Martedì 23 Aprile 2024

Alvaro Vitali, Pierino il pensionato. "Vivo con mille euro, non è una barzelletta"

L'esordio nel '69 a Cinecittà con Fellini, poi l'enorme successo grazie alle pellicole sexy degli anni '70. Fino all'oblio: "Oggi prendo 1.000 euro al mese di pensione"

Alvaro Vitali e l'attuale compagna Stefania Corona

Alvaro Vitali e l'attuale compagna Stefania Corona

Roma, 22 luglio 2018  - "Salii sul palco, illuminato dai riflettori, insieme a un altro ragazzetto. Intravedevo una macchina da presa e dietro solo un cappello e una sciarpa. La vocina disse: 'Chi è che mi sa fare il fischio del merlo?'. Iniziai a fischiare come un pazzo, il mio concorrente invece zitto. E la vocina: 'Prendete questo, l’altro sta a’ aspetta’ l’uccello'. Così è iniziata la mia carriera d’attore". Alvaro Vitali, 68 anni, l’incontro che gli cambiò la vita, con il grande Federico Fellini, lo racconta così, come fosse un film. D’autore, naturalmente. Lui, che ha lavorato anche con Dino Risi, Roman Polanski e Steno. Lui, che è diventato famoso come “Pierino”, in una serie di pellicole scollacciate ("Ma non volgari...", rivendica) tra anni ’70 e ’80, per poi finire in un lungo cono d’ombra, fino all’ultimo ruolo in "The Generi", serie Sky ideata da Maccio Capatonda.

Vitali, la vocazione d’attore l’ha sempre avuta?

«Fin da piccolo mi è sempre piaciuto fare teatro e raccontare barzellette. Stavo a Trastevere, facevo l’elettricista, mi dissero che Fellini cercava un ragazzino piccolo di statura. Io non sapevo neanche chi fosse, Fellini, ma mi piaceva l’idea di recitare. Andai a Cinecittà e trovai un mondo rovesciato: giganti, nani, gente di circo, personaggi assurdi che non avevo mai visto fuori dallo schermo».

Come era il suo rapporto col Maestro?

«Diventammo grandi amici, mi invitava a cena al “Fontanone”, dove lui aveva un tavolo riservato tutte le sere con scritto Federico. Se lui non veniva, restava vuoto. Parlavo romanesco e lui rideva come un pazzo. Mi ha fatto fare questi quattro film, si sentiva quasi in dovere, perché il mio principale mi aveva licenziato. Credeva nei miei tempi comici».

Come nasce Pierino?

«Il produttore Luciano Martino mi vide ne “La Poliziotta” di Steno: c’è una scena in cui faccio gli occhi storti, mi metto a sparare e colpisco di tutto fuorché il bersaglio. Faceva ridere da matti, e Martino mi scritturò per cinque film. Cominciarono le serie delle dottoresse, le militari e le poliziotte».

Sì, ma Pierino?

«Un bel giorno il regista Mario Girolami mi fece: “Hai presente Pierino, quel personaggio che tutti conosciamo ma non sappiamo com’è fatto? Gli vogliamo dare un volto?”. Cominciammo a buttare giù sketch e barzellette, ne inventavo ogni giorno, è iniziato tutto così».

Come si lavorava a quei tempi?

«Avevamo un canovaccio, i dialoghi scaturivano dalle barzellette. Mentre giravo “Pierino contro tutti”, che è il primo della serie, vidi che nessuno dei tecnici che lavoravano con noi rideva. Tutti immusoniti. Ero preoccupato, ma Girolami mi tranquillizzò: “Dopo il montaggio sarà un’altra cosa”. Poi il film uscì».

Successo immediato?

«A Ravenna nel primo week-end aveva spopolato, la gente aveva spaccato il cinema per entrare».

Lei ha recitato con bellezze del calibro di Edwige Fenech, Michela Miti, Anna Maria Rizzoli, Gloria Guida... L’elenco è infinito. Si distraeva spesso?

«Passavamo insieme talmente tanto tempo che subentrava l’abitudine: per dire, la Fenech si poteva cambiare davanti a me che neanche la guardavo. Erano nate grandi amicizie: magari in scena dovevo pure toccarle, ma non pensavi al sesso, lo facevi perché sei un attore».

C’è qualcuna con cui ha ancora rapporti?

«L’amicizia più lunga è stata quella con la Fenech, ma erano tutte carine, volevano mettersi in mostra e lavoravano sodo».

Un aneddoto particolare?

«Giravamo “La poliziotta a New York”. In una scena, dovevamo sbirciare da dietro l’angolo di una strada: io stavo davanti, in mezzo la Fenech e dietro Aldo Maccione. Al momento del “si gira”, Aldo lancia un peto tremendo. I tecnici chiedono: “Chi è stato?” Io e Aldo, all’unisono: “La Fenech”. Lei c’è rimasta talmente male che è scappata via dal set, imbarazzatissima...».

Vede differenze fra le star di ieri e le soubrette di oggi?

«Forse allora erano più acqua e sapone, lavoravano perché volevano fare le attrici, e se potevano, magari, miglioravano un po’ le loro capacità, almeno le espressioni del viso. Oggi mi sembra che, dopo un paio di apparizioni e di foto sul giornale, troppe ragazze si accontentino».

Nel 1983, dopo ”Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento”, la magia finisce e lei entra nell’ombra. Si è dato una spiegazione?

«Pierino fu distrutto da film fotocopia decisamente più volgari. I produttori si sono talmente vergognati da abbandonare il personaggio. Nei 10 anni in cui sono stato fermo, poi, la tv ha sfornato tanti comici, più o meno bravi, alcuni hanno cominciato a fare dei film. E Pierino a quel punto chi se lo ricordava più...».

Provare a riciclare in ruoli drammatici?

«Ho fatto dei bei ruoli, anche drammatici. Ma anche se muoio in scena, tutti pensano a Pierino e se mettono a ride’ come pazzi. Sono prigioniero del personaggio».

Rifarebbe un altro Pierino, se potesse?

«Ne ho già pronto uno, “Fra Pierino”. Una storia divertente, con mia moglie Stefania Corona che fa la perpetua. I ragazzini guardano i miei vecchi film sullo smartphone, la gente che incontro aspetta Pierino come la manna. Se me lo fanno fare...».

Lei ha girato 150 film, eppure vive con mille euro di pensione. Ma come è possibile?

«In molti casi, le produzioni dei film che ho girato non mi hanno pagato i contributi. Magari si lavorava per un mese, ma versavano solo per 10 giorni. Quando sono andato in pensione ho trovato molto meno di quello che pensavo mi spettasse. Addirittura, per il film “Pierino Stecchino”, mai distribuito, non è stato pagato nessuno. Che ci fai con mille euro oggi? Eppure ci sono colleghi che prendono meno. Anzi avrei un suggerimento per il governo...».

Dica...

«In caso di mancati versamenti, lo Stato dovrebbe coprirne almeno il 50%. Non è mica colpa del lavoratore se il datore non è corretto».

E con sua moglie? Andate in giro a fare spettacoli itineranti.

«Con Stefania è bellissimo, facciamo uno spettacolo con la parodia degli anni ’70, quattro o cinque pezzi tra canzoni sue (ha fatto anche un disco, “Puzzle Sound”) e raffica finale di barzellette mie. Io metto il cappellino di Pierino, lei si veste a seconda dell’occasione: feste private, compleanni...».

Matrimoni...

«Beh, veramente qui nun se sposa più nessuno, presto andremo alle feste di divorzio».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro