Ruggente, green e cosmopolita: Singapore tra emozioni e brividi
La città stato insulare a sud della Malesia, sede di numerose multinazionali, è un crocevia fra Oriente e Occidente. Febbraio, marzo e aprile sono i mesi migliori per organizzare un viaggio e godere delle sue attrattive

I Super tree di Singapore
Rampante, cosmopolita, ruggente, come uno dei suoi simboli, il Merlion. Nell’impazienza di trovarle un’etichetta, Singapore muta d’aspetto e si prepara a sorprendere. La città – stato insulare del Sud-est asiatico, affacciata sul Mar Cinese Meridionale color giada, afferma la sua unicità nell’invidiabile collocazione geografica che la rende meta attrattiva e crocevia fra Occidente e Oriente, come ben sanno le multinazionali che vi hanno sede.
Fra i principali porti marittimi del mondo, Singapore oggi appartiene a se stessa, ed è questa la miglior definizione per lei, dopo la dominazione britannica finita nel 1963 e la parentesi nella Federazione della Malaysia.
Storia, cultura, una vivace scena artistica contemporanea e la poliedrica scena gastronomica, con gli esiti delle cucine asiatiche, fanno parte del dna di Singapore. Febbraio, marzo e aprile sono un periodo perfetto per apprezzare le meraviglie dell’isola e le 58 isole minori tutt’intorno, con temperature fra 26 e 32 gradi. Ombrellino sole – pioggia alla mano. Di seguito, la nostra selezione.
Gardens by the Bay e Botanic Gardens. Gli uni complementari agli altri, definiscono l’identità di un Paese "Green-obsessed". Spazi immensi bonificati, altezze, vertigini, esaltante perdita dell’equilibrio. Valgono il viaggio. I primi si estendono per oltre 100 ettari, sono fatti per stupire e ci riescono attraverso una densa e articolata foresta naturale in cui si inserisce un bosco di 18 super alberi tecnologici svettanti verso il cielo. Il reticolo di rami bionici si apre all’insù, realizzando nell’insieme una volta arborea che nemmeno nei nostri sogni più arditi, e che invece riflette la visionarietà straordinaria di architetti del paesaggio che qui si sono cimentati.
Una foresta verticale degna della più fantasiosa science-fiction, in cui risiedono 163mila piante e sette alberi giganti che vanno a energia solare per rinfrescare le serre. Da non perdere la OCBC Skyway, passerella a 22 metri di altezza, la Cloud Forest e il Flower Dome (che ospita una mostra su Monet), e il Super-tree Observatory, per provare un brivido sulla terrazza al piano attico.
Torniamo sulla Terra nei Botanic Gardens, patrimonio Unesco, centro di ricerca e manutenzione delle rare piante che qui vivono dal 1875 e sconfinata oasi rigenerante. L’aspetto impressionante è il cambio repentino degli ecosistemi che vi coabitano: dalle foreste pluviali al Tropical Montaine Orchidetum del National Orchid Garden, fino alla Tan Hoon Siang Mist House, piccola giungla paleotropicale che ricrea il clima delle alte quote.
Sulla strada del ritorno a Marina Bay, cuore pulsante della metropoli, ci imbattiamo in alcune delle sue icone. Con un’avvertenza: non si fa in tempo ad affezionarsi a un simbolo che subito ne spunta un altro. Partiamo da Marina Bay Sands. Capovolto sembra un veliero, ma anche una rampa di lancio, questo maestoso e fantascientifico complesso edilizio che si permette di guardare la baia dall’alto al basso, sulle tre torri di 55 piani e il formidabile Skypark, terrazza verde di 1,2 ettari con al centro la infinity pool nella quale sentirsi i re del mondo. Se però la piscina è riservata ai clienti, allo skydeck possono accedere tutti.
Poco distante, parecchie decine di metri sotto, sorge il Merlion Park, che prende il nome dalla statua dei singaporiani, progettata da Lim Nam Seng, con testa di leone e corpo di sirena. Una bizzarra creazione dall’eco mitologica che rende questo scorcio di baia – la Esplanade – favoloso a qualsiasi ora del giorno e della sera.
Sembra invece una gita fuori porta, anche se rientra fra i quasi 730 kmq dello stato, il Singapore Zoo con annesso l’imperdibile Night Safari, necessario per ammirare gli animali nella loro routine quotidiana: qui vivono più di 3600 esemplari di 400 specie, fra cui primati, tigre del Bengala, serpenti, bradipi, panda e una biocupola. La mattina dopo si può riprendere a esplorare i tesori di questo lussureggiante angolo di mondo percorrendo le vie di Little India, Chinatown, Colonial District, la sezione dei Musei e i Quays lungo il fiume. Fra le esperienze, una ci ha toccato il cuore. L’incontro con il varano dell’isola di Sentosa, parente del letale drago di Komodo.