VINI E AFFRESCHI. I SEGRETI . DI NOVACELLA
La brezza primaverile accarezza le foglie dei vigneti. Il rigore invernale non ha ancora salutato del tutto la valle e,...

La brezza primaverile accarezza le foglie dei vigneti. Il rigore invernale non ha ancora salutato del tutto la valle e,...
La brezza primaverile accarezza le foglie dei vigneti. Il rigore invernale non ha ancora salutato del tutto la valle e, al mattino, l’arietta fresca solletica il volto quasi a giocare con l’anima. La sensazione è di benessere. Autentico. Diretto. Come i vini che la Valle Isarco sa donare da secoli. Facile pensare – a tale latitudini – a un luogo tanto unico quanto iconico di questo angolo orientale dell’Alto Adige: l’Abbazia di Novacella, nell’abitato di Varna, deliziosa frazione a una manciata di chilometri a nord di Bressanone.
Sono passati quasi novecento anni da quando, nel 1142, il beato Artmanno fondò qui l’Abbazia dei canonici agostiniani. Oggi sono 15, di età compresa tra i 28 e 92 anni. Come i predecessori, sono intellettuali che vivono la fede attraverso i riti religiosi che non sembrano essere affatto scalfiti dal tempo. Tradizione secolare dunque, ma anche un approccio moderno e aperto alla contemporaneità che si esprime attraverso le innumerevoli attività che questo luogo antico riesce a offrire. Cultura, naturalmente, che evapora nell’aria dai quasi centomila libri (non solo teologici) custoditi nella monumentale Biblioteca e in tutto il complesso monastico. Formazione, con una scuola media che accoglie ogni anno 80 ragazzi della zona.
E ancora, l’accoglienza. Con eventi convegnistici e culturali di portata nazionale e internazionale. Inoltre l’Abbazia vanta anche un suo Museo con opere religiose e non. Perché l’arte la si respira un po’ ovunque, nelle sale, nei corridoi, nella chiesa. Con sorprese che giungono talvolta inaspettate come il rinvenimento – durante i restauri del periodo pandemico – di un ciclo di affreschi ’cinesi’ databili tra il 1775 e il 1780 (rappresentanti i quattro elementi di terra, acqua, fuoco e aria) nella stanza antistante la Biblioteca e ribattezzata ’Studiolo cinese’. Meraviglia tra le meraviglie. A fare da colonna sonora a questo incanto, non poteva mancare la musica, visto che Novacella è un centro importantissimo di musica sacra fin dalla sua fondazione nel segno dell’invito agostiniano "Qui bene cantat bis orat", "chi canta, prega due volte".
E infine c’è quello che il volto economico dell’Abbazia, ovvero sua Maestà il vino. E, anche in questo caso, il ruolo dei religiosi non è certo di secondo piano. Dal primo dicembre 2017 Fabian Schenk è amministratore di Novacella, ma la sua azione è sempre suffragata dal confronto con l’abate. Nel milione di bottiglie che ogni anno escono da qui, c’è l’assoluta ricerca della qualità, ma anche il rispetto del terroir, le cui peculiarità si devono riflettere nei vini. E poi c’è il rispetto della natura. E infine il rispetto per il prodotto. Solo le uve migliori sono degne di essere scelte da sapienti mani (la raccolta è ovviamente manuale) e approdare in cantina dove sono lavorate prima nelle botti e poi – soprattutto i vini della linea top Praepositus – anche nelle bottiglie. Un altro mondo da scoprire. Tra i tanti mondi custoditi da quasi un millennio in questo luogo senza eguali.