GIOVANNI BOGANI
Magazine

Anna Magnani, Monica Guerritore dirigerà il primo film sulla grande attrice

Monica Guerritore dirigerà e interpreterà Anna, il primo film su Anna Magnani, la protagonista di Roma città aperta. Il film racconterà la vita dell'attrice, dalla vittoria dell'Oscar al dolore per l'abbandono di Rossellini. Una storia di coraggio e dignità che ha cambiato la storia del cinema italiano.

Anna Magnani, Monica Guerritore dirigerà il primo film sulla grande attrice
Anna Magnani, Monica Guerritore dirigerà il primo film sulla grande attrice

A marzo 2024 inizieranno le riprese di Anna, il primo film su Anna Magnani, la protagonista di Roma città aperta, l’attrice più importante, più iconica di tutta la storia del cinema italiano. La interpreterà e dirigerà il film, per la sua prima volta da regista, Monica Guerritore. Mentre il 26 settembre ricorrono i cinquant’anni dalla morte dell’attrice. Sessantacinque anni, una vita fra teatro e cinema, Monica Guerritore ha debuttato giovanissima al Piccolo di Milano con Giorgio Strehler: aveva sedici anni quando fu Anja nel Giardino dei ciliegi di Cechov. Poi, dal 1981, un lungo sodalizio artistico e sentimentale con Gabriele Lavia. Al cinema, è anche entrata nel delicato territorio del cinema erotico, con Fotografando Patrizia, Scandalosa Gilda e La lupa. A teatro si è imposta anche come regista. Ha fra l’altro portato in scena, con il permesso di Woody Allen, Mariti e mogli, la commedia del regista newyorkese che Monica ha riscritto, diretto e interpretato. Dal 15 settembre, la vedremo anche nel ruolo della moglie di Verdone Vita da Carlo.

Anna nasce da un lungo lavoro di scrittura insieme ad Andrea Purgatori, il giornalista e conduttore televisivo scomparso questa estate. Anna Magnani vinse l’Oscar, il 21 marzo 1956, per la sua interpretazione nel film La rosa tatuata. Era la prima italiana a vincerlo, e la prima attrice non di lingua inglese, in assoluto, a conquistare la statuetta. Ma all’indomani del suo trionfo, per lei iniziarono le difficoltà, le amarezze, l’emarginazione.

Monica, lei parte da quel momento cruciale. La vittoria dell’Oscar, e contemporaneamente l’inizio della crisi.

"Quel 21 marzo ’56 Anna Magnani disse: ‘Ho vinto troppo, ho vinto tardi’. Aveva cinquant’anni. E quella sua frase mi ha sollecitata a indagare quello snodo".

Chi è, per lei, Anna Magnani? "È la donna che ha cambiato la storia del cinema italiano. Come diceva Jean-Luc Godard, ha restituito dignità e coraggio all’intera Italia con le sue figure femminili, che corrispondevano alle sue battaglie e alla sua forza".

Quanto la ha sentita vicina? "L’ho sempre sentita affine nel modo di essere, di difendersi dall’appiattimento, dai luoghi comuni, dal conformismo. È come se mi abitasse dentro".

Anna Magnani è una ispirazione anche per molti artisti internazionali…

"Penso alla commozione di Meryl Streep quando ne parla, alla venerazione che hanno per lei Susan Sarandon ed Helen Mirren".

Lo racconterà nel film?

"Sì: perché prende spunto dalla notte in cui ha vinto l’Oscar, e racconta quello che è successo dopo, l’allontanamento dal mondo del cinema, e poi l’avvicinamento al teatro. Il caso della Ciociara che avrebbe dovuto interpretare lei è emblematico. Racconterò l’incontro con Pasolini, che la scelse per Mamma Roma. Un personaggio rimasto nella storia del cinema. Ma in quel momento, la critica fu spietata nei confronti suoi e di Pasolini. Lo accusarono di non aver scelto un’attrice ‘presa dalla strada’…".

È stato difficile abbracciare un personaggio così grande? "No, perché mi sono sentita dentro di lei, dentro le sue emozioni. Una donna che, la notte degli Oscar, non aspetta la telefonata fatidica accanto all’apparecchio di bachelite nera, ma preferisce uscire in strada, a dare da mangiare ai suoi gatti".

Aveva anche un volto dai tratti molto decisi, non certo una bambolina.

"E lei ha dovuto difendere questo suo volto, ha scelto di non ritoccarsi. Non si è mai truccata, non ha mai cancellato le sue rughe. Diceva di sé: ‘So’ brutta? Non importa: c’ho core’. Ha portato con coraggio e fiducia il suo volto espressivo. E ha preso l’Oscar a cinquant’anni".

La Magnani ebbe un grande dolore: essere abbandonata da Rossellini.

"Sì: è stato un dolore immenso, devastante. L’urlo d Munch. L’angoscia per essersi separata dal suo gemello spirituale. Quando si incontrarono, lei aveva avuto suo figlio ammalato a due anni di poliomielite, lui le raccontò al festival di Cannes che gli era molto il figlio Romano, di nove anni. Questo li avvicinò moltissimo, li rese uniti. Per questo il tradimento di Rossellini con la Bergman fu ancora più doloroso. Ma non ha interrotto l’amore. Perché quando lei si ammalò, Rossellini stette ininterrottamente con lei diciassette giorni senza lasciarla mai".