L’universo femminile di Boldini e Mucha a Palazzo dei Diamanti
Divine come Sarah Bernhardt, carismatica, ammaliante attrice. Eleganti come Olivia Concha de Fontecilla, ’La signora in rosa’. Giovani e seducenti...

Divine come Sarah Bernhardt, carismatica, ammaliante attrice. Eleganti come Olivia Concha de Fontecilla, ’La signora in rosa’. Giovani e seducenti...
Divine come Sarah Bernhardt, carismatica, ammaliante attrice. Eleganti come Olivia Concha de Fontecilla, ’La signora in rosa’. Giovani e seducenti come la ragazza dell’affiche pubblicitaria delle cartine Job. Alphonse Mucha (nella foto in alto, l’opera ’Les Amants’) e Giovanni Boldini furono straordinari cantori dell’armonia e della grazia della donna: entrambi vissero negli anni ruggenti fra Otto e Novecento, divennero famosi nella Parigi della Belle Époque e seppero dar forma – ciascuno a proprio modo – all’ideale femminile del tempo, un canone di bellezza che ancora oggi ci incanta.
Non a caso, dunque, Palazzo dei Diamanti di Ferrara (fino al 20 luglio) fa ‘abbracciare’ idealmente i due artisti, riunendo due mostre: nelle undici sale dell’ala Rossetti una monografica su Mucha, uno dei padri dell’Art Nouveau, con circa 150 opere, poi nelle tre sale dell’ala Tisi un delizioso dossier di oltre 40 opere di Boldini, maestro ritrattista di signore dell’alta società.
Nato nel 1860 in Moravia, Alphonse Mucha raggiunse la fama internazionale nella Parigi fin de siècle, soprattutto grazie al sostegno di Sarah Bernhardt, regina dei palcoscenici, che gli chiese di disegnare i manifesti per i suoi spettacoli, da ’Gismonda’ a ’La Dame aux Camélias’ o ’Medea’.
La raffinatezza dei suoi soggetti, la fluidità del tratto, la tavolozza di colori pastello, ma soprattutto il senso di libertà che le sue donne impersonavano arrivarono a conquistare tutti. E lo ’stile Mucha’ divenne iconico, un linguaggio visivo in cui si intrecciavano la lezione dei Preraffaelliti, le decorazioni bizantine, le xilografie giapponesi. La mostra ci propone un’irresistibile sequenza di opere, dai manifesti pubblicitari per profumi, sigarette, dolciumi (dove la donna era sempre in primo piano) fino alle serie sulle arti e sulle stagioni. Ma anche la visione spiritualista di ’Le Pater’, personale interpretazione della preghiera del ’Padre Nostro’, e la forza delle radici negli studi per il ciclo pittorico de ’L’Epopea Slava’.
Secondo Mucha "l’arte è eterna come il progresso dell’uomo e la sua funzione è quella di accendere il cammino del mondo". Fu all’Esposizione Internazionale di Parigi, nel 1900, che sicuramente Mucha ammirò le opere di Giovanni Boldini, l’artista ferrarese arrivato nella Ville Lumière dove divenne ricercatissimo. A pennellate veloci e vibranti, Boldini seppe ritrarre le donne della sua facoltosa clientela con uno spirito nuovo: spigliate, volitive, inquiete, anche eccentriche, sempre eleganti ed emancipate.
Fra i dipinti più affascinanti, i ritratti a figura intera della contessa Suzanne Berthier de Leusse, della principessa Eulalia di Spagna, della misteriosa dama del ’Fuoco d’artificio’ e naturalmente ’La signora in rosa’ che sembra alzarsi dal divano per venire a parlarci e a conoscerci. Raccontandoci un tempo che forse vorremmo ritrovare con nostalgia. Info sul sito di Palazzo Diamanti www.palazzodiamanti.it