Livorno, spirito libero e irriverente nato sull’acqua e per l’acqua
La “Città Ideale” del Rinascimento orgoglio dei Medici, costruita intorno al porto con la sua Fortezza. Il rapporto con Venezia, il mercato delle Vettovaglie e le finte teste di Modigliani, ma anche il vecchio granaio e i moderni musei: dove andare e cosa vedere

I caratteristici fossi di Livorno, canali navigabili che attarversnao la città
“Se vuoi fare come ti pare vieni a Livorno” dice sorridendo il tassista parcheggiando un po’ così davanti all’albergo. Un modo di dire, questo, che sentiremo spesso in città. Ma non significa che i livornesi siano indisciplinati: forse dovremo scavare un poco nella storia di Livorno, per capire tante cose e assaporarne lo spirito irriverente, libero, unico. Uno spirito nato sull’acqua e per l’acqua...ecco come.
Il sogno d’acqua dei Medici
Ci sono città che sorgono sull’acqua quasi casualmente, ma non Livorno: lei è stata progettata “a tavolino”, è città sul mare e sorge “per il mare”, in un’area già individuata da Cosimo I per costruirvi un gigantesco molo, e poi concretizzata da suo figlio Francesco I, che commissionò nel 1576 il progetto della nuova città a Bernardo Buontalenti, artista, ingegnere militare ed architetto di Corte, e i lavori per la costruzione della Fortezza Nuova iniziarono il 28 marzo 1577. Livorno sarebbe stata la “Città Ideale” del Rinascimento, progettata come un pentagono, con le vie regolari e rettilinee come nelle antiche città dei romani. Con un grande fossato riempito con l’acqua marina, che la circonda.

Così Livorno divenne un rilevante centro economico frequentato da mercanti provenienti da disparate provenienze, in virtù della “Costituzione Livornina” o “Leggi Livornine” di Ferdinando I de’ Medici del 1593, che concedeva a tutti i mercanti stranieri che si trasferissero in Livorno una ampia serie di privilegi ed immunità. Nel 1676 la città fu ufficialmente dichiarata porto franco, ed era possibile commerciare senza pagare dazi in entrata o in uscita. E Livorno attraeva mercanti da tutto il mondo: arrivarono greci, francesi, olandesi, portoghesi, ebrei. La comunità ebraica fu la più numerosa e la più importante economicamente.
I privilegi elargiti con le “Costituzioni Livornine” del 1591 e 1593 erano dirette a richiamare a Livorno gli ebrei ispano-portoghesi che erano stati espulsi dalla penisola iberica alla fine del sec. XV, e permisero a questi ultimi di raggiungere a Livorno una floridezza economica. Si distinsero come artigiani abilissimi nel lavorare il corallo, e un sintomo dell’apertura di Livorno è anche nel fatto che gli ebrei non siano mai stati confinati in un ghetto. Sarà per i trascorsi “tax free” e questo mix di gente da tutto il mondo che nasce il detto che a Livorno si può fare quel che si vuole?
In battello lungo i fossi

Per iniziare la scoperta di questa Livorno sull’acqua non c’è niente di meglio di un giro in battello lungo i “fossi”, i canali navigabili che attraversano il centro storico della città, voluti dai Granduchi di Toscana e costruiti a partire dal 1577 per scopi militari e di bonifica. Una curiosità: i Medici erano ghiotti di ostriche e le facevano allevare proprio nei fossi che, dragati e puliti con regolarità, favorivano il ricambio delle acque grazie al flusso e riflusso delle maree. L’attività di ostricaro, che comprendeva l’allevamento e il commercio delle ostriche, erta molto importante e si svolse fra il XVII e il XIX secolo. I fossi medicei attraversano diverse zone di Livorno, tra cui il Quartiere Venezia, il Mercato delle Vettovaglie, la Fortezza Nuova e il Fosso Reale.
Passando da qui non si può non ricordare la beffa delle teste di Modigliani. La tradizione vuole che Amedeo Modigliani, sconfortato dai poco lusinghieri giudizi degli amici, abbia gettato nel Fosso Reale, nel tratto compreso tra il Mercato delle Vettovaglie e la Chiesa degli Olandesi, alcune sue sculture. Poi nei primi anni Ottanta furono avviate le opere per la loro ricerca, e furono rinvenute tre teste, che illustri critici attribuirono al maestro, ma che si rivelarono dei falsi, due opere di un artista e una di giovani studenti: tutti avevano voluto scherzare e non avrebbero mai pensato di venire presi sul serio!

