Il cuore verde del Casentino, culla dell’Arno tra spiritualità e mistero

Dalla Verna di San Francesco al Monte Falterona, legato ai riti degli Etruschi e alle streghe della leggenda. Terra di boschi e foreste, punteggiata da affascinanti borghi medievali

di PAOLO PELLEGRINI
5 luglio 2025
La cascata dell’Acquacheta (foto Parco Foreste)

La cascata dell’Acquacheta (foto Parco Foreste)

Sessanta chilometri di verde intenso, di chiare fresche e dolci acque – l’Arno ci nasce, e per un lungo tratto è un allegro torrentello – ma anche di turismo lento tra storia e storie.

Valle incastonata nell’Appennino toscano, tra le province di Arezzo e Firenze, il Casentino è una gemma di natura, storia e spiritualità, unita a una tradizione enogastronomica schietta e autentica. Lontano dalle folle turistiche, offre un’esperienza di viaggio profonda, fatta di borghi medievali, foreste secolari e sapori che raccontano la sua identità contadina e montana.

Il nome, pare, comparve per la prima volta intorno al Mille, ma il Casentino fu abitato da ben più lontano, si sono trovati insediamenti paleolitici ma di certo fiorì in epoca etrusca, come attesta con tutta la ricchezza dei suoi reperti il Lago degli Idoli, suggestivo specchio d’acqua a pochi passi da Capo d’Arno, la sorgente del fiume sul monte Falterona. Già, perché il cuore verde del Casentino è proprio il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, patrimonio Unesco, vero paradiso per gli amanti del trekking, con sentieri che si snodano tra faggi maestosi, abeti secolari e cascate nascoste.

Qui la natura regna sovrana, offrendo rifugio a lupi, cervi e caprioli, e regalando scenari mozzafiato in ogni stagione, dal foliage autunnale alle fioriture primaverili. Boschi e foreste che nei secoli hanno dato origine a storie e leggende dall’odore di zolfo, tra streghe e mostri e demoni vaganti. E chissà se questo fu anche motivo della nascita dei due luoghi iconici di spiritualità nel Casentino. Ecco il Monastero ed Eremo di Camaldoli, fondato da San Romualdo nel XI secolo, luogo di pace e contemplazione nel silenzio della foresta, con l’antica farmacia dove si preparano ancora prodotti erboristici secondo le ricette dei monaci. E poi il Santuario della Verna, dove Francesco d’Assisi ricevette le stimmate, rendendo il luogo meta di pellegrinaggi da secoli: incastonato nella roccia, trasuda un’aura mistica. Da non perdere la collezione delle splendide “robbiane” le terrecotte invetriate prodotte dalla famiglia fiorentina Della Robbia.

Il Casentino è anche costellato di affascinanti borghi medievali: c’è Poppi, con il suo imponente Castello dei Conti Guidi, c’è Bibbiena, con un centro storico caratteristico e chiese romaniche, e il Teatro dei Dovizi, un piccolo gioiello; ecco Stia con il Museo dell’Arte della Lana (era qui la fabbrica del Panno Casentino, oggi in serio declino), ecco Raggiolo, uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue architetture in pietra e un’atmosfera sospesa nel tempo.

E poi i piaceri per il palato. La cucina “povera”, fatta di sapori autentici. Vale da solo il viaggio il tortello “alla lastra”, di pasta fresca ripieno di patate, salumi come il Prosciutto del Casentino, presidio Slow Food, dai maiali di razza Grigio allevati allo stato brado, la carne bovina. Formaggi come il fresco e delicato raviggiolo, miele e prodotti del bosco, e da qualche anno ottimi Pinot Nero, e autoctoni come l’Orpicchio. La valle del cuore e del gusto.