Fascinosa. Tresigallo. La metafisica abita qui

di Giuseppe Di Matteo Ha poco meno di 4mila abitanti, ma da qualche tempo più di un curioso si ferma per...

di GIUSEPPE DI MATTEO
14 marzo 2025
di Giuseppe Di Matteo Ha poco meno di 4mila abitanti, ma da qualche tempo più di un curioso si ferma per...

di Giuseppe Di Matteo Ha poco meno di 4mila abitanti, ma da qualche tempo più di un curioso si ferma per...

di Giuseppe Di MatteoHa poco meno di 4mila abitanti, ma da qualche tempo più di un curioso si ferma per ammirarla. Perché Tresigallo, nel Ferrarese, è una perla ancora intatta dell’architettura razionalista e ha non pochi legami con Giorgio De Chirico, che però nella cittadina rifondata negli anni ‘30 da Edmondo Rossoni (1884-1965) non mise mai piede. Eppure il suo spirito c’è. Per capirlo basta guardare Piazza d’Italia Metafisica (1921): sullo sfondo s’intravede infatti la torre piezometrica che ancora oggi svetta alle spalle della casa della cultura, uno dei simboli del borgo. "Gli architetti hanno messo su pietra il genio di De Chirico. Per questo abbiamo dato a Tresigallo il titolo di Città Metafisica". Federica Gelli, uno dei soci dell’associazione Torri di Marmo, nata nel 2012, è un’esperta di Tresigallo. Che dal 2004 fa parte del Circuito delle Città D’arte oltre che della Rotta culturale del consiglio d’Europa ATRIUM. Per raccontare la storia del paese parte proprio dalla Casa della Cultura, che oggi è diventata la biblioteca comunale: "Pochi lo sanno, ma l’architettura razionalista, pur incrociando il regime fascista, non è legata unicamente al fascismo". Poi allarga lo sguardo agli edifici, che hanno la forma di grossi cilindri, trapezi, parallelepipedi: "Qui l’armonia delle proporzioni è tutto. Ma soprattutto: manca la retorica monumentale del fascismo, che prediligeva le statue ed edifici molto più imponenti. Il fascismo voleva intimorire, qui siamo invece in una città che vuole accogliere. Rossoni l’aveva pensata così". E non solo pensata. Rossoni, infatti, la rifondò nel 1935 (ma il borgo ha una storia molto più antica: il primo documento che lo riguarda risale al 1.044). Ed è un particolare non da poco: "Le città costruite ex novo dal regime comportavano lo spostamento forzato di centinaia di persone – prosegue Gelli -. Rossoni voleva un luogo in cui operai e datori di lavoro potessero vivere in armonia e senza deportazioni imposte dall’alto. Un esperimento sociale che andava oltre e contro le città di fondazione". La traccia più tangibile si (ri)trova nella grande piazza, ieri della Rivoluzione e oggi della Repubblica, che ricalca la forma di un teatro romano. O, a seconda delle interpretazioni, di una gigantesca D che richiamerebbe il duce. "Noi siamo più inclini a pensare alla forma di un teatro – spiega Gelli –; anche perché sappiamo che tra Mussolini e Rossoni i rapporti non erano certo idilliaci. Tra l’altro Rossoni rifondò Tresigallo all’oscuro del dittatore".Ed ecco il campo sportivo, moderno arco di trionfo razionalista; la casa della cultura, la sala da ballo, la casa del ricamo (che negli anni ‘30 era la sede di cucito e del ricamo delle ragazze madri), il vecchio mulino, il cimitero monumentale e, infine, il teatro del ‘900 (ieri corporativo), inaugurato nel 1935 e gestito ancora oggi dai discendenti di chi lo costruì. Il loro comune denominatore è la funzionalità. "Erano edifici pensati per il futuro – ribadisce Gelli – ed erano costruiti con materiali innovativi come l’acciaio e il cemento armato. Ma avevano anche colori precisi – per esempio il rosso pompeiano – che si adattavano alle esigenze specifiche di Tresigallo". Oggi cosa resta dell’esperimento di Rossoni? "Molto – ribadisce Gelli -; infatti più di un turista se n’è accorto. Qui ne vengono 6mila l’anno. Senza contare quelli che non passano direttamente da noi".