Una curiosità: in battello si percorre il Fosso Reale e si passa per il Voltone, un tratto di canale sotto piazza della Repubblica, che più che una piazza, è un grande ponte (è la piazza-ponte più grande d’Europa, larga 242 metri), costruito nell’Ottocento su progetto dell’ingegnere elbano Luigi Bettarini. Fa una certa impressione navigare sotto una piazza che si intravvede dalle griglie sovrastanti al ponte ...che è la piazza stessa! Ad oggi il Fosso Reale e i canali della Venezia Nuova hanno perso l’originaria valenza commerciale e sono utilizzati principalmente per il ricovero di piccole imbarcazioni (ben 1500 - 2000 posti barca).
Per gli itinerari in battello per i visitatori, disponibili tutto l’anno, il punto d’imbarco principale si trova in piazza del Pamiglione, di fronte al monumento dei Quattro mori, in piazza Micheli, che celebra le vittorie del granduca Ferdinando I de’ Medici e dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano sui corsari che imperversavano e razziavano le coste toscane.
Quartiere Venezia
Ci si passa in battello nel Quartiere Venezia, ma è interessante andarci anche a piedi, e molti si chiedono cosa abbia a che fare il nome con Livorno. E ancora ci ritroviamo alle prese con l’acqua. Infatti qui ci sono magazzini e abitazioni alle spalle del porto dal quale arrivavano le merci lungo i canali. Ci fu quindi la necessità di costruire stabili con fondamenta sull’acqua così vennero ingaggiate maestranze veneziane, esperte a lavorare su quei fondali, così il quartiere divenne Venezia Nuova. Poi l’area si ingrandì nel XVIII secolo, quando furono costruiti importanti edifici e imponenti palazzi, come il Palazzo Huigsens ancora oggi esempio di come le merci venissero portate dal canale ai piani dei magazzini.
Nel quartiere della Nuova Venezia troviamo la chiesa di Santa Caterina, del 1753, con facciata incompleta e cupola ottagonale alta 63 metri, che vanta sull’altare maggiore il quadro Incoronazione della Vergine di Giorgio Vasari. Sempre nella Nuova Venezia troviamo il Museo della Città-Polo Culturale Bottini dell’Olio, ospitato in un edificio costruito tra il 1698 e il 1704, un grande ex deposito oleario Settecentesco voluto da Cosimo III, con ampi ambienti e volte a crociera, pensato come deposito dell’olio con oltre 200 duecento bottini-cisterna che i mercanti affittavano per custodire l’olio sbarcato dalle navi. Oggi nel Museo troviamo collezioni di arte antica, medievale, moderna e contemporanea. È articolato nell’edificio dei Bottini dell’Olio, e nell’attigua chiesa barocca sconsacrata.
Fortezza Vecchia, la culla della città

Se Livorno è diventata città, deve molto alla sua Fortezza Vecchia, perché qui, vicino al Porto Mediceo, si è sviluppato il primo nucleo urbano, infatti il primo nucleo risale al Medioevo. La fortezza vera e propria fu costruita intorno al 1500, quando la famiglia de’ Medici avviò una trasformazione radicale della città e delle sue fortificazioni e affidò i lavori a uno dei più illustri architetti militari del tempo: Antonio da Sangallo il Vecchio. E’ costituita da tre bastioni: l’Ampolletta, rivolto verso la città, la Canaviglia verso il porto e la Capitana verso nord est. I lavori iniziarono nel 1519 e terminarono nel 1534. Nel 1769, sotto la dominazione dei Lorena, la Fortezza Vecchia divenne una caserma militare.

