
Una decisione storica. Anche se ormai era nell’aria, e in qualche modo attesa, è stato il Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici a mettere una pietra sopra il progetto della Loggia Isozaki. Il verdetto che definanzia la realizzazione del contestatissimo progetto di uscita della Galleria degli Uffizi è arrivato ieri all’unanimità dall’organo consultivo indipendente, a carattere tecnico scientifico del ministero della Cultura, dopo un quarto di secolo di guerre e veleni. Restano congelati, per quanto sempre destinati a Firenze, i 12 milioni di euro che il ministro Dario Franceschini aveva indirizzato alla Loggia nell’agosto 2020. Si conclude quella che sinora era stata una storia infinita. Si finisce con un inizio nuovo, perché uno dei musei più importanti del mondo non può restare senza un’uscita dignitosa.
Il progetto nippoitalico archiviato era firmato dall’archistar giapponese Arata Isozaki (scomparso nel dicembre scorso a 91 anni) e da Andrea Maffei. Nel marzo 1999 aveva vinto il concorso internazionale di progettazione bandito nel 1998 al quale avevano preso parte i più grandi nomi dell’architettura internazionale (da Norman Foster a Gae Aulenti a Mario Botta) e mirato alla realizzazione di una nuova uscita per il museo. Un quarto di secolo dopo eravamo ancora ai discorsi. Con i lavori, il cui completamento era stato previsto per il 2003, mai neppure iniziati. In mezzo alle tensioni di ministri, sottosegretari, storici dell’arte, soprintendenti e sindaci che, a fasi alterne, si erano scagliati contro o dichiarati a favore della loggia monumentale in acciaio e pietra serena, concepita per fare eco alla Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria. Non sorpreso, per quanto amareggiato del finale, il sindaco di Firenze Dario Nardella, da sempre convinto che si dovesse dar seguito a un progetto vincitore di un concorso internazionale: "È un’opportunità persa per la città – dice –. A questo punto è bene che si trovi un progetto alternativo valido in tempi veloci". Al contrario di lui, festeggia il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, parlando di "vittoria storica" per quel progetto che a più riprese lo storico dell’arte aveva bollato quale "obbrobrio". "Sono serviti 25 anni per sentirmi dare ragione dagli autorevoli membri del Consiglio superiore dei beni culturali", dice uno Sgarbi raggiante per aver cancellato "uno stupro" per Firenze.
Chi pagherà le penali per la mancata realizzazione del progetto? "Lo Stato ha già pagato i vincitori di concorso e non è obbligato a dar seguito all’opera", taglia corto il sottosegretario che ha già un asso nella manica. "Ora sarà lo Stato a decidere: ho consegnato alla soprintendenza un’idea progettuale per l’uscita degli Uffizi con un’architettura giardino che prevede tutte le piante immaginabili".
Il ministro Gennaro Sangiuliano tiene a precisare il ruolo super partes del Consiglio superiore, formato da illustri intellettuali.
"È un organo indipendente di cui rispetto l’autonomia e la grande autorevolezza scientifica – dice –. Tuttavia il fatto che ci sia stata una decisione così larga e condivisa dalle più diverse e variegate espressioni culturali deve farci riflettere". "Sulla Loggia Isozaki ribadisco le mie domande – incalza Sangiuliano –. Se era così importante perché in vent’anni non è stata realizzata? La storia corre e mi chiedo se una cosa valida a quel tempo lo sia ancora. Quanto sarebbe costata vent’anni fa e quanto costerebbe oggi? Sono domande, non giudizi di merito". Il ministro conclude rassicurando che i soldi resteranno a Firenze. "Trovo che sia doveroso, per realizzare un’uscita degna degli Uffizi".
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