Tivoli, la Grotta di Diana a Villa d’Este riapre dopo mezzo secolo di oblio

Al termine di un restauro durato due anni, dal 6 maggio questo straordinario ambiente cinquecentesco ricco di nicchie, decorazioni e intarsi sarà nuovamente fruibile al pubblico grazie a Fendi: “Atto d'amore nel centenario della Maison”

di LAURA DE BENEDETTI
19 aprile 2025
Una veduta della splendida Grotta di Diana, risalente al 1572: completamente restaurata, sarà fruibile al pubblico dal 6 maggio 2025

Una veduta della splendida Grotta di Diana, risalente al 1572: completamente restaurata, sarà fruibile al pubblico dal 6 maggio 2025

La cinquecentesca Grotta di Diana, piccolo gioiello affrescato e intarsiato a Tivoli, nei pressi di Roma, dopo mezzo secolo e due anni di restauro torna fruibile al pubblico, grazie all'azione di mecenatismo di Fendi e al profondo impegno dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este - VILLÆ di Tivoli nella valorizzazione del proprio patrimonio.

Il bene architettonico, dopo la chiusura avvenuta probabilmente negli anni Ottanta del Novecento, torna ad essere parte viva all’interno di Villa d’Este, dopo un attento percorso di ricerca, restauro e valorizzazione iniziato nel 2023: dal 6 maggio 2025 sarà restituito alla fruizione pubblica.

La Grotta di Diana a Villa d’Este, Tivoli

La Grotta di Diana è collocata nella parte alta del giardino di Villa d’Este, sotto la Loggia dei Venti, e l’accesso principale è posizionato lungo la Passeggiata del Cardinale. L’ambiente a croce è articolato in uno spazio centrale con volta a crociera e grandi cariatidi canefore, un’ampia nicchia con scogliera e fontana, e tre bracci: il primo, con funzione di atrio, due nicchie a parete e volta a botte; il secondo, a sinistra, mostra due bassorilievi e, nel fondo, una nicchia con scogliera e fontana; il terzo, a destra con volta a botte, presenta due grandi bassorilievi ai lati e nel fondo un’apertura che conduce a una loggia aperta verso Roma. Dalla loggia, una scala a doppio ferro di cavallo porta sopra alla Loggia dei Venti e a una piccola terrazza da cui si gode un’ampia vista: dal Soratte ai monti intorno a Tivoli, fino ai Castelli Romani; mentre la Città eterna è fulcro e baricentro di questo raro panorama.

Grotta di Diana, il ciclo decorativo

Anche il soffitto è tutto decorato e intarsiato nella cinquecentesca Grotta di Diana a Tivoli
Anche il soffitto è tutto decorato e intarsiato nella cinquecentesca Grotta di Diana a Tivoli

Realizzata tra il 1570 e il 1572 da un’ampia equipe di maestranze e collocata a ridosso del Palazzo di Ippolito d’Este, la Grotta di Diana torna ad essere parte viva all’interno di Villa d’este, a Tivoli.

Il ciclo decorativo della Grotta presenta un ricco apparato, formato da un enorme mosaico rustico policromo e polimaterico con conchiglie, paste vitree, pietre semipreziose, frammenti lapidei e tartari, su tutta la superficie dell’ambiente. Un gran numero di materiali fusi tra loro fa risaltare la resa luministica, permettendo variazioni di tono che contribuiscono a dare profondità e movimento alle superfici, come ad esempio alle onde delle scene marine sul soffitto. L’insieme è reso ancor più ricco dalle due diverse pavimentazioni: la prima, in terracotta invetriata, con mattonelle esagonali con file alternate di aquile, pomi e gigli estensi, unite a formelle più piccole con varie raffigurazioni; la seconda, nella loggia formata da elementi quadrati in cotto beige e marrone. La ricchezza dei materiali segue la complessità del ciclo decorativo: sulle volte scene marine, mentre sulle pareti e sugli ovali, i soggetti derivavano soprattutto dalle Metamorfosi di Ovidio.

Le quattro cariatidi canefore ancora in situ – originariamente erano sei, ma due sono andate perse – portano sul capo un cesto pieno di frutti dorati e al centro della volta un’aquila bianca, simbolo della famiglia d’Este. In origine il ninfeo era caratterizzato da quattro sculture antiche: due amazzoni nelle nicchie di ingresso, Minerva nella fontana rustica minore, Diana nella fontana rustica maggiore. In tutto le scene figurate sono undici: di queste, una è andata perduta e rimane allo stato preparatorio, un’altra è in fase di individuazione. Le nove rimaste, perfettamente leggibili, sono legate al poema ovidiano, che svolgeva un ruolo centrale, non solo come fonte poetica, ma anche iconografica.

