
“La Sicilia non è l’Italia” recitano molto graffiti sui muri della città di Palermo, dando voce al sentimento diffuso sull’isola di estraneità, o comunque profonda distanza, sia fisica che culturale dal resto del Bel paese. Del resto, la famosa “Teoria della Sicilia” dell’artista Franco Battiato e del filosofo, e suo amico, Manlio Sgalambro recitava:
“Là dove domina l’elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell’isola è segnata da questa certezza; un’isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull’instabile. (…) Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l’estinzione. L’angoscia dello stare in un’isola, come modo di vivere, rivela l’impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale. (…) La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori. Ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda. Vanità delle vanità è ogni storia! La presenza della catastrofe nell’anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo tedium storico, fattispecie nel Nirvana”.
Dominazioni straniere ed eredità
Profondamente influenzata dalle cultura greca e da quella latina, e poi bizantina, araba, normanna e dalla dominazione spagnola la città portuale capoluogo della Sicilia è nota per il suo particolare dialetto, per il suo street food, per la ricchezza e la varietà dei monumenti e dei palazzi che sorgono fra le vie del centro e dei vari paesi della provincia, per le chiese medioevali e barocche, per lo splendore sbiadito e – meno felicemente – per la celeberrima e pregiudiziale associazione con la Mafia. Negli ultimi anni la città sta vivendo un risveglio culturale ambizioso, in cui la tradizione viene reinterpretata e valorizzata in chiava contemporanea. Si è assistito, e si assiste tuttora, così, alla nascita e alla diffusione di ristoranti di alto profilo, locali che propongono vini naturali ed etichette di nicchia, importanti interventi di restauro e riapertura di palazzi storici chiusi per decenni.
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Il centro storico
Palermo è una città dal centro storico compatto e in gran parte pedonale che fiorisce intorno a due assi principali: Corso Vittorio Emanuele e Via Maqueda. Tra le tappe da non perdere c’è sicuramente Palazzo Butera (https://palazzobutera.it/it/collezioni), palazzo aristocratico storico e museo artistico privato riaperto nel 2021 dopo anni di ristrutturazione. Sorge all’interno del quartiere storico della Kalsa e si affaccia sul Foro Italico, è stato costruito fra il XVIII e il XIX secolo e attualmente ospita la collezione di Francesca e Michele Valsecchi, una coppia italiana di collezionisti che ha raccolto opere pregevoli nell’arco di circa cinquant’anni.
Shopping e cibo…
Per mangiare, invece, sempre nei dintorni valgono la pena il ristorante Cicala, in via Sant’Alessandro 29, che propone una cucina territoriale ben rivisitata e ottime etichette, il Doba Restaurante e Terrace, che sorge all’interno di Palazzo Sovrana, di fronte l’imponente Teatro Massimo. Per chi, poi, volesse concedersi un’esperienza stellata si segnalano Gaggini www.gaginirestaurant.com in pieno centro storico, e il Charleston a Mondello (www.ristorantecharleston.com).
Gli amanti del vino, invece, troveranno pane per i propri denti Dal Barone, mecca palermitana per i vini naturali (www.dalbaronevino.it). Per quanto riguarda il cibo di strada si segnalano la rosticceria i Cuochini, in via Ruggero Settimo, poco lontano dal teatro Politeama, e Arianna, bottega gastronomica che sorge dentro il mercato del Capo. Per i dolci, esperienza golosa, barocca e imperdibile nel capoluogo siciliano, segnaliamo Cappello, Matranga e Costa, e, fuori dal centro, in Da José, in Via Messina Marine 267. Per il gelato, infine, senza ombra di dubbio, quello del maestro gelatiere Antonio Cappadonia, le cui gelaterie si trovano in centro: una in Piazzetta Francesco Bagnasco 29, fra il teatro Massimo e il Politeama, e l’altra in Via Vittorio Emanuele 401 a pochi passi dalla Cattedrale.