

"Gli olii essenziali di gelsomino e rosa diventano il profumo più famoso della storia: Chanel numero 5, simbolo dell‘era contemporanea".

Ancora uno.

"Il taglio di capelli alla garconne, cioè alla maschietta. O i riccioli tirabaci. Erano il segno di riconoscimento delle flapper".

Le flapper?

"Una parola onomatopeica. Descrive la ragazza disinibita diventata donna, che sta imparando a volare e non ha intenzione di rientrare nella gabbia".

Come cambia lo stile?

"La donna mostra il corpo e frequenta i locali da ballo, consapevole di sé. Coco Chanel fa scuola: semplici abiti in jersey, scarpe comode e sportive. Il modello è Suzanne Lenglen, la divina del tennis. Questo per il giorno. Poi c‘è la notte".

Che succede la notte?

"Sono i roaring twenties, gli anni ruggenti. Feste sfarzose, bagni notturni in piscina, champagne a fiumi. Il charleston e il foxtrot. Tra eccessi e provocazioni, le donne si siedono al tavolo da gioco e danno le carte".

Una scena da Grande Gatsby?

"È l‘età del jazz. Scott Fitzgerald pubblica nel ‘25 il suo romanzo più famoso, eppure l‘icona è la moglie Zelda. Nella coppia dei belli e maledetti è lei il personaggio più trasgressivo: una che nuotava nuda, indossava abiti aderenti color carne e beveva fino a stordirsi. Insofferente alle regole e sessualmente disinibita, era nata nel 1900 in Alabama. Ma non aveva nulla a che spartire con lo stereotipo della moglie del Sud delicata e remissiva".

I modelli venivano dallo spettacolo?

"Il pubblico amava le star del cinema, le cantanti, le ballerine: Joan Crawford, Louise Brooks e Norma Shearer, Josephine Baker e Mistinguett. Ma loro hanno fatto da specchio, amplificando un fenomeno proto-femminista partito dal basso".

È durato poco...

"Dieci anni appena. La grande depressione del ‘29 ha inghiottito ogni euforia e la donna è tornata in seconda fila. Ma il seme della rivoluzione era stato piantato".

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