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Gorgonzola l’occasione è ghiotta

di PAOLO GALLIANI -
24 novembre 2021
Blue cheese dorblu, gorgonzola, roquefort with walnuts on wooden background. banner, menu, recipe place for text

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Ha sempre bucato lo schermo e l’immaginario collettivo, con quel nome rassicurante e il suo aspetto cremoso e godurioso che l’ha reso indubbiamente uno dei “mood food” più popolari e gettonati, insomma uno degli alimenti che sanno offrire un sano nutrimento ma anche migliorare lo stato d’animo, l’umore e perfino il benessere psicologico di chi lo consuma. E se questo conta, comprensibile che il gorgonzola si stia guadagnando visibilità ad Expo 2020 Dubai, eccellenza nazionale del Belpaese ma anche espressione di una regione – il Piemonte – che contribuisce con il 70,9% della produzione totale, imponendosi di fatto come la terra eletta di questo mitico formaggio molle a pasta cruda e del Consorzio che lo tutela, voce e interprete di 39 aziende associate, in larga parte operative tra Novara, Vercelli, Biella, Cuneo, Alessandria e Verbano-Cusio-Ossola. All’Esposizione Universale, proprio il Consorzio è stato invitato a rappresentare il territorio compreso tra Ticino e confine francese insieme ad altre eccellenze piemontesi, su esplicita richiesta del presidente della Regione Alberto Cirio. E l’occasione è ghiotta per fotografare il successo della prima Dop casearia della regione che contribuisce, più di altre, al successo di un prodotto caseario da oltre 5 milioni di forme l’anno e in grado di generare un giro d’affari da 800 milioni di euro. Certo, in una passerella globale come quella di Expo 2022, sono tante le star dell’agroalimentare a piazzarsi sotto i riflettori e a starci. Ma non tutte aggiungono alla forza del prodotto una simpatia comunicativa che non è spiegabile con il solo linguaggio del marketing. È un’evidenza: pochi altri formaggi hanno la capacità di avere il retrovisore perennemente puntato sulla tradizione e, allo stesso tempo, di sfoderare un appeal sexy e anche un po’ peccaminoso che fa presa sui giovani gourmet. Lo dimostra proprio l’interesse che il Consorzio e il suo presidente Antonio Auricchio hanno ribadito anche di recente, lanciando una campagna internazionale in 11 lingue per intercettare oltre 150 milioni di potenziali di consumatori nel mondo, in particolare i “navigatori digitali” dei Paesi strategici attraverso ricette, articoli e newsletter, il coinvolgimento di noti influencer e l’apertura di inediti canali social su Facebook e Instagram. Facile considerazione e sipario naturale: affondare il cucchiaio o anche l’indice in una forma di gorgonzola è diventato un gesto quasi liberatorio e catartico. Con tanto di messaggio sottinteso per la platea universale di Dubai: un formaggio simile forse non basterà a rendere il mondo meno stressato e più felice, ma lo farà almeno sorridere.    
L’ECCELLENZA

Cioccolato, quel dolce peccare

È la metafora del dolce peccare, il lato erotico dell’alimentazione, una di quelle cose per cui gli uomini e ancora di più le donne sono disposti a smaniare. E che il Piemonte sia la terra eletta di tanta goduria lo dicono la tradizione, i numeri ma anche il savoir faire dei tanti maestri che da Torino e dalle città vicine hanno seminato il culto del cioccolato ovunque, riuscendo a stupire perfino i francesi che in materia - si sa – hanno grande competenza. L’istinto? Va subito alla celebre “pasta Gianduia”, connubio riuscitissimo tra il cacao e la nocciola delle Langhe. E se la capitale sabauda conserva ancora oggi locali mitici dove apprezzare gianduiotti, cremini e praline, non mancano le sorprese tra Langhe, Roero e Monferrato. A cominciare dai Baci di Cherasco, dalle forme irregolari e realizzati con cioccolato fondente. Senza dimenticare il Bonet, budino a base di cioccolato e amaretto cotto a bagnomaria in forno; e l’Albese al Barolo, impasto di nocciole e Barolo tra cui s’inserisce una crema al cioccolato.    
IL NETTARE

Barolo. Il vino dei re il re dei vini

Universale per vocazione. Per merito. E per il giudizio condiviso di un mondo – quello dei wine lovers – che ha sempre avuto una passione sfacciata per “Il re dei vini, il vino dei re”, come, in passato, amavano definirlo i grandi d’Europa. Destino invidiabile, quello del Barolo, rosso prodotto da uve Nebbiolo in 11 Comuni della Langa omonima e amatissimo all’estero, fetta di mercato che da sola incide per l’80,5% delle vendite. Un vero prodotto identitario del Piemonte, peraltro in ottima salute, se è vero che nei primi 10 mesi del 2021 l’imbottigliamento ha fatto registrare un ragguardevole +15,2% rispetto all’analogo periodo 2020. Ed è illuminante la recente iniziativa di beneficienza “Barolo en primeur” promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Consorzio di Tutela di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani nel Castello di Grinzane Cavour per la vendita di 14 barrique di Barolo Gustava 2020 a sostegno di altrettanti progetti solidali. In un amen, sono stati raccolti 600mila euro. Vino di successo, il Barolo ispira empatia. E generosità.