Mercoledì 24 Aprile 2024

Addio Trintignant: è il suo ultimo Sorpasso

Il grande attore francese aveva 91 anni: amato dai cineasti italiani, eroe romantico dalla vita tragica, distrutto dalla morte della figlia

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di Giovanni Bogani

Si sono ritrovati, sessant’anni dopo quella curva sulla via Aurelia in cui si separavano i loro destini. Nel film Il sorpasso, la commedia on the road di Dino Risi del ’62 che avrebbe segnato la storia del cinema, Jean-Louis Trintignant moriva lì: la Lancia Aurelia clacsonante e superba schiantata giù, nel burrone, sugli scogli di Calafuria. L’incontro con un travolgente Vittorio Gassman, che aveva strappato il quieto studentello di giurisprudenza dal suo studio, una mattina di Ferragosto, finiva così. Gassman, la camicia stracciata, ma vivo, guardava attonito la carcassa dell’auto. "Era un suo parente?" chiedeva il poliziotto. "Si chiamava Roberto. Il cognome non lo so. L’ho conosciuto ieri mattina", diceva Gassman.

Nella realtà, Jean-Louis Trintignant è sopravvissuto più di vent’anni a Vittorio Gassman, morto nel giugno 2000. Trintignant ha resistito a tragedie familiari strazianti, come la morte della figlia Marie, massacrata di botte nel 2003, a 41 anni, in un hotel lituano dal suo compagno, Bertrand Cantat, leader dei Noir Désir. Non era l’unica tragedia della sua vita: aveva già perso una figlia, Pauline, morta a dieci mesi, in una di quelle morti in culla inspiegabili e strazianti. La vita, la morte, l’amore. L’accettazione, il dolore. Trintignant aveva impresso, negli anni, sul suo volto dolce e mesto, mille emozioni. E, anche in vecchiaia, ha prestato al cinema d’autore il suo viso enigmatico, con lampi di dolcezza e di consapevolezza infinita.

Aveva un modo tutto suo di recitare. Sommesso, malinconico, gentile, intimo. Quasi sottovoce: perfetto per interagire con un Gassman tutto all’attacco. Ma con improvvisi squarci di felicità: come nel Sorpasso, quando ride e alza le braccia al cielo, dopo un’accelerazione di Gassman, in un momento in cui la vita sembra un dono, una gioia, una sorpresa, una conquista. In quel film che raccontava di come gli italiani provassero a mordere la bella vita, la felicità, le strade.

È morto ieri, a 91 anni, Trintignant. Si era ritirato dalle scene nel 2018, annunciando con semplicità di coabitare con un tumore che si divorava tutte le sue energie. Ha tracciato, nel teatro e nel cinema, una carriera eccezionale. Dal 1955, l’anno di Piace a troppi con Brigitte Bardot, al Sorpasso, a Un uomo, una donna di Claude Lelouch, quintessenza del romanticismo cinematografico. Nel 1969, nel thriller politico Z – l’orgia del potere di Costa Gavras interpreta un integerrimo magistrato, e vince il premio come miglior attore a Cannes.

Con il cinema italiano, è una lunga storia d’amore. È protagonista de Il conformista di Bernardo Bertolucci, nel 1970. Lavora con Comencini ne La donna della domenica, con Zurlini nel Deserto dei tartari, con Gianni Amelio in Colpire al cuore del 1981. Insieme a Fanny Ardant, è protagonista del film testamento di François Truffaut, Finalmente domenica!.

Basterebbe, per una carriera immensa. E invece no. Gli anni della maturità, della vecchiaia serbano per Trintignant due altri ruoli straordinari. Quello del magistrato in pensione, disilluso e amareggiato, in Film rosso di Krzysztof Kieslowski, nel 1994, e quello del marito che assiste alla caduta nell’abisso della moglie affetta da demenza, e ne agevola l’ultimo viaggio, in Amour di Michael Haneke, Palma d’oro a Cannes nel 2012, e Oscar per il miglior film straniero. Era stato Haneke a riportarlo sul set, dopo gli anni del dolore, del silenzio, dell’allontanamento da tutto, seguiti alla morte dell’adorata figlia Marie, nel 2003: "Avrei potuto finire la mia vita in quel momento", aveva dichiarato Trintignant, che aveva con Marie un rapporto di amore e complicità infinite, sviluppato anche sullo schermo in cinque film girati insieme, tra cui La terrazza di Scola, ’80. Ora lo piange anche il "duro" Alain Delon, che ieri ha detto: "Dopo Belmondo, è un altro fratello che parte, e io sono sconvolto". Addolorata, affettuosa, avvolgente Stefania Sandrelli (con lui nel Conformista): "Quanto ci siamo voluti bene. Ogni volta che andavo a Parigi ci vedevamo. Amava moltissimo sua figlia, con lei era felice, si sentiva amato. Dopo la morte di Marie, parlavo spesso con la moglie di Jean-Louis, Nadine", ricorda l’attrice: "Mi scrisse anche una lettera toccante, che ancora conservo".

Adesso, Gassman e Trintignant possono di nuovo correre insieme, sull’Aurelia, e suonare il clacson nelle strade del cielo.

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