Transiberiana d’Italia nei parchi l’emozione è slow

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Centotrenta chilometri slow tirati da una caff ettiera a diesel (qualche esemplare è ancora in servizio), sulle panche di legno della vecchia terza classe delle centenarie ‘centoporte’ o, se vi va bene, sui divani imbottiti delle carrozze ‘a terrazzini’. Ma si sopporta, perché il viaggio è da fiaba. La chiamano Ferrovia dei Parchi, ma è d’impatto più evocativo il vecchio nome che le a ibbiò un giornalista, Luciano Zeppegno, all’inaugurazione a fine Ottocento: Transiberiana d’Italia, perché allora di neve ce n’era tanta di più, e l’ideale gemellaggio era più plausibile. Unico motivo però perché qui, in questo tragitto fra Sulmona e Isernia, tra l’Abruzzo dei Peligni e il Molise dei Sanniti, non si attraversano infinite e noiose steppe desolate. Qui, tra i Parchi nazionali dell’Abruzzo e della Majella – ecco il perché di quel nome un po’ stucco – il viaggio, lento e consapevole, è un’emozione continua. Centotrenta chilometri. Per l’esattezza, 128 e 730 metri, anche se non tutto l’anno e non sempre, nei tour in calendario su questo tragitto, che era stato chiuso nel 2011 perché ‘antieconomico’ e che è stato ripristinato grazie all’associazione Le Rotaie con la Fondazione FS, si percorrono per intero: sotto Natale, per esempio, il Treno dei Mercatini parte da Sulmona e si ferma a Castel di Sangro, e il Treno della Neve arriva invece fino a Roccaraso. Ma già citare queste località evoca suggestioni, tra bellezze ed eccellenze. Paesi che conservano ancora intatto il fascino dell’urbanistica e architettura medievale, come Pescocostanzo (tra i Borghi più Belli d’Italia) e Rivisondoli, con Roccaraso poco più a sud a fare da piccola capitale di un turismo locale che ha tantissime chances per tutti i gusti (a partire dallo sci), lungo i su e giù di un percorso che parte dai 328 metri della capitale dei confetti (Sulmona), ammira il magico sfondo della Valle del Gizio a Pettorano dove il tracciato ritorna verso nord per poi ripiegare a sud-est per Campo di Giove. E Salire, salire, tra valli e boschi, il Museo dell’Orso marsicano a Palena, il culmine ai 1268 metri di Rivisondoli, poi giù verso il Sannio, a Castel di Sangro scena dello chef tristellato Niko Romito. Tre chilometri di galleria sotto Monte Pagano ed eccoci in Molise, a San Pietro Avellana, e non lontano c’è Capracotta. Si ‘corre’ a Carovilli patria di tartufi e caciocavallo, poi a Carpinone con le sue celebri cascate, e via verso i merletti di Isernia. C Il treno è della Fondazione FS Italiane (gruppo FS Italiane) nato nel 2013 per la tutela del patrimonio dei rotabili storici e di particolari linee ferroviarie in disuso. Capotreni e macchinisti presenti sono personale in servizio Trenitalia. Di fatto, non si tratta di treni di linea appartenenti al sistema di trasporto pubblico locale, ma tutte le partenze in programma sulla Ferrovia dei Parchi sono dei veri e propri ‘charter utilizzati solo per questa bella iniziativa turistica.