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Tenuta Olianas esplora il potenziale naturale del Cannonau di Sardegna

di MICHELE MEZZANZANICA -
14 dicembre 2022
Tenuta olianas

Tenuta olianas

Servono passione e determinazione, occorrono visione e competenze, ma soprattutto non può mancare il rispetto del luogo e della cultura locale. Tutti aspetti che la famiglia Casadei, dna fortemente toscano con due tenute in Maremma e nel Chianti, ha saputo cogliere e sviluppare quando, nel 2000, ha messo in piedi la Tenuta Olianas a Gergei, nel Sarcidano, cuore della Sardegna rurale. Qui, in una zona vocata ma non particolarmente rinomata per i vini, Stefano Casadei ha deciso di piantare e sperimentare, puntando esclusivamente sui vitigni autoctoni. Il celebre Cannonau soprattutto, prodotto in ben cinque versioni, cui vanno aggiunti il Rosato e Rosato Brut (tagliati col 20% di Vermentino). Rispetto del territorio, dunque, con la valorizzazione dei vitigni autoctoni (anche i meno conosciuti Semidano e Bovale) e soprattutto con una conduzione agricola rigorosa e rispettosa, grazie al metodo Biointegrale, un insieme di tecniche di coltura e vinificazione che va oltre i dettami del biologico e del biodinamico. Un esempio? Nell’agricoltura biodinamica è consentito l’utilizzo fino a 3 kg di rame per ettaro, alla Tenuta Olianas non si superano gli 1,2 kg. A coordinare il lavoro è il giovane enologo Alfredo Figus, sardo doc, competente e innamorato della sua terra. Dalla Toscana e dall’esperienza Casadei arriva l’approccio scientifico, a partire dall’accurato studio dei suoli, ad opera dell’agronomo Stefano Pinzauti, braccio destro di Stefano Casadei in numerose avventure enologiche in Italia e all’estero. E proprio da un attento studio di zonazione nasce l’ultimo progetto di Tenuta Olianas, ‘sa terra nosta’, che ha dato la luce ai due nuovi Cannonau di Sardegna, Su Craru 2020 e S’Iscuru 2020, messi in commercio lo scorso novembre. Due vini figli dello stesso vitigno e di due vigneti vicini, ma piantati su suoli molto diversi. Su Craru, il chiaro, proviene da terreni calcarei, di marne arenacee e siltose; S’Iscuru, lo scuro, nasce da suolo vulcanico. Anche l’affinamento è lo stesso, in anfora (di ceramica, perché garantisce migliore uniformità rispetto alla terracotta), ma nel bicchiere la differenza salta subito all’occhio fin dalla colorazione, per poi ampliarsi al naso e al palato. Vini sperimentali, li chiama Stefano Casadei. Sicuramente non per tutte le tasche (48-50 euro il prezzo in enoteca), certamente interessanti per appassionati e wine lover a caccia di qualche bottiglia fuori dai canoni tradizionali. Nome ed etichetta sono stati scelti da Valentina Luiu e Gabriele Onnis, studenti dello Ied di Cagliari coinvolti attraverso un concorso, a conferma del pieno coinvolgimento del territorio e del tessuto sociale isolano nel progetto Olianas.