Mercoledì 24 Aprile 2024

ALLA SCOPERTA DELLA SELVAGGIA VAL TARTANO

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di Paolo Galliani

Ha il decoro fisico e mentale delle Alpi appartate che il turismo di massa ha snobbato più per insipienza che per scelta. Del resto, non viene naturale avventurarsi tra montagne che non hanno località modaiole da sfoggiare, ristoranti blasonati da ostentare o impianti di risalita futuristi da postare su Instagram. Poi capiti dalle parti di Morbegno, bassa Valtellina, e l’istinto di curiosare prevale: puntare verso la Val Tartano, affrontare la dozzina di tornanti che portano ai primi abitati e intuire, in un amen, che a materializzarsi tutt’attorno è una delle zone alpine più wild della Lombardia. Perfino nel riferimento allusivo al mondo lontano. Come riesce a fare l’ardita passerella mozzafiato su 140 metri di vuoto che collega Campo Tartano al maggengo Frasnino e che tutti identificano, non a torto, come ‘ponte tibetano’. Certo, un buon consiglio è sempre utile. E se arriva da un esperto di sentieristica come Piergiorgio Spini, tanto meglio. Aiuta a prendere confidenza con la geografia attorno a Tartano, tappa obbligata per orientarsi tra gli alpeggi che marcano il territorio e filtro naturale verso il paesaggio imbiancato delle Orobie dove calzare le ciaspole e vivere l’emozione del nordic walking, prima che l’inverno dia il cambio alla primavera e alle emozioni più escursionistiche del trekking. C’è la Val Corta che è invitante e a Biorca, 1145 metri, le racchette da neve permettono a chiunque di arrivare ai 1282 metri della contrada Barbera, notando, a Bagini, alcune curiose costruzioni lignee che chiamano block bau.

E sull’altro versante, le opzioni sono anche maggiori: chi punta alla Val Lunga, nel tratto tra Piana e i suggestivi laghi del Porcile passando per il rifugio Il Pirata; chi raggiunge Rondelli a 1270 metri per seguire il ripido sentiero che taglia il bosco e arriva all’Alpe Gavèt; e chi, da Tartano, sale all’Alpe Torrenzuolo che da queste parti è un piccolo Everest e sfiora il bivacco Aldo e Sergio regalandosi una vista panoramica sulle Retiche e sulla Val Masino che vale il viaggio. Alla fine, c’è sempre qualche coccola per compensare la fatica: la buona cucina famigliare firmata dalla signora Monica al Miralago di Campo Tartano (0342.645052; spesa media sui 20-25 euro) a base di pizzoccheri, sciatt, Bitto; le storie infarcite di leggende che nella stagione fredda i grandi raccontano ai bambini di queste parti; e un po’ di sana cultura fotografica ascoltando Roberto Ganassa che di queste montagne è il paladino e il custode colto e ha un indiscusso ‘luogo del cuore’ per i suoi scatti d’autore: la piana del Pustaresc, poco lontano dal ponte tibetano. Poi a nanna presto, anche senza l’obbligo del coprifuoco imposto dal Covid. In Val Tartano, il silenzio è pura musica da camera (www.valtellina.it – www.valtellinamorbegno.it).

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