Giovedì 18 Aprile 2024

Vini della Basilicata e della Puglia

Nel mondo del vino Basilicata fa rima con Vulture e, per proprietà transitiva, con Aglianico. Quest’uva, esigente e tardiva, ha trovato sulle terre di vulcani spenti perfetta ambientazione e numerose interessanti interpretazioni personali. Eppure, come accade nell’Italia intera, il più diffuso vitigno rappresenta solo uno spicchio, benché significativo, del panorama enoico di una certa zona. Ristretto all’area di Chiaromonte, nel Parco Nazionale del Pollino, il Guarnaccino è un ottimo esempio di recupero colturale, inserito nel 2013 nel Registro Nazionale delle Varietà di Viti e dal 2017 nell’IGT Basilicata. A tre appassionati amici va riconosciuto il merito di poter mescere dopo decenni di oblio un bicchiere balsamico, con note di goudron e tostato, dall’intenso calore e tensione tannica.

La vinificazione e l’invecchiamento del vino avviene nelle grotte a nord dell’abitato, antri che danno il nome alla DOC di Roccanova, Grottino, a pochi chilometri di distanza e sempre tra il Sinni e l’Agri. La Cantina Collarino è tra le poche a rivendicare il marchio di tutela con Torre Rosano, un vino rubino pieno, speziato, dal sapore intenso, asciutto e robusto da versare con selvaggina e arrosti.

Sulle sponde di un altro fiume, il Basento, Giuseppe Mastrangelo ha scelto la strada del Greco. Dorato e pieno di sole, il particolare microclima permette di ottenere un Matera DOC fruttato al naso, con piacevole sottofondo amarognolo in bocca, ideale per l’incontro con i frutti di mare. Vini profumati, corposi e robusti quelli delle Terre dell’Alta Val d’Agri DOC. Si abbia come esempio la Preta dell’Azienda Agricola Di Fuccio di Viggiano: memorabile.

 

L’altro lato della Puglia

C’è chi descrive la Puglia vinicola come patria del Negroamaro, qualcuno la scopre per il Primitivo, i più esperti narrano l’Uva di Troia, la Verdeca, il Bombino bianco, fondamentale per ottenere la DOC Cacc ‘e mitte, rinata grazie alle mani contadine della famiglia Faccilongo in Capitanata (agricolapaglione.com).

Un intrico di grappoli che ha dapprima conc cid:175bbf2fe49af5f900b5 orso a identificare la regione nelle funzioni di fornitrice di uve da taglio destinate al nord, poi terra d’elezione dei rosati con la saga dei Leone de Castris e oggi luogo dove si realizza una fetta di storia enologica italiana per mezzo di alcuni nomi siderali come quello di Gianfranco Fino. 

Chi volesse godere di prospettive meno note della produzione pugliese di vino potrebbe invece dirigersi a Orsara di Puglia, alle pendici dei Monti Dauni, dove la famiglia Guidacci ha riscoperto il Tuccanese, un clone di Sangiovese, o in agro di Gioia del Colle per avventurarsi verso la frontiera del Susumaniello elaborato da Cristiano Guttarolo in assenza di lieviti selezionati, concimazione e utilizzo di fertilizzanti organici. Esempi di autentica viticoltura eroica e concreta realizzazione dei tanto declamati concetti di biodiversità, riconoscibilità del vitigno e territorio.