Martedì 16 Aprile 2024

I vini delle Marche

In questa regione dove i vigneti fino all’altro ieri si lavoravano con la vanga si cerca ancora con ostinazione di non piegarsi all’omologazione.

ll vino della festa nelle Marche è contadino, perché lo spirito rurale soffia ancora su questa regione dove fino all’altro ieri si lavorava la vigna con la vanga. Gran vini, finezza rurale. Simone Capecci, contrada Santa Maria in Carro (Ascoli Piceno): la terra è bianca, il calanco profondo, l’aria gira nei campi, il Mvria Offida Doc Pecorino 2016 (50 euro) Cappello sommerso alla vista si annuncia come un fiume giallo. L’odore è già sapido di mineralità arenaria e i profumi hanno la scorza del cedro e nespola, note che ritroviamo anche all’assaggio assieme a striature balsamiche di lavanda selvatica di roccia, fieno e foglia di fico.

All’Officina del Sole, in contrada Montemilone (Fermo), le nebbie si diradano lasciando uno spettacolo giallo e rosso di foglie d vigna. Qui il vino della festa è sull’aia e si chiama Tignium Marche rosso Igt (Syrah Montepulciano, 40 euro): ha tono rosso purpureo intenso impenetrabile e riflessi violacei, come di viola e rosa rossa passita caduta a terra sono i profumi che ammantano la mora nera gonfia di umori estivi. Vino cupo, profondo, bucolico. 

La conca di Borgo Paglianetto in località Pagliano a Matelica (Macerata) in antichità era un mare e le vigne schiumano freschezza al pari del Verdicchio Terrevignata Doc 2019 (9.50 euro): profumi di tiglio, gelsomino e fiore di pero, quindi essenze agrumate, erba cedrina e una mineralità marina con finale ammandorlato, un sorso lungo e pulito di profonda verità.

E siamo allo spumante senza il quale non è festa davvero. A Jesi la cantina Montecappone produce un Verdicchio Extra Brut metodo classico (22 euro) di straordinaria finezza, con presa di schiuma fine e avvolgente, cremosa, e note che vanno dalla crosta di pane ai fiori di tiglio e ginestra gialla, son sapidità iodata. L’assaggio è ampio, di mineralità salmastra e gioca tra frutti e fiori gialli, dalla ginestra alla pesca, fino al prugnolo. E’ fragrante, ha spumeggio sapido salmastro e armoniosa acidità, con esito di mallo di noce che ci lascia grande freschezza.

La festa delle Marche è contadina, dunque e sta anche nei vigneti fioriti di rose, curati come bambini dalla cantina Guerrieri di Piagge (Pesaro-Urbino). Il «Guerriero del mare» (22 euro) Marche bianche Igt 2017 è lo specchio della luna che sta nel cielo e penzola sulla campagna indorando un calice di ampiezza minerale che va ascoltato nella quiete. Da «Vini veri, viaggio nei sensi, sulle orme di Mario Soldati»: «...un mare di luna in cui nuotare sondando all’olfatto profondità minerale tra riflessi di mughetto e foglia di the, zagara con filamenti mielati, pesca e rosa gialla. Un tuffo in una roccia ocra liquefatta colpita da un meteorite agrumato che l’ha ridotto ad acqua di litchi e frutto della passione, maracuja, con virata balsamica di anice verde e limone mediterraneo». A ricordarci il mare, là in fondo alla valle.