La Seconda guerra mondiale causò alla Fortezza danni enormi e, a partire dagli anni Settanta, è stato avviato un progetto di restauro, e oggi è visitabile ed ospita eventi, molti dentro il Bastione Canaviglia dall’ottima acustica. Una curiosità: dal Molo del Soccorso, oggi approdo per alcuni giri turistici, salpò Maria de’ Medici il 17 ottobre 1600 a bordo di una galea chiamata “Reale” diretta a Marsiglia e poi a Parigi per sposare Enrico IV di Borbone.
I Medici ai Granai di Villa Mimbelli

I Granai di Villa Mimbelli, nel grande parco dell’omonima villa dell’ ’800, un tempo ospitavano derrate alimentari e oggi sono sede del Museo Mediceo, inaugurato il 21 marzo scorso, che attraverso molteplici dipinti ma anche oggetti e documenti ripercorre la storia dei Medici e il loro legame con Livorno. Nella vicina villa principale c’è il Museo Civico Giovanni Fattori, oggi chiuso: apertura prevista per settembre.
Il Museo della città e le finte teste di Modigliani

Il Museo della Città è un vero viaggio nell’arte antica, medioevale, moderna e contemporanea: inaugurato il 30 aprile 2018, fa parte del Polo Culturale Bottini dell’Olio, incastonato nel cuore dello storico quartiere della Venezia Nuova. La struttura museale è nell’antico edificio dei Bottini dell’Olio, ristrutturato e ampliato, un grande deposito oleario del ‘700 voluto da Cosimo III con ampi ambienti e volte a crociera, un tempo adibiti alla conservazione dell’olio ed oggi luogo dedicato a mostre temporanee.

Il nuovo Museo della Città conta anche una preziosa collezione permanente d’arte contemporanea, negli interni barocchi della chiesa sconsacrata di piazza del Luogo Pio, a fianco dei Bottini dell’Olio e con questi collegata, che ospita nelle sue sale dipinti e sculture di artisti italiani famosi a livello internazionale. Una curiosità: al Museo sono esposte le finte teste di Modigliani, che attirano anche oggi l’interesse di moltissimi visitatori.
Il Cisternone

In tema di acqua è d’obbligo citare il Cisternone, un gigantesco serbatoio d’acqua in stile neoclassico edificato nella prima metà del XIX dall’architetto Pasquale Poccianti, per l’approvvigionamento idrico di Livorno. E’ tutt’ora in funzione e lo si può visitare solo in certe occasioni, ed è davvero suggestivo, suddiviso in una serie di navate composte da ordini di pilastri tuscanici che sorreggono le volte a vela della copertura e rappresentano uno spettacolo fantastico. Oggi la vasca consente di raggiungere la piena capienza di 11.000 metri cubi d’acqua.
Tramonto sulla Terrazza Mascagni

Costruzione iniziata nei primi anni del XX secolo e dedicata al compositore livornese Pietro Mascagni, la Terrazza Mascagni è una grande piazza a scacchiera che si affaccia sul mare, con 34.800 piastrelle bianche e nere, delimitata da una balaustra composta da 4.100 colonnine. Qui si viene per passeggiare, gustare un gelato, ammirare il tramonto e scorgere, nei giorni limpidi, le isole dell’Arcipelago Toscano.
All’Acquario fra squali e razze socievoli
Per restare in tema d’acqua, vicino alla Terrazza, nel Piazzale Mascagni, troviamo l’Acquario di Livorno, un percorso fra pesci e non solo che si sviluppa su due piani e su una superficie espositiva di circa 3.000 mq. Al piano terra 34 vasche espositive, le tartarughe verdi Ari e Cuba, il pesce Napoleone, gli squali zebra, i cavallucci, le meduse e tanto altro. Al primo piano, un rettilario con le formiche tagliafoglia, il camaleonte, l’iguana, la rana freccia e tanti altri esemplari.

