Andar per masserie, incanto di Puglia
La riconosci da lontano per via del suo profilo bianchissimo, ma non solo. La masseria Amastuola, risalente al 1400, è una delle regine di pietra del parco regionale Terra delle Gravine e si trova nel territorio delle cosiddette ‘cento masserie’ di Crispiano, nel Tarantino, che accoglie nel suo ventre 104 edifici storici. Fino a qualche anno fa la struttura era un ammasso di ruderi; oggi, grazie alla tenacia della famiglia Montanaro, che l’ha acquistata nel 2003, è stata recuperata e riconvertita in un albergo di lusso. Tremila metri quadri e 18 camere in tutto (nove al primo piano e altrettante ricavate dai vecchi ovili) idealmente protese verso il golfo di Taranto, con i muretti a secco a far loro compagnia. Ma la masseria Amastuola vanta anche altre chicche: è infatti un’area archeologica di grande interesse, e ad accorgersene è stato soprattutto il Centro di Archeologia della VU-Università di Amsterdam. Posizionato a sud dei luoghi dove furono ritrovati i preziosi Ori di Taranto e a poche centinaia di metri dalla necropoli di Accetta, con i suoi rinomati dolmen paleolitici, l’edificio è inoltre immerso in un paradiso composto da 1.500 ulivi, molti dei quali secolari (alcuni di questi, datati e censiti dal Cnr di Perugia, hanno 800 anni), che sono stati sistemati all’interno di apposite ‘isole’. Per non parlare del vigneto-giardino progettato dal paesaggista Fernando Caruncho, con le spalliere delle viti a disegnare sotto il cielo onde armoniche e parallele che si susseguono per tre chilometri. “I lavori di restauro sono stati lunghi e faticosi, ma ci hanno permesso di ottenere una struttura ricettiva elegante e all’avanguardia”, sottolinea Filippo Montanaro, proprietario della masseria Amastuola, che negli anni ha tirato su pure una cantina di vini che, tra bianchi, rossi e rosati, conta una dozzina di etichette, tutte rigorosamente biologiche. Pure la produzione dell’olio da queste parti è una cosa seria, e per i più curiosi, anche grazie al supporto di una serie di associazioni e operatori locali, c’è la possibilità di trascorrere una giornata alla scoperta dei segreti più intimi dell’oro verde di Puglia. “Le olive le raccogliamo rispettando le usanze dei nostri antenati, anche se poi è intervenuta la tecnologia”, racconta Luciano Paciulli, presidente della Pro Loco di Crispiano. Questo più o meno il rituale, che generalmente comincia a ottobre ma a Crispiano anche più in là, a inizio novembre: una volta arrivati in campagna, si adagiano alcune grosse reti nei pressi dell’albero prescelto; la raccolta delle olive avviene in modo circolare per mezzo di alcuni scuotitori elettrici o piccoli rastrelli. Le olive vengono poi messe in alcune ceste di vimini e portate al frantoio. “È un’esperienza coinvolgente perché spesso partecipa tutta famiglia, dal nonno all’ultimo dei nipoti - spiega Paciulli -. E ognuno ha il suo compito preciso”. Un mare vero, ricco di storie e antichi costumi, che non ha nulla da invidiare al rinomato collega cristallino.