Lombardia, la grande bellezza tra città d’arte e borghi incantati

Non c’è un solo centro abitato che non riservi sorprese e ogni visita finisce per rivelare particolari aspetti inediti

Gromo

Gromo

L’ideale? Immortalarle all’alba quando la luce obliqua delle prime del mattino non riesce a sbarazzarsi delle ombre che si proiettano sulle case, sui palazzi, sulle strade e l’immagine di ritorno, quasi cinematografica, mostra piani di colore diversi. È la grande magia delle “Cult City” lombarde, ovvero delle città d’arte, la stessa che appartiene alle tante e piccole località della regione che brillano fra “I borghi più belli d’Italia” e le “Bandiere Arancione” del Touring Club. Perché non contano le dimensioni, il numero di abitanti, lo skyline. Nemmeno la competizione. Certo, i complimenti fanno sempre piacere. Ma la “grande bellezza” è un fil rouge che le accomuna. E in una visione circolare del turismo colto ed esplorativo, ognuno di queste polis rimanda ad un’altra: Bergamo e Brescia,Mantova e Cremona, Lodi e Pavia, Lecco e Sondrio, Como e Varese, la grande Milano e la vicina Monza.  Semmai, a pesare è altro: la coerenza estetica, la conservazione del patrimonio storico, la capacità di raccontarsi e incuriosire i visitatori. E in questo, le dodici “capitali d’Arte” della Lombardia rivelano talento. Quello che serve anche adesso, per attirare turisti e vacanzieri: condizioni ottimali di sicurezza igienico-sanitaria ma anche pretesti per tornare ad esplorarle. Che peraltro non mancano ed è un indubbio segno di rinascita.  Come rivela Monza che si promette un’estate alla grande, con la mostra “Le Immagini della fantasia” ai Musei Civici e la riapertura della Reggia con il suo parco. E come dimostra Milano, dove non si contano le visite guidate, i musei aperti, le mostre (a Palazzo Reale, “Georges de la Tour: l’Europa della Luce”) e gli spettacoli en plein air (Cortile delle Armi del Castello, Giardino della Triennale, etc.).  In un sorta di momento catartico dopo il lockdown, saranno Lodi e il suo territorio ad ospitare un appuntamento di prestigio organizzato nella serata del 15 luglio da “La Milanesiana” nella Villa Biancardi di Codogno, in collaborazione con il Comune di Milano e la Regione Lombardia: la Lectio illustrata “I tesori di Lodi, Codogno, Casalpusterlengo” con Vittorio Sgarbi. Pura evidenza: le città lombarde sono tornate ad essere “città aperte”. Il più grande dispetto? Dedicare loro solo scampoli di tempo.  

GRADELLA

Il borgo sublime Tanto minuscola da essere considerata una semplice frazione di Pandino. Ma nella Bassa lombarda, Gradella è uno degli esempi più sublimi di borgo rurale, con i suoi cascinali colore giallo intenso, i cortili tra loro comunicanti e un’attività agricola che continua a ancora oggi a ritmare la vita della gente. Alle porte del paese, c’è la seicentesca Villa Maggi incorniciata da un parco secolare.

 

TREMOSINE

Una vista strepitosa L’affaccio sulla sponda bresciana del Garda e su quella veronese è strepitoso. Si sale su un altopiano e al termine di un suggestivo percorso che si fa largo tra pareti rocciose, c’è Tremosine: nella seicentesca parrocchiale (il campanile è romanico), raffinati arredi lignei di Giacomo Lucchini (XVIII secolo) e un prezioso affresco di Andrea Celesti: l’Incoronazione della Vergine.

 

MORIMONDO

L’abbazia millenaria Storica dipendenza della splendida e quasi millenaria abbazia cistercense, Morimondo è una gemma della cultura agricola nella Bassa milanese, a metà strada tra Abbiategrasso e Vigevano. Di rilievo, all’interno della chiesa abbaziale di Santa Maria, le tre spoglie navate con volte a crociera, l’acquasantiera trecentesca e l’affresco strappato di Bernardini Luini alla parete.

 

SABBIONETA

La città ideale Strano definire come “città ideale” e perla del Rinascimento una località che fatica a superare i 5mila abitanti. Ma basta una breve esplorazione dentro la cinta muraria esagonale di Sabbioneta nel Mantovano per rendersi conto di quanto sia sorprendente questa polis amata da Vespasiano Gonzaga (1531-1591), principe di un ramo cadetto che aveva fatto di questo borgo rurale a due passi dal Po la capitale illuminata di un piccolo Stato a sua somiglianza. Razionale, utopica, funzionale.  E imperdibile: un reticolo di strade incentrato sugli assi portanti del decumano e del cardo romani, due piazze su si affacciano il Palazzo Ducale e il Palazzo della Ragione, lo spazio delle delizie, ovvero Palazzo Giardino e un sorprendente “teatro stabile” prototipo in Europa.

 

GROMO

Fotogenica per natura Alta bergamasca, Valseriana che più fotogenica di così non si può e una località, Gromo, che da solo giustifica il viaggio, come rivela la sua presenza tra i borghi Bandiera Arancione del Touring Club: il nucleo medievale ben conservato, piazza Dante, le case in blocchi di pietra aperte da logge e balconate, il quattrocentesco Palazzo Comunale e il Castello Ginami con la gigantesca figura di San Cristoforo col Bambino sulla facciata.