Mercoledì 16 Ottobre 2024

Il Leone è Almodóvar: “L’eutanasia un diritto umano”. Coppa amara per Kidman a Venezia

La diva vince come migliore attrice (Babygirl) ma dà forfait per la morte della mamma Italia d’argento con Vermiglio. Delpero: “Senza i fondi pubblici non sarei qui”

Venezia, 7 settembre 2024 – Vince il Leone d’oro Pedro Almodóvar con La stanza accanto, un film che parla di eutanasia, di solidarietà femminile, di libertà. Vince la Coppa Volpi come miglior attrice Nicole Kidman, ma non si presenta in Sala Grande, straziata dal dolore: è morta sua madre, poche ore prima della cerimonia. Italia d’argento, con il Leone conquistato da Vermiglio di Maura Delpero.

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Per Almodóvar è il primo Leone d’oro, lui, 74 anni, uno dei più grandi registi europei, che trionfa con The Room Next Door, in uscita in Italia il 5 dicembre. Il film affronta il tema dell’eutanasia, con una straordinaria Tilda Swinton e una altrettanto brava Julianne Moore. Il film aveva ricevuto una standing ovation interminabile, il giorno della presentazione alla Mostra. Il regista, con il Leone d’oro fra le mani pronuncia un discorso forte, chiaro, toccante. “Questo premio è per Tilda Swinton e per Julianne Moore. Come regista, il nostro privilegio è di essere i primi testimoni quando accade un miracolo: e in questo film è accaduto un miracolo. E non avrò mai parole sufficienti per ringraziarle”. “Il film – continua Pedro – parla di una donna che agonizza in un mondo agonizzante; e della persona che sceglie di condividere con lei i suoi ultimi giorni. Parla della solidarietà senza limiti del personaggio di Julianne Moore, ma anche della decisione del personaggio di Tilda Swinton di terminare la sua vita, quando questa le offre solo un dolore senza soluzione”.

Poi Almodóvar si lancia nella parte più audace del suo discorso: “Lasciare questo mondo lucidamente credo sia un diritto fondamentale di ogni essere umano. Non è un discorso politico, ma umano. I governi devono creare le leggi attraverso questo diritto può esercitarsi: e se questa legge contrastano con qualche religione, chiedo ai praticanti di queste religioni che rispettino e non intervengano sulle decisioni di altri esseri umani. L’essere umano deve essere libero di vivere e di morire, quando la vita sia solo fatta di sofferenza”.

La vita può essere straziante, crudele, creare colpi di scena feroci. Nel momento in cui Nicole Kidman, Oscar nel 2003 per The Hours, riceve ora a 57 anni un altro dei premi più importanti della sua carriera, la Coppa Volpi come migliore attrice per Babygirl, con lei che era già stata vista al Cipriani, uno dei più prestigiosi hotel veneziani, al momento della consegna del premio non c’è. Sale sul palco Halina Reijn, la regista olandese del film Usa, che legge le parole di Nicole: “Oggi sono arrivata a Venezia, per scoprire che la mia splendida, coraggiosa madre, Janelle Ann Kidman, è morta. Sono in shock e devo andare subito dalla mia famiglia, ma questo premio è per lei. Mia madre mi ha formata, mi ha guidato e mi ha amata. Io le sono più che grata, e voglio condividere il suo nome con tutti voi. La collisione fra vita e arte può spezzare il cuore. E io ho il cuore spezzato”.

La regista di Babygirl Halina Reijn e Nicole Kidman (Ansa)
La regista di Babygirl Halina Reijn e Nicole Kidman (Ansa)

Italia d’argento, con la felicità composta e precisa di Maura Delpero, regista di Vermiglio, Leone d’argento Gran premio della giuria, nelle sale il 26 settembre. La regista bolzanina, 48 anni, è la vera outsider del palmarès, con il suo film dal ritmo lento, che ricorda il cinema di Ermanno Olmi, ma anche con venature di inquietudini tutte femminili. Un film taciturno e possente come le montagne fra le quali è girato. «Ringrazio gli attori, la troupe, la Val di Sole per aver aperto le porte al nostro film, un film difficile, in dialetto, con la neve, le montagne… Il film è stato fatto con un sostegno pubblico, senza il quale avrebbe perduto la sua identità. Non avrei potuto girarlo in dialetto, che è la sua vera musica, e non avrei potuto scegliere con cura ogni volta, affinché lo spettatore viaggiasse nel tempo e nello spazio».

C’è un grande sconfitto, in questa Mostra, in questo palmarès? C’è: è Daniel Craig, che fornisce una interpretazione mostruosa in Queer di Luca Guadagnino. Mostruosa e coraggiosa, perché si toglie di dosso una volta per tutte gli ultimi residui del personaggio di 007, per abbracciare un personaggio di omosessuale dissoluto, fragile, vulnerabile, patetico e scintillante nel suo delirio. Vince la Coppa Volpi Vincent Lindon, per il film Jouer avec le feu delle dorelle Delphine e Muriel Coulin, in cui interpreta il padre di un ragazzo che vive una deriva di violenza e ideologie estremiste.