Giovedì 25 Aprile 2024

Ambiente, l'aria è inquinata e "nevica" plastica sulle Alpi

Su una cima delle Alpi austriache sono state rilevate significative tracce di nanoplastiche, alcune delle quali provengono dall'Oceano Atlantico

Venti e intemperie trasportano le nanoplastiche in alta montagna

Venti e intemperie trasportano le nanoplastiche in alta montagna

La diffusione delle microplastiche nell'aria è un problema sempre più difficile da ignorare. A confermarlo è uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Enviromental Pollution, che dando seguito a preoccupazioni già sollevate da altri scienziati, ha misurato i livelli di contaminazione sulle Alpi, scoprendo che sulle cime delle montagne insieme alla neve cadono importanti quantità di materie plastiche di dimensioni infinitesimali. L'indagine guidata da Dominik Brunner, dell'istituto di ricerca svizzero Empa, è stata condotta sul monte Hoher Sonniblick, sulle Alpi austriache, a 3.106 metri di quota, nei pressi dell’Osservatorio Sonnblick, attivo dal 1886. Qui gli studiosi hanno raccolto un campione di neve al giorno per un mese e mezzo nel medesimo punto, a cavallo tra l'inverno e la primavera del 2017, per poi verificarne il contenuto chimico con l'aiuto di uno spettrometro di massa. L'analisi ha rilevato la presenza di minuscole particelle plastiche di vario tipo, tra cui polietilentereftalato (PET), polietilene e polipropilene. Sulla base delle tracce estrapolate dai singoli campioni, è stato calcolato che ogni anno a quell'altitudine cadono circa 42 chilogrammi di nanoplastiche al chilometro quadrato. In termini ancora più ampi, dicono Brunner e colleghi, questo potrebbe significare che in un paese come la Svizzera, che ha una superficie di poco superiore ai 41 mila chilometri quadrati, si depositano annualmente 3 mila tonnellate delle stesse materie. Ma come fanno le nanoplastiche a raggiungere anche le aree più remote e apparentemente incontaminate dei rilievi alpini? Per rispondere a questa domanda, gli autori dello studio hanno incrociato le informazioni del meteo e del vento, concludendo che il 30% delle detriti che si adagiano sulla neve proviene dalle città entro un raggio di 200 chilometri. La sorpresa forse maggiore riguarda però il fatto che un altro 10% è stato trasportato per oltre 2000 chilometri dal vento e dalle intemperie. Alcune particelle sembrano arrivare direttamente dall'Atlantico, dopo essere state proiettate nell'atmosfera dagli spruzzi delle onde. A riprova della capacità dispersiva dell'aria, gli scienziati citano anche un ulteriore dato. Oltre alle nanoplastiche, nella neve sono stati individuati anche granelli di sabbia del Sahara, residui di pastiglie dei freni e altri contaminanti, che si diffondono come se fossero dei gas. L'Empa ha sottolineato che per quanto i risultati si prestino a ovvie verifiche e approfondimenti, lo studio in questione rappresenta il più accurato report mai realizzato sull'inquinamento atmosferico causato dalle nanoplastiche. Per via delle loro dimensioni straordinariamente piccole (un nanometro = un milionesimo di millimetro), le nanoplastiche possono penetrare in profondità nei polmoni attraverso la respirazione, e da lì entrare nel flusso sanguigno. Quanto e in che modo siano però dannose per la salute umana rimane al momento un aspetto ancora da chiarire.

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