Giovedì 25 Aprile 2024

Anderson: "In prima pagina c’è il Novecento"

Il regista Usa in gara a Cannes con “The French Dispatch“. Cast superstar e ovazioni per "una lettera d’amore al giornalismo del XX secolo"

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di Giovanni Bogani

Dialoghi geniali, leggeri, enigmatici. Simmetrie, prospettive centrali. Interni color confetto. È lo stile di Wes Anderson, l’autore di Grand Budapest Hotel, vincitore di quattro Oscar, e dei Tenenbaum. Il suo attesissimo ultimo film, The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, è stato presentato in prima mondiale ieri, in concorso al festival di Cannes, accolto da un’ovazione interminabile.

The French Dispatch – che arriva a tre anni dalla pellicola d’animazione L’isola dei cani – è uno di quei film che erano già pronti per l’edizione di Cannes del 2020, annullata per Covid. Ora è il film di punta nel plotone delle pellicole Usa, con il suo cast all stars impressionante, che annovera nuove entrate nel gruppo di attori-feticcio di Anderson: a Bill Murray, Owen Wilson, Adrien Brody, Willem Dafoe, Edward Norton, Anjelica Huston, Saoirse Ronan, Léa Seydoux, Frances McDormand e Tilda Swinton (che è già al lavoro in Spagna anche sul segretissimo nuovo film del cineasta) si sono andati ad aggiungere, tra gli altri, Benicio Del Toro, Timothée Chalamet (inseguito sul tappeto rosso del Festival dal delirio dei fan), Christoph Waltz. Ambientato nella immaginaria redazione francese di un giornale americano del Novecento, The French Dispatch viene definito dallo stesso Anderson "una lettera d’amore ai giornalisti". Da tempo di casa a Parigi, qui a Cannes il regista texano era stato l’ultima volta nel 2012 con Moonrise Kingdom, in cui recitavano – tanto per ribadire l’eccezionalità del legame che si crea negli anni tra il cineasta e i suoi attori – Murray, Norton, la McDormand e la Swinton.

Del suo nuovo film Anderson dice: "Mi sento fortunatissimo per aver raccolto questo cast. Con molti di loro lavoro da tempo, e hanno accettato di venire sia pure per brevi apparizioni. Ma non sapevo come avrebbero reagito alla mia proposta Benicio Del Toro o Timothée Chalamet. E addirittura qualcuno come Christoph Waltz, uno dei protagonisti di Bastardi senza gloria, che ha accettato di venire per una scena soltanto".

Spiega anche perché non ha voluto lasciar trapelare notizie durante la lavorazione: "Quando giro un film, ho bisogno di lavorare nella calma e nell’intimità". E spiega la figura che è al centro del suo film: "È il ritratto di un giornalista che si batte per scrivere le cose in cui crede. Non è un film politicamente “impegnato“ sulla libertà di stampa, anche se – ogni volta che si parla di giornalisti – si parla inevitabilmente di quello che succede nel mondo reale".

Tutto il film è stato girato ad Angoulême, quarantamila abitanti, sulle colline fra Bordeaux e Orléans. "Abbiamo battuto tutta la Francia in lungo e in largo, cercando un luogo che potesse sembrare un vecchio quartiere di Parigi, come Montmartre o Menilmontant. Angoulême ha un’architettura che si è preservata, con le sue scale, i suoi ponti, i differenti livelli. E poi, è un luogo calmo, ideale per fare un film". Come l’hanno presa i suoi attori? "Quando a Bill Murray ho detto che avremmo girato ad Angoulême, lui era piuttosto scettico. Poi è voluto tornare, e per un giorno di riprese ha preteso di rimanere una settimana!".

Fra i protagonisti anche Léa Seydoux, che a Cannes è presente con ben quattro film e che con Anderson aveva già lavorato in Grand Budapest Hotel. Ora interpreta una guardia carceraria. "Divento la musa ispiratrice dell’artista incarcerato Moses Rosenthaler, interpretato da Benicio Del Toro", ha detto l’attrice che al Festival ha dato forfait causa Covid. "Sono una guardia severa, che trova una liberazione quando posa nuda per i dipinti dell’artista. È una piccola parte, la mia, ma The French Dispatch è un mosaico di storie, e ogni ruolo è una tessera importante". In Italia uscirà l’11 novembre.

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