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Sardegna, i fantasmi dell’Ogliastra

di RICCARDO JANNELLO -
20 settembre 2022
ruins of the ghost town of Gairo, central Sardinia

ruins of the ghost town of Gairo, central Sardinia

Alluvioni e smottamenti hanno portato a fare di Gairo Vecchio una città fantasma - la più intrigante della Sardegna - e allo stesso momento un luogo perso nel tempo da visitare e godere in tutta la sua bellezza, paesaggistica e per le sue case diroccate che disegnano un percorso nel quale immergersi in quelle che erano le abitudini del passato. Fra l’altro i muri interni rosa e blu - tipici di queste abitazioni - risaltano fra il verde dei boschi e il colore della montagna in questa dura terra di Ogliastra. L’abbandono cominciò nel 1951, ma fu nel 1963 che il paese si svuotò. Gli abitanti scelsero di salire di qualche decina di metri e costruire, a 670 metri sul livello del mare, la più sicura Gairo Sant’Elena; o scendere addirittura al mare per trasferirsi in quella che ora è Cardedu. Attualmente il Comune, di per sé molto vasto, conta però solo poco meno di 1.500 abitanti. Sono però molti i visitatori: un modo davvero interessante per giungere a Gairo è il Trenino Verde della Sardegna, che propone viaggi partendo la mattina da Arbatax. Il percorso già di per sé è un modo molto bello per conoscere la Sardegna più selvaggia, ma allo stesso tempo più vera. Una sosta si compie a Elini con uno sguardo mozzafiato verso la costa, quindi in direzione di Arzana il paesaggio cambia, immerso nella vegetazione fino a Gairo Taquisara, la stazione dalla quale si può giungere a Gairo Vecchio con il pullman (a piedi può essere faticoso). Quindi la camminata fra le rovine della città fantasma: vicoli, scalinate, edifici a due piani con finestre, scale, caminetti e altri piccoli segni di quella che un tempo doveva essere la vita a Gairo e in genere nell’Ogliastra. Se con la bella stagione si possono ammirare i colori tutt’intorno, in autunno e inverno, nelle giornate fredde e nebbiose, si ha l’impressione di aggirarsi in un’atmosfera incantata, come avvolti dalla nebbia del passato. Una vista generosa si ha anche da Osini, provenendo da sud con un pullman o in auto, all’altezza di Osini Vecchio si possono ammirare distintamente dalla parte opposta della vallata sia il borgo vecchio sia quello nuovo più in alto. Di Gairo si ha notizia fin dall’epoca nuragica e infatti non si può lasciare la zona senza fermarsi, tornando alla stazioncina di Taquisara, a visitare il complesso del Nuraghe Serbissi, risalente ai secoli fra il XVIII e il X a. C., costruito sopra una grotta naturale calcarea a due entrate e che divide i territori di Gairo e Osini.