Si possono vedere da vicino squali, pesci farfalla, pagliaccio e bandiera, cavallucci marini, meduse, rettili e anfibi ma anche conoscere meglio i cosiddetti “pesci poveri”, approfondire i filoni di ricerca sull’ecologia del mare e delle attività del centro di recupero e riabilitazione delle tartarughe marine. Un paradiso per grandi e piccini. Una curiosità: in una vasca aperta nuota una razza che affiora in superficie quando ci avviciniamo, perché vuole essere accarezzata! C’è da diventare vegetariani.
Montenero, la Madonnina che protegge i marinai
Una funicolare parte da Livorno e porta in pochi minuti su un colle speciale, Montenero, che domina il mare e il porto: qui sorge il santuario dedicato alla Madonna delle Grazie, uno dei luoghi più amati non solo dai livornesi. La Madonnina infatti è la patrona della Toscana e la ricorrenza è il 15 maggio. La leggenda vuole far risalire le origini del santuario al 15 maggio 1345, festa di Pentecoste, quando un pastorello storpio trovò l’immagine miracolosa della Vergine Maria che lo guidò sul colle di Montenero.

La storia invece vuole che fu il pittore Iacopo di Michele detto Gera, a dipingere l’immagine che arrivò a Livorno intorno al 1341. Oggi nel santuario si conservano oltre 700 ex voto pittorici, la datazione di queste tavolette votive è recente, a partire dai primi anni del 1800 ad oggi. La maggior parte riguarda grazie ricevute da marinai, non per niente la Madonnina è la “stella maris”... e torniamo così al tema dell’acqua.
Sapore di mare al Mercato delle Vettovaglie

Il Mercato delle Vettovaglie, o Mercato Centrale o Coperto, si trova sugli Scali Aurelio Saffi lungo il Fosso Reale di Livorno. La vicinanza alla via d’acqua risulta indispensabile per il rifornimento e l’esportazione dei beni venduti all’interno dell’edificio, ed ecco che anche qui ci ricolleghiamo al concetto di Livorno città d’acqua. E’ stato realizzato seguendo in parte il modello delle vecchie Halles parigine ed è, come dimensioni, la seconda struttura mercantile in Europa (la più grande è a Riga, in Lettonia). È una delle più interessanti costruzioni livornesi della seconda metà del XIX secolo, che risente dell’influenza delle grandi architetture del ferro e del vetro ottocentesche.
Oggi qui si possono acquistare i tipici prodotti locali, che si possono gustare all’Osteria delle Vettovaglie dove il patron Fabio Baroncini racconta la storia delle cose buone che mangiamo. A cominciare dal 5 e 5, il panino – una baguette detta pan francese, o una schiaccia - ripiena con la torta di ceci a piacere accompagnata da melanzane. Si dice che durante la Battaglia della Meloria, tra Genova e Pisa nel 1284, una nave a causa di un fortunale ebbe grossi danni al carico di ceci, che si bagnarono ma poi asciugandosi al sole risultarono gustosi. Nasceva la torta di ceci, il cui nome risale al 1930 circa, quando sia il prezzo del pane che quello della torta di ceci erano di 5 centesimi di lira.

Qui apprendiamo che tutto quel che, come il cacciucco e affini, è a base di pomodoro – portato nel ‘600 dagli ebrei sefarditi provenienti dalla Spagna - è “alla livornese”, ma ci sono anche altre conservazioni tipo quelle sotto aceto per acciughe, sgombri, aringhe. Altri indirizzi per gustare i piatti tipici livornesi sono “Pane e tulipani” e “La cantina senese”, entrambi offrono pesce freschissimo, anche locale, in ambienti piacevolmente informali.
Dalla Biennale dell’ Acqua a Effetto Venezia
Questa città che vive nell’acqua e con l’acqua non poteva farne il tema di eventi importanti. Così a maggio scorso “Blu Livorno”, la prima “Biennale del mare e dell’acqua”, ha avuto come tema conduttore l’attenzione all’ambiente, un’occasione per approfondire temi tecnico-scientifici legati al mare, ma anche una manifestazione aperta al pubblico, con spettacoli, mostre, tour.
Ora il prossimo appuntamento è più ludico e prettamente estivo, “Effetto Venezia”, che festeggia i 40 anni dal 30 luglio al 3 agosto 2025. Avrà la guida della cantautrice Grazia Di Michele, tema “Quello che le donne ci dicono”, con un cartellone di oltre 160 a tra concerti, talk, progetti speciali, contest musicali, recital, seminari, esibizioni di strada, e mostre, la scorsa edizione ha visto oltre 115mila visitatori in cinque giorni.