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'L’occhio in gioco': a Padova effetti ottici, inganni d’arte e giochi cromatici

di STEFANO MARCHETTI -
9 ottobre 2022
L'occhio in gioco

L'occhio in gioco

Fra il trecentesco ’Tractatus astrarii’ di Giovanni Dondi, autore dell’orologio astronomico con il movimento dei pianeti, e la copertina di 'Space Oddity', album iconico di David Bowie (1969), con la grafica optical dl Victor Vasarely, corrono più di sei secoli. Eppure la ‘magia’ è la stessa: lungo la storia, tanti artisti si sono confrontati con il movimento, la percezione, l’illusione ottica, e perfino l’inganno delle forme e dei colori. Ed è proprio su questo percorso che ci conduce 'L’occhio in gioco', la grande mostra che fino al 26 febbraio 2023 al Palazzo del Monte di Pietà di Padova, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ci invita a lasciarci sorprendere e stupire da più di 400 opere che solleticano la visione e il pensiero. Organizzata per gli 800 anni dell’ateneo, dove anche Galileo Galilei tenne i suoi insegnamenti dal 1592, la mostra – che si muove fra arte e scienza – intreccia gli studi sulla psicologia della percezione, eccellenza di Padova, con il lavoro di artisti che si sono confrontati con questi ‘meccanismi’: perché l’occhio guarda, cattura, ordina, ma può essere imbrogliato. E anche l’apparente rigore di linee geometriche può nascondere un effetto ottico o una distorsione. Nella sezione storica, a cura di Luca Massimo Barbero, si incontrano firme illustri, Giacomo Balla con la ’Bambina che corre sul balcone’ (1912) e Marcel Duchamp con i suoi ’Rotoreliefs’ (1935), dischi che roteando offrono l’illusione della profondità, e ancora la ’Luna gialla’, fra i celebri ‘mobili’ di Alexander Calder, e il ’Grey scramble’ di Frank Stella. Inoltre Kandinskij, Seurat, Klee, Boccioni. È una mostra che si lascia ammirare ma ci invita – appunto – a incantarci con gli specchi alteranti di Anish Kapoor oppure con  caleidoscopi e lanterne magiche. In queste forme di arte partecipata, lo spettatore – anche senza accorgersene – diventa protagonista, ed è come se ‘entrasse’ nell’opera, e ne fosse un elemento chiave. Una mostra nella mostra esplora le opere del Gruppo N, che negli anni ‘60 del secolo scorso fu costituito a Padova da Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi, e insieme a Marina Apollonio fu protagonista della nuova tendenza ottico-cinetica. Per approfondire una storia che non finisce mai di rimettersi (e rimetterci) in gioco. Info: www.palazzodelmontepadova.com