Mercoledì 24 Aprile 2024

Addio a Veca, il filosofo della giustizia

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Soffriva da tempo, ma quando gli chiedevano della sua malattia lui glissava sempre, impegnato a progettare il futuro. Ha scritto fino all’ultimo Salvatore Veca, morto ieri all’età di 77 anni. Filosofo a tutto tondo – non solo filosofo politico – maestro della teoria della giustizia e intellettuale progressista, era stato allievo di Enzo Paci alla Statale di Milano, dove si era laureato nel 1966 e aveva cominciato una carriera che lo ha portato a insegnare in Calabria, a Bologna e Firenze e a tener corsi a Cambridge e alla Sorbonne. Dopo essere tornato a Milano – nella facoltà di Scienze politiche – al centro del suo percorso, per trent’anni, c’è stata Pavia: dell’Istituto universitario di studi superiori era colonna portante.

Filosofo sempre oltre le mode, ha cominciato i suoi studi con Kant, si è spostato su Marx, è andato oltre: ha fatto conoscere John Rawls e non si è fermato ancora, chiudendo i suoi studi sull’incompletezza e l’incertezza, parlando a generazioni di accademici ma anche ai bambini. Ne Il giardino di Camilla, i dialoghi filosofici con la sua nipotina. Presidente onorario della Fondazione Feltrinelli, al timone della Casa della Cultura e del Premio Balzan, alla sua città ha donato “La carta di Milano“ durante l’Expo. "Amico carissimo e pensatore originale", lo piange anche il presidente emerito Giorgio Napolitano, ricordando la loro vicinanza "in una visione riformista della sinistra italiana e nello sforzo di rinnovarla".

Simona Ballatore

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