IL BELLO E IL BUONO. DELLA VALLE. LUNGO IL SERCHIO

Da quel cantuccio dove Giovanni Pascoli altro non sentiva "se non le reste brusir del grano", il suono dell’ora arriva...

di REDAZIONE FIRENZE
5 luglio 2025
Da quel cantuccio dove Giovanni Pascoli altro non sentiva "se non le reste brusir del grano", il suono dell’ora arriva...

Da quel cantuccio dove Giovanni Pascoli altro non sentiva "se non le reste brusir del grano", il suono dell’ora arriva...

Da quel cantuccio dove Giovanni Pascoli altro non sentiva "se non le reste brusir del grano", il suono dell’ora arriva ancora con il vento "dal non veduto borgo montano". Da Castelvecchio appunto (in comune di Barga), e da tutti gli altri borghi che punteggiano il verde assoluto della ’Valle del Bello e del Buono’, come lo stesso poeta aveva ribattezzato la Garfagnana e la Mediavalle che giunge dolce, dolce, fino alla piana di Lucca. Il rintocco delle campane a definire il mezzogiorno o la ’novena’ scandisce un tempo che sembra essersi fermato e che riporta all’infanzia, alle cose semplici, gratuite, autentiche.

I monti e il fiume. Il Serchio che prende vita sotto le vette Apuane e, talvolta placido, talvolta impetuoso viaggia definendo una storia fatta di castelli, chiese, ponti e soprattutto popoli. Genti diverse nei dialetti e nei modi. Pronti all’accoglienza, ma forti nel difendere le loro montagne e le loro tradizioni. Da Piazza al Serchio a Vagli, da Sillano a San Romano in Garfagnana, passando per la cartolina di Isola Santa (Careggine) la storia qui è fatta di riti sacri, momenti di convivialità gastronomica (impossibile catalogare le feste e le sagre di paese, così come cristallizzare i tanti prodotti tipici garfagnini) e vecchi mestieri.

Il passato da vivere nel presente. Senza nostalgia ma con la consapevolezza che l’artigiano che impaglia le sedie o crea ceste con i salci non sia solo l’interlocutore per un souvenir, quanto un ’custode’ del saper fare che, a queste latitudini, è assai spiccato. Certo Castelnuovo, capoluogo della Garfagnana, ha tutto ciò che serve. Nella rocca in cui gli Estensi inviarono Ludovico Ariosto come loro uomo di fiducia, oggi si svolgono mostre ed eventi. Il centro merita di certo una visita approfondita.

Scendere verso Lucca e il suo ’arborato cerchio’ di dannunziana memoria, significa incontrare la fascinosa Barga, gemma di cultura, musica (Barga Jazz è un evento ormai globale) e città ’scozzese’ per definizione e nei fatti considerati i tanti emigranti che qui non hanno mai smesso di gravitare per tenere vive le loro radici. Vicino – sempre nella Mediavalle – un’altra cittadina da Belle Époque, ovvero Bagni di Lucca, località termale sulla rotta del Grand Tour e situata proprio su quella via del Brennero lungo la quale transitò anche il grande Heinrich Heine che nel suo Reisebilder dedicò a questo luogo magico un intero capitolo Die Bäder von Lucca. Il torrente Lima, che la attraversa, crea gole e canyon oggi fruibili tra arrampicata, rafting e kayak.

Brividi insomma. Come quelli che corrono sulla schiena ripensando alla storia del Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano. Le leggende sul suo nome e la sua storia si rincorrono come i visitatore che da un lato all’altro di questa particolare architettura medievale si divertono a osservare il panorama e il Serchio che languido passa di sotto. Sempre più vicino alla città. Portando al mare storie ed emozioni senza tempo.