Alla ricerca della perfezione enologica: la sfida di Ambrogio e Giovanni Folonari
L’azienda di Greve e il suo impegno di sostenibilità in vetrina al Vinitaly, dal 6 al 9 aprile a Verona

La Tenuta di Nozzole è il cuore pulsante dell’azienda
Incastonata nel paesaggio di Greve in Chianti, la Tenuta di Nozzole è il cuore pulsante dell’azienda Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute. Qui, il protagonista è il Sangiovese che, utilizzato per la produzione dei Chianti Classico, grazie a un ecosistema unico di macchia mediterranea, a un clima continentale e a un terreno ricco di argille e marne, esprime tutte le sue potenzialità.
Accanto, un vigneto di Chardonnay e due vigneti storici di Cabernet Sauvignon per la produzione del Supertuscan il Pareto. Fiore all’occhiello della Tenuta di Nozzole, la Giovanni Folonari Gran Selezione, "l’ultima etichetta della famiglia del Chianti Classico, che dal 2013 affianca il Chianti Classico Nozzole e il Chianti Classico Riserva La Forra – racconta Roberto Potentini, enologo delle Tenute Folonari–- emblema di un ritorno al passato, ai canoni originali del Chianti Classico, ma con la cultura viticola ed enologica di oggi. Quindi il Sangiovese in purezza (come per il Chianti Classico Nozzole e il Chianti Classico Riserva la Forra) e una maturazione non in barrique, ovvero in contenitori in legno tostato, ma nei grandi legni stagionati delle botti italiane".
Ma questo non è l’unico tratto distintivo, "a monte – spiega Potentini – c’è un progetto vitivinicolo basato sulla ricerca della perfezione viticola ed enologica, che inizia dalla gestione del vigneto, che non supera mai i 3540 quintali ad ettaro di uva, e del terreno". Ad aggiungere un ulteriore tassello all’unicità di questa etichetta, "un’attenzione quasi maniacale al momento vendemmiale, perché l’uva deve essere perfetta e sbagliare i tempi della raccolta significa rovinare anni di lavoro", sottolinea Potentini.
Supportati dai dati delle curve di maturazione "io e il mio collega Raffaele Orlandini, andiamo sul vigneto già da Ferragosto, per valutare, assaggiando l’uva e analizzandone armonia dei sapori, equilibro sensoriale tra acido, dolce e tannino, e consistenza della buccia, che sia idonea per questo progetto e deciderne con circa 24, 48 ore di anticipo la vendemmia". Non manca però la tecnologia, come "un selezionatore ottico che controlla ogni singolo chicco", afferma l’enologo. Tra tradizione e modernità, tutte le fasi che porteranno al prodotto finale sono seguite con grande dedizione, compreso il periodo in cui il vino resta nelle botti di legno stagionato per almeno due anni e mezzo o tre.
"I vini Folonari – illustra infatti Potentini – non solo la Gran Selezione o i Supertuscan come il Cabreo e Il Pareto, sono sempre seguiti con grande attenzione". Questo perché, conclude l’esperto "c’è la passione per quello che facciamo e la consapevolezza che il primato di un vino non è dato da un solo elemento ma dall’intera filiera perfetta. L’altissima qualità dei vini dell’azienda come Il Pareto, il Cabreo, il Mytho, il Selvante e tutti i grandi Cru, sono il frutto di un’attenzione costante ai dettagli che, uniti, danno l’eccellenza, il risultato sensoriale che non ti saresti mai aspettato".
Per scoprire i vini e l’intero universo di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute basterà visitare Vinitaly, a Verona dal 6 al 9 aprile.