Valtellina da vedere e da gustare

Corse fra i vigneti, antichi borghi, ma anche bresaola e formaggio Bitto

La gara

La gara

Fascino della Valtellina d’autunno, coi vigneti ammantati dai colori dell’ocra e dell’oro, con le cantine che invitato a soste, interessanti, coi sapori di una gastronomia che ha tanto da raccontare. E’ una meta perfetta per un weekend, ricordando anche che dall’8 dicembre al 6 gennaio Sondrio si anima coi festosi Mercatini di Natale. Un itinerario fra natura e soste gustose? Arrivare in treno a Morbegno è un viaggio molto gradevole, che costeggia il lago di Como. Morbegno è una cittadina per così dire “di frontiera”, perché fino dalla prima metà del XIV secolo era centro di scambi e contatti con le genti del comasco, della pianura padana e della bergamasca, attraverso il Passo S. Marco. Ricca di storia e arte, la cittadina è divisa in due dal torrente Bitto che scende dalla Valgerola ed è famosa, con le valli laterali, per essere la patria del famosissimo formaggio Bitto. Da vedere la collegiata di S. Giovanni Battista (XVIsec.), con tele dei Ligari, del Petrini, la chiesa sconsacrata di S. Antonio, ora auditorium, il Santuario dell’Assunta,consacrato nel 1506, la chiesa di S. Rocco (1530),, Palazzo Malacrida coi i suoi colorati affreschi e il ponte di Ganda. Base per questo tour, il vicino Agriturismo La Fiorida, a Mantello, perfetto per il relax: vanta una bella e grande beauty farm dove rilassarsi dopo le passeggiate. Non solo: qui si producono ottimi formaggio (Bitto in testa) con il latte delle vacche di razza Bruna Alpina allevate, insieme a maiali e capre, nell’agriturismo. Prodotti che si possono acquistare e gustare nel ristorante stellato “La Preséf”. Intorno, quei vigneti che sono stati teatro, nei giorni scorsi, della Valtellina Wine Trail, la spettacolare gara podistica fra i filari che ha coinvolto oltre 2.500 atleti provenienti da più di 30 nazioni, sulle distanze di 42, 21 e 12 chilometri, tra i terrazzamenti del Nebbiolo, lungo le tappe di elezione per la produzione del Valtellina superiore. Una gara che è stata occasione per conoscere questo territorio, e particolarmente suggestivo è un tour in elicottero per ammirare dall’altro la corsa fra i filari, ma anche le montagne innevate. Grande festa per le premiazioni della gara a Sondrio, e in primo piano le eccellenze del territorio, come la bresaola, che ovunque è sinonimo di Valtellina. Spiega Claudio Palladi, vicepresidente del Consorzio di tutela della Igp nonché Ad di Rigamonti: “ Quest’anno abbiamo sponsorizzato la Valtellina Wine Trail non solo per far conoscere a livello internazionale la gara, ma anche per promuovere il territorio. E’ solo in questo luogo e grazie alla sua aria che è possibile realizzare un prodotto come la Bresaola della Valtellina Igp”. E’ apprezzata anche dagli sportivi per basso contenuto di grassi (dal 2 al 6 per cento), la bresaola, ma forse non abbastanza conosciuta. Così Claudio Palladi auspica una ''carta delle bresaole'' nel menu. Perché c’è bresaola e bresaola. “C'è una produzione Rigamonti con carni al 100 per cento italiane, ma in Valtellina di bovini adatti non ce ne sono abbastanza. Così produciamo bresaola con carni europee, ottima quella con Black Angus, scozzese. E ci sono le carni in arrivo soprattutto dal Brasile. Sono cinque i tagli di carne utilizzati, la parte del leone la fa la punta d'anca, taglio più nobile che rimane più morbido, mentre la gran fesa è di calibro più grande”. Preparazione, stagionatura, produzione sono tutte “made in Valtellina”. Ogni produttore ha il proprio segreto circa il mix di spezie che vengono massaggiate sulla carne, così come ha le proprie muffe, che nelle celle di stagionatura agiscono sulla carne fino a farle perdere il 50 per cento di peso. Dopo 40 giorni la bresaola è pronta per essere gustata. “Così’ come avviene con il caffè, ci stiamo attivando affinché nei negozi e nei ristoranti ogni bresaola abbia una “carta” che ne identifichi il taglio e la provenienza” conclude Claudio Palladi. Bresaola e Bitto, accoppiata vincente immancabile negli antipasti. Il cuore di Sondrio è Piazza Garibaldi, dove si affaccia il Grand Hotel della Posta, sorto nel 1862. A Sondrio da vedere la collegiata, di origine medievale ma ricostruita in stile classicista nel XVIII secolo, la vicina Torre Ligariana e il Palazzo Pretorio, d origine cinquecentesco ma molto rimaneggiato nel corso dei secoli. Ma questa è anche la terra dei pizzoccheri, e Teglio ne è il fulcro. E’ una deliziosa cittadina con veri gioielli architettonici: palazzo Besta, antica dimora cinquecentesca rinascimentale, con annesso l’Antiquarium Tellinum, la torre “De li Beli Miri”, la parrocchia di Santa Eufdemia (XV sec.), l’oratorio dei Bianchi con l’affresco di facciata “la Danza Macabra” (XV sec.), la chiesetta romanica di S. Pietro. Una passeggiata alla Torre a sera tarda è un’esperienza molto suggestiva. A Teglio c’è l’ “Accademia del pizzocchero”, nata nel 2002 per far conoscere questa gustosa pasta di grano saraceno condita con formaggio casera e parmigiano, con verze e patate lessate. A San Rocco, frazione di Teglio, un’ “accademica” mostra nella propria abitazione come si impasta il grano saraceno con la farina bianca, poi si stende la pasta, la si taglia in un modo particolare, la si mette nella pentola dove bollono patate e verza. Poi si scola il tutto, si mette in una pirofila, si condisce con burro tostato, formaggio Casera e Parmigiano. I pizzoccheri si mangiano appena preparati, sono una delizia! E per finire la gita in Valtellina in bellezza, bisogna gustare lo tzsigoiner (ottimo al ristorante Il Poggio a Poggiridenti, SO). Viene portato in tavola in grosso spiedo di legno, sospeso su una sorta di “gondola” di legno, con sopra arrotolata una sottile fettina di carne, in precedenza insaporita con una marinata. E’ cotto alla brace, lo si “addenta” direttamente dallo spiedo ed è gustosissimo: è un degno addio alla Valtellina e ai suoi sapori.  [email protected]