25 aprile, così cadde Mussolini: le ultime settimane prima della Liberazione

Come l'esercito alleato e le truppe partigiane portarono alla capitolazione dei nazifascisti

Come cadde Benito Mussolini e si arrivò alla Liberazione?

Come cadde Benito Mussolini e si arrivò alla Liberazione?

Il 25 aprile 1945, giorno poi assunto a simbolo della Liberazione, cominciò il ritiro dalle città di Torino e Milano dei tedeschi del terzo Reich e dei fascisti della Repubblica di Salò. Fu un evento cruciale per le sorti della seconda guerra mondiale. Un esito al quale si giunse grazie al coordinamento fra le forze militari alleate e i movimenti antifascisti e di resistenza italiani.

Le premesse della Liberazione: la campagna d'Italia

Dal punto di vista strategico, nel 1943 l'indebolimento delle potenze dell'Asse, e in primis della Germania nazista, prevedeva la sconfitta del fascismo in Italia. Così, a partire dal 10 luglio 1943 gli Alleati condussero la cosiddetta campagna d'Italia, inaugurata dallo sbarco in Sicilia e caratterizzata da una progressiva avanzata verso nord. Il progresso delle forze alleate fu costante, anche se conobbe un rallentamento quando Roosevelt, Churchill e Stalin decisero di relegare in secondo piano le operazioni nel Mediterraneo per concentrarsi sull'apertura di un fronte francese, cosa che avverrà grazie allo sbarco in Normandia. 

Il crollo del fascismo

Sempre nel 1943, per la precisione il 25 luglio, re Vittorio Emanuele III decise di destituire e imprigionare Benito Mussolini. Il nuovo governo fu affidato al maresciallo Pietro Badoglio, che sciolse il Partito Fascista e avviò trattative con gli Alleati. I colloqui avrebbero dovuto restare segreti, per evitare una reazione dei tedeschi, ma quando l'8 settembre venne reso pubblico l'armistizio, i nazisti avevano già predisposto delle contromisure. Vennero occupati militarmente i principali punti strategici dell'Italia settentrionale e centrale, furono disarmati i soldati italiani (chi si oppose fu trucidato) e fu liberato Benito Mussolini, che venne posto alla guida della Repubblica Sociale Italiana (RSI), conosciuta anche come Repubblica di Salò e incaricata di rappresentare l'invasore nei territori occupati. Il 13 ottobre 1943 l'Italia dichiarò guerra alla Germania e ciò che rimaneva delle truppe regie si unì alla campagna per la liberazione della penisola.

Lo sfondamento della Linea Gotica e la Liberazione

Salto in avanti nel tempo fino all'inizio di aprile 1945: l'avanzata degli Alleati è giunta alla Linea Gotica, poderosa serie di fortificazioni che tagliava in due la penisola dalla provincia di Massa-Carrara, sul mar Ligure, fino al versante adriatico della provincia di Pesaro e Urbino. A sud della Linea Gotica le truppe alleate cercavano un modo per sfondare il fronte nazista. Alle sue spalle, in tutta l'Italia settentrionale, decine di migliaia di persone, in maggioranza partigiani, conducevano un'accanita azione militare e di guerriglia contro i nazifascisti. La svolta delle operazioni belliche avvenne il 6 aprile 1945, quando la quinta armata statunitense e l'ottava armata britannica diedero inizio all'offensiva di primavera, che portò al definitivo sfondamento della Linea Gotica e all'avanzata attraverso l'Emilia-Romagna in direzione di Lombardia e Veneto. Quattro giorni dopo, il 10 aprile, il Partito Comunista comunicò alle organizzazioni con le quali era in contatto che era giunto il momento di "scatenare l'attacco definitivo". Un analogo invito all'insurrezione generale fu emanato il 16 aprile dal CLNAI, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia di cui facevano parte tutti i movimenti antifascisti e di resistenza: un fronte politicamente molto ampio che comprendeva fra gli altri comunisti, socialisti, democristiani, liberali e membri del Partito d'Azione.

La morte di Mussolini

In molte città la Resistenza scacciò i tedeschi prima dell'arrivo degli Alleati: per esempio a Genova, Bologna, Torino e Milano. La sera del 25 aprile Mussolini abbandonò il capoluogo lombardo per rifugiarsi in Svizzera, ma venne catturato dai partigiani due giorni più tardi e fucilato il 28 aprile, giorno nel quale furono piegate le residue resistenze nazifasciste nella città meneghina. L'1 maggio le truppe statunitensi entrarono a Milano liberata e nel medesimo giorno i generali Karl Wolff e Heinrich von Vietinghoff firmano la resa incondizionata di tutte le forze tedesche in Italia.