Il recupero: conservazione e fruizione

Il ninfeo della Grotta di Diana, nei giardini di Villa d'Este, riapre al pubblico dopo mezzo secolo grazie al mecenatismo di Fendi
Il ninfeo della Grotta di Diana, nei giardini di Villa d'Este, riapre al pubblico dopo mezzo secolo grazie al mecenatismo di Fendi

Gli interventi passati stratificatisi nel tempo hanno lasciato un’impronta significativa sul ninfeo, influenzando non solo la sua conservazione, ma anche la lettura della sua estetica originaria. Le analisi diagnostiche preliminari, condotte su campioni e attraverso un esame autoptico delle superfici, hanno confermato il precario stato di conservazione: i materiali risultavano gravemente compromessi; le sculture a tutto tondo mostravano lacune con gli strati sottostanti di malta e gli elementi metallici di supporto ossidati; i materiali decorativi, delicati e vulnerabili, risultavano esposti a rapido deterioramento per le condizioni ambientali; i mosaici e le tessere vitree palesavano segni di degrado; la pavimentazione in ceramica appariva in un discreto stato di conservazione, nonostante fosse stata soggetta a calpestio continuo fino alla chiusura, avvenuta probabilmente negli anni Ottanta del Novecento. Nel corso degli ultimi due anni, a partire dall’autunno del 2023, gli interventi conservativi sono stati pensati per recuperare tutti gli elementi peculiari della Grotta, non limitandosi alla salvaguardia degli apparati decorativi interni, ma trattando ogni aspetto del ninfeo, comprese le strutture architettoniche che svolgono da sostruzione ai prospetti esterni, esposti all’incessante azione degli agenti atmosferici.

Oltre alla conservazione, il restauro ha avuto come obiettivo la valorizzazione, restituendo la Grotta pienamente alla fruizione. Inoltre, una delle operazioni più significative ha riguardato l’installazione di una vetrata nella loggia affacciata su Roma, una soluzione pensata per proteggere la Grotta dal vento, che nel corso dei secoli ha contribuito all’erosione dei materiali più delicati. Infine, l’illuminazione è stata pensata non come mero intervento tecnico, ma come elemento di riscoperta capace di restituire il fascino dello scorrere del tempo, sottolineando la natura intrinseca della Grotta come spazio di meraviglia e contemplazione, dove il passato e il presente si incontrano in un dialogo di forme, ombre e riflessi.

“Condivisione di bellezza”

Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto di Villa Adriana e Villa d’Este, sottolinea come quest’ultimo intervento si proponga “di esplorare e decodificare le infinite suggestioni di Villa d’Este, mettendo in luce come questo luogo continui a emanare la sua magnificente bellezza, rivelando a tratti il sofisticato progetto culturale che ne fu alla base. Con questa azione cerchiamo di contrastare la perdita e l’oblio che spesso contraddistingue il nostro patrimonio e il recupero della Grotta di Diana fa sì che tale ricchezza torni disponibile alla collettività. In fondo la storia dell’arte è anche processo cognitivo che si nutre di queste ‘riemersioni’, riconfigurando presente e passato per le generazioni future. D’altronde il nucleo di una dimensione esteticamente totalizzante risponde a una necessità di disvelamento del valore dell’opera, trascolorando dalla fruizione privata alla valenza pubblica, da un piacere individuale o per pochi, a un atto concreto di generosità, volto a una condivisione di bellezza grazie al sentito supporto di Fendi”.

"Un atto d’amore nel nostro centenario”

Grotta di Diana, particolare con due cariatidi canefore poste a destra del grande ninfeo
Grotta di Diana, particolare con due cariatidi canefore poste a destra del grande ninfeo

“Il restauro della Grotta di Diana a Villa d'Este è per Fendi un atto d'amore, il più recente di un percorso secolare di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, che culmina quest’anno con la celebrazione del nostro centenario – afferma Silvia Venturini Fendi direttrice artistica Accessori e Collezioni Uomo del brand Fendi -. Profondamente radicata a Roma, dove dal 1925 risiedono le fondamenta e il cuore creativo della nostra Maison, quest'opera rappresenta per noi un ulteriore investimento sul futuro che parte dalla memoria del passato: un impegno volto a preservare la bellezza e la storia del nostro paese, consegnando questo prezioso monumento alle generazioni a venire”.

La Maison Fendi, dal 1925 ad oggi

La Maison Fendi fu fondata da Adele e Edoardo Fendi a Roma nel 1925. A seguire fu aperta una piccola boutique di pelletteria con laboratorio di pellicceria. Riscuotendo ben presto successo a livello internazionale, Fendi si afferma come brand rinomato per la sua eleganza, artigianalità, innovazione e stile. Chiamato dalle leggendarie cinque sorelle Fendi, nel 1965 inizia la collaborazione con Karl Lagerfeld, durata 54 anni. Nel 1992 Silvia Venturini Fendi lo affianca nella Direzione Artistica; nel 1994, le viene affidata la direzione degli Accessori ed in seguito della Collezione Uomo. Nel 2000 il Gruppo LVMH acquista delle quote di Fendi, diventandone azionista di maggioranza nel 2001. Nominato nel 2020, Kim Jones ha ricoperto il ruolo di Direttore Artistico delle Collezioni Couture e Donna fino al 2024. Dal 2020, Delfina Delettrez Fendi, quarta generazione della famiglia Fendi, è Direttore Artistico Gioielli. Oggi Fendi è sinonimo di qualità, tradizione, sperimentazione e creatività.