Mercoledì 17 Aprile 2024

Sylvia Plath, chi è la poetessa che morì suicida

Google celebra la sua figura con un doodle nell'87esimo anniversario della nascita

Sylvia Plath e il doodle di Google

Sylvia Plath e il doodle di Google

Roma, 27 ottobre 2019 - E' l'87esimo anniversario dalla nascita di Sylvia Plath, la poetessa morta suicida nel febbraio del 1963. Conosciuta per le sue poesie, la Plath ha anche scritto il romanzo semi-autobiografico 'La campana di vetro' (The Bell Jar) usando però lo pseudonimo  di Victoria Lucas. E oggi Google ha scelto di celebrare Sylvia Plath con un doodle dal disegno romantico, in cui la poetessa stringe il suo taccuino guardando il cielo grigio.

Tornando a 'La campana di vetro', la protagonista Esther Greenwood è una brillante studentessa dello Smith College, che inizia a soffrire di psicosi durante un tirocinio presso un giornale di moda newyorkese. Un evidente paralleloaralle con la vita di Plath, che ha fatto uno stage presso la rivista femminile Mademoiselle, dopo il quale ha tentato il suicidio in preda a un forte stato di depressione.

Autrice anche di vari racconti e di un unico dramma teatrale a tre voci, per lunghi periodi della sua vita ha tenuto un diario, di cui sono state pubblicate le numerose parti. Altre pagine invece sono invece state distrutte dall'ex-marito, il poeta inglese Ted Hughes, da cui ebbe due figli, Frieda Rebecca e Nicholas. Sylvia Plath morì suicida all'età di trent'anni.

La vita

Nata a Boston da genitori immigrati tedeschi; la madre, Aurelia Schober, apparteneva a una famiglia austriaca emigrata nel Massachusetts, abituata in casa a parlare solo tedesco, mentre suo padre, Otto Emil Plath, professore di college, figlio di genitori tedeschi, si trasferì in America a sedici anni per diventare in seguito uno stimato entomologo che studiava le api. Sylvia Plath dimostrò un talento precoce, pubblicando la sua prima poesia a soli otto anni. Nello stesso anno, suo padre morì di embolia in seguito a un'operazione chirurgica (complicazioni per un diabete non diagnosticato), il 5 ottobre 1940. La scrittrice continuò a cercare di pubblicare poesie e racconti su varie riviste americane, raggiungendo un successo marginale.

Sylvia Plath soffrì durante tutta la sua vita adulta per una grave forma di depressione ricorrente tra periodi di intensa vitalità. Era entrata nello Smith College con una borsa di studio nel 1950, ma nel penultimo anno fece il primo tentativo di suicidio, cui seguì il ricovero in un istituto psichiatrico, il McLean Hospital, dove le verrà diagnosticato il disturbo bipolare.

Uscita dall'ospedale, Plath si laureò con lode nel 1955 e ottenne una borsa di studio Fulbright per l'università di Cambridge, dove continuò a scrivere poesie, pubblicando a volte le sue opere sul giornale studentesco Varsity. A Cambridge conobbe il futuro marito, poeta inglese Ted Hughes. Si sposarono il 16 giugno 1956. Plath e Hughes trascorsero il periodo dal luglio 1957 all'ottobre 1959 vivendo e lavorando negli Stati Uniti. Sylvia Plath insegnò allo Smith College. I due si trasferirono poi a Boston dove Plath partecipò a dei seminari con Robert Lowell. Un corso di creative writing che ebbe profonda influenza sul suo stile. L'altra frequentatrice di questo corso fu Anne Sexton. In questo periodo Plath e Hughes incontrarono per la prima volta William Merwin, il quale ammirò i loro lavori e rimase loro amico per tutta la vita. Venuti a conoscenza del fatto che Sylvia Plath era incinta, ritornarono in Gran Bretagna.

La crisi del matrimonio con Hughes

Sylvia Plath e Ted Hughes vissero per un breve periodo a Londra ed in seguito si stabilirono a North Tawton, piccola città commerciale nel Devon. Sylvia Plath pubblicò la prima raccolta di poesie, 'The Colossus', in Inghilterra, nel 1960. Nel febbraio 1961 abortì; diverse poesie fanno riferimento a questo evento. Il matrimonio si incrinò e i due si separarono poco dopo la nascita del loro secondo figlio. La loro separazione traumatica fu dovuta alla relazione che Hughes aveva iniziato con Assia Wevill, moglie di un amico poeta.

Sylvia Plath ritornò a Londra con i figli, Frieda e Nicholas. Affittò un appartamento in una casa dove aveva abitato William Butler Yeats; ne fu estremamente contenta e lo considerò un buon presagio quando cominciò il procedimento legale per la separazione. L'inverno tra il 1962 e il 1963 fu molto duro. Scrisse intorno a questo periodo il romanzo La campana di vetro (The Bell Jar), pubblicato nel 1963 con lo pseudonimo di Victoria Lucas.

Il suicidio col gas

L'11 febbraio 1963 era passato solo un mese dalla pubblicazione del romanzo quando Sylvia Plath si tolse la vita: sigillò porte e finestre ed inserì la testa nel forno a gas, non prima di aver scritto l'ultima poesia intitolata 'Orlo' e aver preparato pane e burro e due tazze di latte da lasciare sul comodino nella camera dei bambini.  Secondo Al Alvarez e altri studiosi, in realtà non aveva intenzione di uccidersi, ma soltanto di rivolgere all'esterno un'estrema richiesta d'aiuto, "... che disgraziatamente fece fiasco". Sapeva, infatti, che quella mattina sarebbe passata in visita una ragazza australiana, e aveva lasciato inoltre un biglietto con scritto un numero di telefono del suo medico, e le parole: "Per favore chiamate il dottor...".

Sylvia Plath è seppellita nel cimitero di Heptonstall, nel West Yorkshire.

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