Mercoledì 24 Aprile 2024

Liguria, uve e vitigni in terrazza

Settemila chilometri di muretti a secco, vera ingegneria rurale dal 1997 patrimonio Unesco, hanno consentito nei secoli il diffondersi della viticoltura favorita nel suo sviluppo da un clima ideale

Liguria, uve e vitigni  in terrazza

Liguria, uve e vitigni in terrazza

La Liguria ha una conformazione a mezzaluna suddivisa tra la Riviera di Ponente ad ovest e la Riviera di Levante ad est. Dal punto di vista geologico la riviera di Levante appartiene alla catena appenninica. L’orografia è particolarmente accentuata con quote altimetriche importanti, nel volgere di poche centinaia di metri. I terreni delle Cinque Terre, sono rappresentati da substrati rocciosi costituite da rocce sedimentarie, che hanno dato origine a terreni calcareo-argilloso-siliceo nel promontorio del Mesco nel comune di Monterosso per poi passare verso Vernazza e Corniglia a massi erratici di arenaria. A Manarola e Riomaggiore si incontrano cave di arenaria in massi ancora più disgregati. Il paesaggio è dirupato e scosceso, con coste a picco sul mare e la viticoltura è caratterizzata da pendii rocciosi e con pochi ripiani naturali ed piccoli vigneti sono terrazzati sorretti da muri a secco. L’alto reddito che garantiva la produzione dell’uva associato alla scarsità di terre coltivabile, aveva indotto gli abitanti, fin dal Medievo a intervenire pesantemente sull’ambiente naturale per ridurre la pendenza delle pendici attraverso la creazione di strisce di terra coltivabile che si chiamano ciàn, sostenute da muretti a secco la cui lunghezza complessiva supera i 7mila chilometri ed è pari alla Grande Muraglia cinese, opera di grande ingegnerìa rurale. Dal 1997 sono patrimonio mondiale dell’Unesco.

Il clima è molto favorevole alla coltivazione della vite perché il territorio è riparato dai venti freddi del Nord e temperato dalla vicinanza del mare. Macaia è una parola della lingua ligure, che indica una particolare condizione meteorologica che si verifica in Liguria quando l’umidità dell’acqua del mare viene trasportata da venti meridionali, spesso scirocco o libeccio e va a sbattere contro l’Appennino ligure: il cielo rimane coperto e con un tasso di umidità elevato con piogge molto violente. La riviera di Levante è caratterizzata dalla zona a DOC Cinque Terre. L’areale di coltivazione è sistemato a terrazze di piccole dimensioni a picco sul mare , fino ad un’altitudine di 600 metri con esposizioni da est a ovest. Le terrazze sono sostenute da una sequenza ininterrotta di muretti di pietra a secco con viti allevate a pergoletta bassa,per proteggere la vegetazione dai danni della salsedine. Il lavoro è attualmente facilitato grazie all’utilizzo di funicolari e monorotaie che consentono il trasporto dell’uva ove le pendenze sono significative. La zona di Monterosso ha terreni più compatti e qui si producono vini più alcolici rispetto a Riomaggiore, dove i terreni sono più sciolti e leggeri.

La storia della viticoltura delle Cinque Terre affonda le sue radici nel medioevo ed ha il suo momento di grande notorietà durante la Piccola Glaciazione con la produzione di un vino, la vernaccia, che prende nome dal porto di Vernazza, dal quale partivano le navi dirette verso i mercati del nord Europa. La produzione delle Vernacce, controllata dalla Repubblica di Genova, si contrapponeva a quella delle Malvasie, vino simbolo della Repubblica di Venezia. Nel 1488 la Repubblica di Genova per proteggere le produzioni pregiate ma costose dei vini delle Cinque Terre introduce la cosiddetta “gabella della pinta”, una tassa sulle importazione di vini forestieri. La fama di questo vino è tale che diviene un modello emulato in molti territori viticoli a occidente della Liguria e della Sardegna. Anche le Vernacce medievali che si producevano in Toscana si rifacevano allo stile ossidativo delle Vernacce delle Cinque Terre ed erano per questa caratteristica atte a lunghi trasporti via mare.

 

I VITIGNI A CONFRONTO

 

Vermentino (o Pigato o Rollo)

Il vitigno predilige luoghi ben soleggiati, di collina con terreni asciutti specie quelli in vicinanza del mare dove dà le migliori produzioni. La produzione è buona e costante, potatura corta in zone collinari. Tipico vitigno delle zone litoranee dove altri vitigni sarebbero danneggiati dai venti salmastri e dalla prolungata siccità. Sensibile alle gelate ed alle brinate, a causa del germogliamento precoce nella 
stagione. Entra nella DOC Cinque Terre.

Rossese bianco

Il vitigno è originario della Liguria orientale; dove era citato già dal 1825 per l’ottimo vino che si produceva nelle Cinque Terre. Il nome probabilmente deriva dal colore della sua bacca, dal colore bianco con riflessi rosei o da Monterosso (SP) dove era maggiormente diffuso. Dal 1900 il vitigno è andato scomparendo a causa delle malattie da virus che ne avevano ridotto la produttività. Oggi si trova nella zona dell’Albese e nella zona del Levante Ligure.

Bosco

Il nome deriverebbe dal fatto che sarebbe stato importato nelle Cinque Terre, attraverso tralci prelevati nel bosco della Villa dei Marchesi Durazzo a Genova, da ciò, il nome Uva Bosco. Si adatta a terreni collinari non particolarmente favorevoli e in particolare asciutti. L’uva è adatta all’appassimento sui graticci per la produzione di vini passiti, usato assieme all’Albarola, Vermentino e Bianchetta. Entra nella DOC Cinque Terre, e Cinque Terre Schiacchetrà.

Albarola

L’Albarola è un antico vitigno originario di una vasta zona che va dalla Riviera di Levante fino al Sarzanese, molto vicino geneticamente alla Bianchetta genovese. Si adatta a zone fresche, ben esposte e arieggiate; la produzione è buona e regolare. L’uva è particolarmente adatta all’appassimento sui graticci per la produzione di vini passiti quale lo Sciacchetrà utilizzato assieme ad altre varietà quali Vermentino e Bosco. Entra nella DO Cinque Terre, e Cinque Terre Schiacchetrà.

 

Un consiglio: Lo Sciacchetrà è un passito morbido  che si accompagna con dolci e formaggi