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Tenuta Casadei brinda a Filare 23 e Le Petit, i nuovi frutti dell'approccio Biontegrale

1 agosto 2022
Filare 23 e Le Petit

Filare 23 e Le Petit

Suvereto (Livorno) - Iconici, territoriali, internazionali, che svelano da nuovi punti di vista l’alta vocazione alla qualità dell’areale di Suvereto, in Alta Maremma. Nel firmamento enologico di Tenuta Casadei brillano due nuove stelle. Si chiamano Filare 23 e Le Petit e sono le ultime creazioni di Stefano Casadei e dell’approccio Biontegrale, al centro del suo stile produttivo: una filosofia di vita improntata alla salvaguardia della natura. Filare 23 e Le Petit, un Viognier e un Petit Manseng in purezza, sono vini sorprendenti e originali perché sanno essere innovativi ed arcaici, allo stesso tempo. Sono nati entrambi nel solco di un complesso e fecondo progetto di ricerca dell’eccellenza sublimato dalla filosofia Biointegrale: un approccio etico e altamente consapevole di viticoltura di precisione, che combina il lavoro dell’uomo con la natura e l’ecosistema circostante per realizzare vini dotati di profonda autenticità e personalità. Sono due vini d’autore, due interpretazioni enologicamente molto raffinate e libere da schemi precostituiti, ma capaci di trattenere e valorizzare le espressioni più autentiche dell’interazione vitigno/terroir dentro lo specifico contesto della tenuta Casadei, una vera e propria tenuta-giardino tra le colline e il mare, che opera nel rispetto della natura e della biodiversità. Un territorio dal clima ideale, ricco di minerali e suoli di origine alluvionale, su pendii che digradano verso il mare, lontano solo 13 chilometri. È qui che dalla terrazza della tenuta si può ammirare un paesaggio fecondo in tutte le stagioni grazie alle perfette geometrie create dai vigneti, dagli alberi da frutto, dall’orto e dalle piante officinali che segnano i confini della tenuta. toscana suvereto vino“Filare 23 e Le Petit nascono dallo studio delle interazioni del Viognier e del Petit Manseng con il terroir della nostra Tenuta – afferma Stefano Casadei, anima del progetto produttivo - la conoscenza maturata nel corso degli anni delle peculiarità di questo areale, che ha caratteristiche pedoclimatiche ideali per apportare un contributo di grande originalità, ci ha guidato nella scelta specifica dell’esposizione e del tipo di suolo con l’obiettivo di dare freschezza, mineralità e profondità a questi vini.” Anche questa volta si parte dalla valorizzazione di un terroir come quello di Suvereto attraverso l’interpretazione personalissima di varietà internazionali: il senso della sfida è proprio quello di plasmare, qui dove il territorio dell'alta Maremma diventa dimora di due uve di gran carattere, vini esclusivi e diversi. Ed è proprio qui che Stefano Casadei e Fred Cline, agli inizi degli anni 2000, hanno trovato il luogo ideale in grado di esaltare le caratteristiche varietali di queste e altre varietà internazionali che grazie all’approccio Biointegrale® si arricchiscono di incisive sfumature territoriali capaci di esaltare il loro profilo varietale. Filare 23 è ottenuto dalla vinificazione in purezza del Viognier, vitigno diffuso nel Rodano meridionale che qui riesce a coniugare la sua naturale esuberanza olfattiva ad una trama gustativa quasi salina, come diretta derivazione del terroir di Suvereto. Dopo la vendemmia manuale, la fermentazione è svolta in tonneaux di rovere nuovi, la cui tostatura dona complessità al vino, senza velare le peculiarità varietali del Viognier. Durante questa fase di vinificazione, vengono aggiunti acini interi (circa il 15% del peso complessivo) nel mosto. Ne scaturisce un vino di grande personalità, ricco e strutturato, di grande freschezza e dinamicità al palato, ideale da abbinare a preparazioni elaborate, come dei guazzetti di pesce, o piatti della cucina orientale. Le Petit è una piccola produzione di pregio ottenuta con il Petit Manseng, vitigno tipico della regione pirenaica del Jurancon. Questo vino nasce da un appassimento naturale delle uve in pianta e l’elemento che ne caratterizza la vinificazione è l’uso dell’anfora. Un metodo produttivo che affonda le sue radici nella storia arcaica, che Stefano Casadei ha riscoperto in un viaggio in Azerbaijan nel 2007 decidendo di utilizzarla nella cultura del Biointegrale per dare maggiore espressività territoriale ai vini. L’anfora, infatti, grazie alla sua porosità consente una buona ossigenazione e garantisce un’ideale conservazione/affinamento del vino, che promuove l’espressione dei caratteri aromatici varietali. Dopo la vendemmia manuale del Petit Manseng, che avviene entro la fine di ottobre, la vinificazione è svolta in anfore di terracotta dell’Impruneta, prodotte nella zona del Chianti Fiorentino a rimarcare idealmente l’essenza territoriale di questa nuova etichetta. Dopo la fermentazione il vino riposa ancora in anfora ed in parte in barrique. L’affinamento è completato da un’ulteriore maturazione in bottiglia per sei mesi. Ricco di sfumature che richiamano i datteri, le albicocche disidratate e la marmellata d’agrumi, questa vendemmia tardiva riesce a mantenere il sorso in perfetto equilibrio tra richiami dolci e sensazioni fresche. Ideale è l’abbinamento con formaggi di buona stagionatura erborinati e non troppo piccanti. Si presta idealmente ad essere bevuto in buona compagnia come vino da meditazione.